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30 Settembre 2021 - 07:00
Boom di richieste per il Tocilizumab, finiscono le scorte fino a dicembre. Roche: aumenteremo produzione
ROMA. Cresce «a un ritmo senza precedenti» la domanda di tocilizumab, anticorpo monoclonale indicato per l’artrite reumatoide e autorizzato a giugno scorso anche per persone ricoverate con Covid grave. Questo ha portato a una carenza che potrebbe durare fino a fine dicembre, ma per i pazienti Covid si allarga il numero di opzioni terapeutiche. L’Agenzia italiana del Farmaco (Aifa), infatti, ha inserito il Sarilumab, insieme con Anakinra e Baricitinib, nell’elenco dei farmaci da utilizzare come alternative. A causa di una «domanda aumentata ad un ritmo senza precedenti», spiega Aifa, si prevede una carenza temporanea nella fornitura di tocilizumab (somministrato endovenosa), che potrebbe protrarsi fino al 21 dicembre 2021. La carenza è dovuta a un «divario tra domanda e offerta» e «non è legata ad alcun problema di sicurezza».
L’azienda produttrice, Roche, «sta lavorando a pieno ritmo per aumentare la capacità produttiva e la fornitura». Intanto Aifa, in una nota sul portale web, fornisce opzioni terapeutiche per mitigare il rischio nei pazienti in cura durante queste previste 14 settimane di carenza. L’interruzione del trattamento, infatti, in chi soffre di artrite reumatoide e artrite idiopatica giovanile potrebbe portare al verificarsi di una recidiva. Si dovrebbe quindi rivalutare l’attuale condizione generale del paziente, il regime di trattamento e "prendere in considerazione trattamenti alternativi disponibili». Mentre per la sindrome da rilascio di citochine (Crs) indotta da cellule Car-T, «poiché solo tocilizumab è stato approvato per questa patologia, l’azienda si impegna a garantirne la fornitura». Tocilizumab in formulazione endovenosa «è impiegato anche per il trattamento dei pazienti adulti ospedalizzati con Covid19 grave o con livelli elevati degli indici di infiammazione sistemica». Per questi casi, le alternative sono tre e sono arrivate il 28 settembre, con la decisione del Cda di Aifa di rendere disponibili e rimborsabili anche anakinra, baricitinib e sarilumab, immunomodulanti, già autorizzati per altre indicazioni. I tre farmaci, afferma l’Aifa, «si aggiungono al tocilizumab nel trattamento di ospedalizzati con Covid-19 con polmonite ingravescente sottoposti a ossigenoterapia».
Tale decisione consente di evitare che l’eventuale carenza di tocilizumab o di uno di questi tre farmaci possa avere un impatto negativo sulle cure. In particolare, il Sarilumab contro il Covid fu usato per la prima volta in via sperimentale nei primi mesi dalla pandemia dalle equipe dell’Istituto tumori di Napoli Pascale e dai medici degli ospedali Monaldi e Cotugno. La decisione dell’Aifa di inserirlo tra i farmaci per il trattamento del Covid «è un splendido esempio di sinergia nella ricerca», sottolinea il direttore generale del Pascale, Attilio Bianchi, ricordando i risultati dello studio a firma di Paolo Ascierto e di Vincenzo Montesarchio sul “The Journal for Immunotherapy of Cancer”. Non si registrano invece carenze per gli anticorpi monoclonali utilizzati nelle fasi iniziali dell’infezione da Sars-Cov-2. I pazienti appartenenti a particolari categorie di rischio ma con sintomi ancora non gravi che li hanno ricevuti, secondo i registri di monitoraggio Aifa, sono ormai oltre 10.000 in Itala
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