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Chirurghi a Draghi: non si muore di solo Covid, rilanciare gli ospedali

Chirurghi a Draghi: non si muore di solo Covid, rilanciare gli ospedali

"Con un'unica voce malati e medici chirurghi vi chiedono di ascoltare le richieste di chi soffre e di chi opera per rilanciare l'ospedale come centro di cura", perché "non si muore di solo Covid". Lo scrivono Diego Foschi, presidente del Collegio italiano dei chirurghi (Cic), e i colleghi del direttivo Cic in una lettera aperta rivolta al presidente del Consiglio Mario Draghi. Non solo il territorio, ma anche "il sistema ospedaliero" e "in particolare la chirurgia - avvertono - è bisognoso di attenzione e cure".

Gli esperti esprimono "grande sconcerto e preoccupazione" per "le disposizioni emesse o in corso di imminente emissione in merito alla riorganizzazione del Servizio sanitario nazionale, prescindendo da quelle indirizzate a contrastare l'attuale pandemia di Covid-19". Se è vero che "le misure adottate e quelle progettate sono focalizzate a potenziare la medicina sul territorio, troppo a lungo trascurata", e "appaiono perciò benemerite nel dare cura alle persone cronicamente malate ai loro domicili o in prossimità", secondo il Cic "le stesse rischiano di essere inadeguate ove si voglia considerare che il sistema delle cure ospedaliere, già gravemente provato, è andato in crisi e oggi non riusciamo a dare una risposta valida a chi si rivolge a noi per una malattia in fase acuta".

"Nei prossimi anni, al netto degli investimenti del Pnrr", il Piano nazionale di ripresa e resilienza, "sulla cronicità e dei consistenti impegni di spesa per la prevenzione e la terapia della patologia Covid-19 - osserva il Collegio chirurghi - lo stanziamento del Fondo sanitario nazionale rispetto al Pil 2019 andrà addirittura a diminuire, creando i presupposti per un ulteriore aggravamento della situazione. Già ora le divisioni chirurgiche italiane non sono in grado di svolgere la normale routine, oncologica e non. Le procedure chirurgiche inevase sono numerosissime e pensiamo - avvertono gli specialisti - che con le nuove direttive i tempi d'attesa aumenteranno e creeranno ulteriori disservizi alla popolazione".

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