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10 Aprile 2015 - 12:20
Corruzione e associazione per delinquere: 14 arresti a Cellino San Marco
BRINDISI. Vasta operazione del comando provinciale carabinieri di Brindisi che ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del Tribunale di Brindisi, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di 14 indagati. Si tratta di ex amministratori del comune di Cellino San Marco (Br), imprenditori delle province di Brindisi, Bari e Lecce, e un pregiudicato vicino alla Sacra Corona Unita, ritenuti responsabili dei reati di associazione per delinquere, peculato, corruzione, turbata libertà degli incanti e calunnia. Ad aprile dello scorso anno il consiglio comunale di Cellino San Marco era stato sciolto con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del ministro dell’Interno, per condizionamento mafioso.
Le misure cautelari eseguite oggi sono state emesse in seguito all'indagine denominata "Do ut des", che ha portato alla luce, secondo gli investigatori, una vera e propria organizzazione criminale, facente capo al sindaco uscente, che avrebbe pilotato sistematicamente gli appalti e i concorsi comunali, in cambio di tangenti.
Uno dei 14 indagati risiedeva nella tenuta di Al Bano Carrisi nella contrada Curtipitrizzi, nelle campagne del piccolo centro pugliese. Si tratta dell'ex assessore comunale Gabriele Elia, da poco nominato da Luigi Vitali, insieme ad altre due dirigenti, vicecommissario provinciale di Forza Italia. Lo stesso, in occasione del ventennale dell'ingresso in politica di Silvio Berlusconi, aveva girato l'Italia in camper per festeggiare la ricorrenza. Elia risiedeva nella tenuta del cantante già da tempo. Tra gli arrestati anche l'ex sindaco di Cellino San Marco, Francesco Cascione, che fa parte di una famiglia storicamente impegnata in politica e in ruoli amministrativi. L'inchiesta riguarda un periodo che va da dicembre 2012 ad aprile 2014. Poi il Consiglio Comunale proprio ad aprile 2014 venne sciolto dal ministro dell'Interno per condizionamenti mafiosi. Tutti gli ex amministratori sono stati portati in carcere mentre gli altri si trovano ai domiciliari. Tre ordinanze cautelari non sono state ancora notificate perché gli interessati mancano all'appello. Le indagini sono state condotte dai carabinieri del Reparto operativo Comando provinciale di Brindisi.
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