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Papa Francesco da Fazio: «Serve accordo Ue sui migranti»

Papa Francesco da Fazio: «Serve accordo Ue sui migranti»

«Non sarei onesto se dicessi che sopporto tanto. Sopporto come sopporta la maggioranza della gente». Papa Francesco, ospite a Che tempo che fa, risponde così alla prima domanda posta da Fabio Fazio. Come riesce ad abbracciare tutti e a sopportare un peso così grande? «Buonasera, grazie per questo incontro. Mi piace molto. La domanda è un po' forzata. Tanta gente sopporta cose brutte, quotidiane. Tanta gente nella propria debolezza sopporta difficoltà familiari, economiche. Padri di famiglia che vedono che il salario non arriva a fine mese. Con la pandemia di troppo... », dice il Pontefice.

«Non sarei onesto se dicessi che sopporto tanto. Io sopporto come tutta la gente sopporta e poi non sono solo. C'è tanta gente che mi aiuta: i vescovi, gli impiegati accanto a me, uomini e donne bravi. Dico la verità, non sono un campione di peso che sopporta le cose. Sopporto come sopporta la maggioranza della gente», aggiunge.

LA GUERRA. «C'è un problema di categorizzazione. Al primo posto in questo momento, mi spiace dirlo, ci sono le guerre. La gente è al secondo posto. Pensiamo ad esempio allo Yemen, da quanto tempo soffre una guerra e da quanto tempo si parla dei bambini dello Yemen. E' un esempio chiaro e non si trova soluzione ad un problema che c'è da anni, 7 se non 10», dice il Santo Padre.

«Nell'immaginario universale, quello che conta è la guerra, la vendita delle armi. Con un anno senza fare armi, si potrebbe dare educazione e cibo gratis a tutto il mondo, ma questo è in secondo piano: si pensa alle guerre, siamo abituati a questo. È duro, ma è la verità. Le guerre producono bambini che muoiono al freddo, ma sono di seconda categoria. Non voglio fare il tragico, ma è la verità. Oggi è più importante la guerra: ideologica, di potere, commerciale», afferma il Papa. La guerra «è un controsenso della creazione. Per questo la guerra è sempre distruzione. Lavorare la terra, creare una famiglia, far crescere la società significa costruire. Fare la guerra è una meccanica di distruzione».

MIGRANTI. Il Santo Padre ha definito più volte il Mediterraneo un grande cimitero. «Quello che si fa con i migranti è criminale. In Libia ci sono lager controllati dai trafficanti. Uso la parola lager. Cosa soffrono nelle mani dei trafficanti coloro che vogliono fuggire... Ci sono filmati, se volete vederli sono nella sezione migranti e rifugiati del dicastero per lo sviluppo umano... Soffrono, poi rischiano per attraversare il Mediterraneo. Alcune volte sono respinti perché qualcuno che ha la responsabilità locale dice “no, qui non vengono". Ci sono queste navi che girano cercando un porto: no, muoiano sul mare. Ogni paese deve dire quanti migranti può accogliere, è un problema di politica interna che va valutato bene. C'è l'Unione Europea», bisogna «mettersi d'accordo, raggiungendo un equilibrio in comunione».

«Ora c'è un'ingiustizia: vengono in Spagna e in Italia, i due paesi più vicini, altrove non li ricevono. Il migrante va sempre accolto, accompagnato, promosso e integrato nella società». Quest'ultimo passaggio «è molto importante». «Poi - prosegue - ci sono paesi che con il calo demografico, penso alla Spagna e all'Italia, hanno bisogno di gente. Un migrante integrato aiuta quel paese. Dobbiamo pensare la politica migratoria in modo intelligente, una politica continentale. È una responsabilità nostra. Il fatto che il Mediterraneo sia il cimitero più grande d'Europa deve farci pensare».

AMBIENTE. «Pensiamo all'Amazzonia, cosa significa la deforestazione, significa morte della biodiversità, uccidere la madre terra, gli indigeni parlando di buon vivere. Poco fa, ho ascoltato una bellissima canzone di Roberto Carlos che dice “Perché il fiume non canta più?, figlio mio perché il fiume non c'è più". Lo abbiamo finito noi. Ci dobbiamo mettere in testa di prendersi in carico la madre terra. I pescatori di San Benedetto del Tronto hanno trovato tonnellate di plastica e l'anno dopo ne hanno trovati il doppio e puliscono il mare perché sentono che è cosa loro. Buttare plastica in mare è criminale, uccide la terra e la biodiversità. Prendersi cura del Creato è una cura che dobbiamo fare».

BULLISMO. «Il problema dell'aggressività sociale è stato studiato bene da psicologi e quindi non ne parlo. Sottolineo solo quanto è cresciuto il numero dei suicidi giovanili. C'è un'aggressività che scoppia, penso al bullismo nelle scuole, è un problema sociale, non di una sola persona. L'aggressività va educata, c'è un'aggressività positiva e una distruttiva. Comincia con una cosa piccola, con la lingua, con il chiacchiericcio. Il chiacchiericcio nelle famiglie, tra le persone, distrugge, distrugge la identità. No al chiacchiericcio, se hai una cosa contro l'altro o te la mangi te o vai da lui e gliela dici in faccia, ci vuole coraggio».

