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«Green Pass, nuova mazzata»

«Green Pass, nuova mazzata»

Gli operatori della ristorazione: «Nei nostri locali la gente non si infetta»

NAPOLI. Ristoratori in rivolta contro l’obbligo di Green Pass al chiuso a partire da venerdì. Antonino Della Notte, presidente dell’Aicast e imprenditore della ristorazione, è quanto mai chiaro: «Sarà imposto il Green Pass ai clienti che vorranno sedersi nelle sale interne dei locali, che in alternativa dovranno esibire la certificazione di un tampone molecolare o antigenico fatto nelle 72 ore precedenti o quella di avvenuta guarigione. Sono assolutamente a favore delle vaccinazioni, però sono anche rispettoso di quelli che non vogliono vaccinarsi perché non la pensano come me. L’importate è che ci sia comprensione reciproca». Poi spiega:  «Di certo è di nuovo una mazzata per quel che concerne i pubblici esercizi che già hanno dovuto subire fino a questo momento. Era il caso forse di studiare meglio il Green Pass e tenere in considerazione altri comparti come la grande distribuzione, i centri commerciali e i trasporti. Si vedono treni, aliscafi, aeroporti affollati di gente senza controllo. Il problema resta quello di applicare determinate norme che non penalizzino ulteriormente gli esercizi. Già abbiamo dato e con gli interessi. È palese che non è nei ristoranti che la gente si infetta. Il virus prolifera dove mancano i controlli. Da venerdì iniziamo, non è chiaro se saremo deputati noi ai controlli o basterà un’autocertificazione con la quale il cliente prenderà le proprie responsabilità». Di «ennesima sconfitta per la ristorazione» parla Ciro Vitiello della storica trattoria Nennella. «Ho posti all’aperto, per cui da venerdì terrò a disposizione solo questi. E dire che ci siamo vaccinati in tanti. Ma ora ci si inventa questa ennesima cosa che rappresenterà un duro colpo per gli operatori del nostro settore» sottolinea. Per Paolo Surace della pizzeria Mattozzi «siamo di fronte all’ennesima sciocchezza, si crea soltanto un altro problema per noi. Prima dovevamo registrare le presenze, adesso dovremo fare gli sceriffi dovendo trovare anche uno scanner per registrare i Green Pass. Di fatto è l’ennesima penalizzazione per i pubblici esercizi perché chi ha spazi interni non potrà lavorare o sarà fortemente limitato. E temo che, come un classico italiano, fatta la legge trovato l’inganno perché prolifereranno le certificazioni verdi false». Antonio Sergio, titolare del Gambrinus con il fratello, è più conciliante: «Ci adegueremo, anche perché diversamente non possiamo fare, sperando che sia l’ultima incombenza. Ci siamo organizzati con informative per i clienti e metteremo una persona fissa che chiederà il Green Pass. Chi ne è sprovvisto sarà invitati a sedersi ai tavoli esterni»

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