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20 Aprile 2017 - 13:51
Sentenza storica a Ivrea. Il protagonista è un dipendente 57enne di una grande azienda a italiana che per 15 anni ha utilizzato per lavoro il telefonino senza precauzioni
IVREA. "Per la prima volta al mondo una sentenza di primo grado ha riconosciuto un nesso causale tra l'uso prolungato del cellulare e il tumore al cervello". Così gli avvocati torinesi Renato Ambrosio e Stefano Bertone hanno illustrato la sentenza emessa lo scorso 30 marzo dal giudice tribunale di Ivrea Luca Fadda. Protagonista della vicenda un dipendente 57enne di una grande azienda a italiana che per 15 anni ha utilizzato per lavoro il telefonino senza precauzioni per più di tre ore al giorno al quale è stato diagnosticato nel 2010 un tumore benigno ma invalidante. Il Tribunale ha condannato l'Inail a corrispondere al lavoratore una rendita vitalizia da malattia professionale. Le motivazioni della sentenza di primo grado saranno rese note nei prossimi 50 giorni.
"E' una sentenza straordinariamente importante - commenta l'avvocato Bertone - perché il fatto che si riconosca la causa oncogena insita nei campi elettromagnetici generati dai cellulari è il segno del continuo avanzamento delle conoscenze scientifiche. Il telefono cellulare è un dispositivo tecnologico che emette onde elettromagnetiche ad altissima frequenza e ogni giorno più di 40 milioni di italiani lo utilizzano. Per questo è importante che tutti siano al corrente dei rischi che corrono loro stessi e coloro che hanno intorno. E', dunque, importante riflettere sul problema e adottare le giuste contromisure".
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