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04 Aprile 2017 - 12:37
Insussistenza di ogni ipotesi di illecito nella condotta dell'alto ufficiale della Guartdia di Finanza
NAPOLI. Un altro caso di malagiustizia. È definitiva l'archiviazione della vicenda che ha coinvolto il generale della Guardia di Finanza Vito Bardi: sono stati gli stessi pubblici ministeri Vincenzo Piscitelli, Henry Woodcock e Celeste Carrano, che lo hanno indagato, a chiedere ed ottenere dal Gip del Tribunale di Napoli, Tommaso Miranda, di emettere il relativo decreto di archiviazione nei confronti dell'alto ufficiale, all'epoca dei fatti comandante in seconda della Guardia di Finanza. Sia la richiesta formulata dei pubblici ministeri sia il decreto del gip sono motivati dalla insussistenza di ogni ipotesi di illecito nella condotta dell'alto ufficiale e della conseguente infondatezza di elementi idonei a mantenere le ipotesi investigative che erano poste a sostegno di un provvedimento di perquisizione adottato nell'ambito di un'inchiesta che riguardava indagini su altri ufficiali e su alcuni imprenditori indagati per corruzione ed altri reati.
Assistito fin dall'inizio della vicenda dagli avvocati Vincenzo Siniscalchi e Gaetano Balice, il generale Bardi ha dato sempre la sua completa disponibilità agli inquirenti fornendo ogni documentazione a dimostrazione della propria correttezza e chiedendo anche di essere interrogato, invano. I pubblici ministeri non hanno ritenuto di procedere a quest'ultimo atto processuale. Con il trascorrere del tempo, hanno dovuto stralciare la posizione del generale Bardi da quella degli altri indagati, rinviati a giudizio, ed hanno dovuto acquisire memorie e documenti chiarificatori da parte dei difensori e dello stesso generale.
Dopo due anni, è arrivata la richiesta di archiviazione condivisa dal gip del tribunale di Napoli.
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