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"Un futuro per l'informazione", flashmob del Sindacato dei giornalisti: «Dignità e tutela del lavoro»

"Un futuro per l'informazione", flashmob del Sindacato dei giornalisti: «Dignità e tutela del lavoro»

A Napoli il Sindacato Unitario Giornalisti della Campania ha organizzato un flash mob davanti alla Prefettura di Napoli in piazza del Plebiscito, convocato anche il Consiglio direttivo. Dignità del lavoro, tutela degli enti della categoria, per dare ai cittadini un'informazione completa e puntuale. 

Dopo la manifestazione di Roma, nuove iniziative nelle regioni con l’obiettivo di sensibilizzare il governo affinché riconosca il ruolo di chi ogni giorno informa i cittadini, anche con provvedimenti concreti a tutela della dignità, dei diritti e delle tutele degli operatori del settore. Dopo i flash mob i giornalisti consegneranno ai prefetti un documento unitario. Diretta sulla pagina Facebook della Fnsi a partire dalle 11.

Per la dignità del lavoro, per la tutela degli enti della categoria, per la difesa della previdenza dei giornalisti del loro Istituto, l’Inpgi, per il diritto dei cittadini a ricevere una informazione completa e plurale.

Dopo la manifestazione di Roma, lo scorso 20 maggio, i giornalisti italiani tornano a mobilitarsi nei capoluoghi di regione con presidi e flash mob e con la consegna ai prefetti del documento con le rivendicazioni per il futuro dell’informazione nel nostro Paese.

Il settore da oltre un decennio sta soffrendo difficoltà strutturali solo in parte dovute alla trasformazione del modello produttivo: tra il 2013 e il 2020 sono andati perduti oltre 3 mila posti di lavoro, pari a quasi il 17% del totale. Un’emorragia occupazionale che non ha eguali. E se non bastassero il ricatto occupazionale e lo sfruttamento lavorativo, i cronisti sono limitati nel loro mestiere anche dalla minaccia delle querele bavaglio e del carcere per il reato di diffamazione.

Il documento presentato:

Cosa può fare il Parlamento per tutelare l'informazione: il rilancio dell’occupazione in primis: occorrono incentivi a carico del sistema generale per favorire le assunzioni; modifica dell’attuale normativa sui prepensionamenti: bisogna prevedere l’obbligo di un’assunzione di un giovane giornalista o la stabilizzazione di un collaboratore di lungo corso per ogni uscita anticipata; riforma della legge di sistema dell’editoria; legge sull’equo compenso 233/ 2012, che non è mai stata attuata.

È necessario rideterminare una soglia minima dignitosa di pagamento in un mercato del lavoro che oggi, invece, vede articoli pagati sette, cinque o addirittura un euro; - abolizione del cococo, il collaboratore coordinato e continuativo, che è una figura impiegata in maniera massiccia nel settore editoriale e maschera lo sfruttamento selvaggio di quelli che sono ormai i “braccianti” o “rider” dell’informazione, giornalisti che svolgono lo stesso lavoro dei dipendenti ma senza tutele.

La norma era stata inserita nel Milleproroghe del 2019 e affossata all’ultimo miglio; riforma della Rai: si invoca il varo di una legge che sottragga la governance ai governi in carica, restituendo all’azienda il ruolo di servizio pubblico che sta alla base della sua attività; riforma del sistema delle provvidenze pubbliche: cooperative, minoranze, emittenza radio tv locale. Non servono più i contributi a pioggia, vanno premiate solo le aziende che fanno buona informazione e danno occupazione regolare; querele bavaglio, diventate ormai una vera emergenza democratica: se si vuole impedire a un giornalista di fare il proprio mestiere basta fargli pervenire una richiesta di risarcimento milionario.

La proposta di legge - in un unico articolo - è ferma in Senato; norma per l’abolizione del carcere per i cronisti. Anche questa la proposta di legge giace in Senato: nel giugno del 2020 l’allora presidente della Corte Costituzionale, Marta Cartabia, ora ministra della Giustizia, ha firmato un’ordinanza che dava un anno di tempo al Parlamento per intervenire sulla pena detentiva: manca un mese e nulla ancora è stato fatto.

 

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