«GUARDARE DALL'ALTO IN BASSO SOLO PER AIUTARE». «Quante volte si guardano gli altri dall'alto in basso per dominarli e sottometterli e non per tenerezza. Penso a quelle impiegate che devono pagare con il proprio corpo la propria stabilità e devono sottomettersi ai padroni. Questo gesto invece è lecito e nobile solo per “alzati sorella, alzati fratello" solo per aiutare. In un altro caso non è lecito mai».

«ESSERE PERDONATO È UN DIRITTO UMANO». «Dio ci ha fatto buoni ma liberi e la libertà è quella capace di fare tanto bene e tanto male. Siamo liberi. Dio ci ha lasciato liberi di fare bene o male. Forse qualcuno si scandalizza, ma la possibilità di essere perdonato è un diritto umano, tutti noi abbiamo diritto a essere perdonati se lo chiediamo. Se hai debiti con la società, arrangiati per pagarlo, ma con il perdono. Il padre aspettava il figlio per il perdono, ma lui non lo sapeva».

«GENITORI STIANO VICINO AI FIGLI». «Ai genitori dico sempre una parola: vicinanza con i figli. Io faccio sempre una domanda: tu giochi con i tuoi figli? A volte sento risposte dolorose: quando esco a lavorare dormono. Giocare con i propri figli e non spaventarsi di cosa dicono o quando un adolescente fa qualche scivolata, stare loro vicino. Ascoltarli, i genitori devono quasi essere complici dei figli, quella complicità che fa sì che padri e figli crescano insieme».

«BAMBINI CHE SOFFRONO? SOFFRIRE CON LORO, NON SI DIALOGA CON IL MALE». «L'odio e la distruzione è nelle mani di un altro, il Signore accompagna sempre e rispetta. Dio è forte e onnipotente nell'amore. Con il male non si parla, dialogare con il male è pericoloso. Anche io mi sono trovato nella condizione di dialogare con il male ed è brutto. Gesù non ha mai dialogato con il male. Questo vale per tutte le tentazioni. E perché ci si chiede perché i bambini soffrono, io trovo una sola strada: soffrire con loro».

LA CHIESA DEL FUTURO. «La Chiesa del futuro la immagino come San Paolo dopo il concilio, poi ho fatto Evangeli Gaudium. Io immagino una chiesa in pellegrinaggio, oggi il male della chiesa più grande è la mondanità spirituale. La chiesa mondana è il peggio dei mali che può accadere, peggio dei Papi libertini. Questa mondanità spirituale dentro la chiesa fa crescere il clericalismo che è una perversione della chiesa perché porta alla rigidità e sotto la rigidità c'è sempre putredine, sempre. La chiesa va avanti con la parola di Dio, senza la carne di Dio non c'è redenzione possibile. Il verbo si è fatto carne e in questo c'è il futuro della chiesa».

MUSICA E TANGO. Nel corso dell'intervista, il Pontefice fa riferimento ad una canzone di Roberto Carlos. Fazio ricorda che recentemente il Papa ha fatto visita ad un negozio di dischi. Che musica ascolta il Santo Padre? «Non sono andato a comprare. Queste persone sono miei amici da tanti anni, hanno risistemato il negozio e io sono andato a benedire il nuovo negozio. Voglio loro bene, siamo amici. Era sera, era buio, mi hanno detto “non c'è nessuno". C'era un giornalista che aspettava un amico per prendere un taxi... Per questo la notizia è usicta... Ascolto musica, mi piacciono i classici, tanto. Anche il tango mi piace tanto». Ha ballato il tango? «Un porteño che non balla il tango non è un porteño», dice riferendosi alla sua origine.

«PAPI PRIMA DI ME SANTI, IO NON ME LA CAVO COSI' BENE». «I papi di prima erano santi, io non me la cavo, non sono tanto santo, per questo ho bisogno dei rapporti umani», e «per questo non sono andato negli appartamenti vaticani» e «l'amicizia mi fa forza, e ne ho bisogno, non ne ho tanti amici, sono pochi, ma sono veri».

«DA PICCOLO VOLEVO FARE IL MACELLAIO». «Da piccolo mi dicono che volevo fare il macellaio. Quando andavo a fare la spesa con mia mamma e con mia nonna, vedevo che tutti pagavano il macellaio. E quando mi chiedevano cosa volessi fare da grande, dicevo: “Il macellaio, perchè ha tanti soldi". Questo - ha aggiunto il Papa - è un po' l'animo genovese che ho ereditato da parte di mia madre. Anche i piemontesi sono un po' attaccati i soldi - ha concluso ironizzando - ma dissimulano». 

«PREGATE PER ME O MANDATEMI BUONI PENSIERI». «Il senso dell'umorismo è una medicina. C'è una preghiera sul senso dell'umorismo e la prego da più di 40 anni. Il senso dell'umorismo ti fa relativizzare le cose e ti fa gioioso, fa tanto bene». «Chiedo di pregare per me perché ho bisogno e chi non prega perché non crede almeno mi mandi buone ondate, ho bisogno della vicinanza della gente. Per congedarmi vi dico: c'era un film di De Sica dove chiedeva di dare 100 lire, ecco io vi chiedo 100 preghiere», ha concluso il Santo Padre. 

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