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«Pass e controlli, così non va»

«Pass e controlli, così non va»

I locali: 2 ore per un accertamento. Confesercenti: perso il 15% del fatturato.E In Campania la metà di ristoranti e pizzerie senza spazi all’aperto. Schiavo: verifiche al 70% delle attività

NAPOLI. «Abbiamo perso il 15% di fatturato rispetto alla settimana precedente». Eccoli i conti a consuntivo dei primi giorni di applicazione del Green Pass obbligatorio per accedere ai locali al chiuso in Campania. E sono conti decisamente in rosso.

DUE RAGIONI. A farli è la Confesercenti della regione, che non nasconde la sua amarezza. Le ragioni della riduzione del volume di affari sono sostanzialmente due: in Campania ci sono 61mila attività tra bar, ristoranti e pizzerie, ma «solo il 50% di esse ha spazi esterni all’aperto. Sul restante 50% ha pesato l’assenza di certificato in alcune famiglie, che hanno dunque preferito non andare a consumare fuori casa» spiega Confesercenti Campania.

I CONTROLLI. Poi c’è il capitolo controlli. Un’altra nota dolente perché, spiega Vincenzo Schiavo (nella foto), che della Confesercenti Campania è presidente, «il forte rallentamento della economia della nostra regione è dovuto ai controlli a tappeto subiti dalle nostre attività. Il 70% di esse, due su tre, hanno subito le verifiche. Speravamo che anche in Italia ci fosse, come un Francia, una certa tolleranza. E invece nelle prime 48 ore di applicazione del Green pass obbligatorio un esercito di controllori dello Stato, travigili, finanza e polizia, si è riversato nelle nostre attività», lamenta Schiavo.

«PIGNOLI E INOPPORTUNI». Tuttavia, il numero uno di Confesercenti spiega che la sua associazione e gli esercenti sono «da sempre per il rispetto delle regole e rappresentiamo con orgoglio le imprese che sono in regola», ma secondo Schiavo i controlli «sono stati severi, pignoli e soprattutto inopportuni. Pur se svolti con grande cordialità e professionalità, i controlli non si sono limitati al possesso del Green Pass ma si sono allargati all’intera documentazione dell’attività». «CONTROLLI DI DUE ORE». Insomma, per Schiavo si è trattato di «un eccesso e una perdita di tempo di oltre 2 ore che frena una economia che è già malata. In questo modo significa ostacolare le nostre attività, impedire il recupero dell’esposizione debitoria accumulata a causa della pandemia». In ogni caso «non è certo responsabilità delle forze dell’ordine, al solito professionali e cordiali. Ci aspettavamo - conclude Schiavoche lo Stato ci fosse vicino in un altro modo: specie al Sud ci sono più azioni da fare per contrastare la delinquenza, il racket e l'usura che mettono in ginocchio le nostre imprese, per esempio. E non fissarsi sui controlli».

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