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Tempesta di missili sull'Ucraina

Tempesta di missili sull'Ucraina

KIEV. L’attacco parte nel cuore della notte: sono le 4 del mattino italiane quando l’invasione russa dell’Ucraina inizia sotto gli occhi del mondo. L’attacco di Mosca si sviluppa su tre fronti: da Sud, Nord ed Est. L’annuncio lo dà direttamente Vladimir Putin che minaccia subito l’Occidente: «Chiunque tenti di crearci ostacoli e interferire» in Ucraina «sappia che la Russia risponderà con delle conseguenze mai viste prima», avverte il leader del Cremlino. È l’inizio della guerra alle porte d’Europa. Una pioggia di missili accompagna le prime unità dei quasi 200mila soldati che assediano i confini che entrano prima dalle zone controllate dai separatisti del Donbass, poi dalla Crimea, infine dalla Bielorussia. I PARÀ ALLE PORTE DI KIEV. Se la grande fuga dei residenti inizia all’alba, con ingorghi chilometrici verso Ovest, in serata i parà di Mosca sono già alle porte di Kiev e hanno preso il controllo dell’aeroporto militare di Hostomel, a una quarantina di chilometri dalla capitale che in serata è sotto assedio. A nulla serve la resistenza degli ucraini: troppo grande la sproporzione delle forze. Al punto che l’intelligence americana avverte che Kiev potrebbe cadere «in poche ore». BATTAGLIA A CHERNOBYL. In mani russe finisce anche l’area della centrale nucleare di Chernobyl, al confine bielorusso. Nella città tristemente nota per l’esplosione nucleare del 26 aprile 1986, si combatte attorno a 200 tonnellate di materiale radioattivo. «Ormai è diventato impossibile per noi stabilire se l’impianto è al sicuro», dice il consigliere della presidenza ucraina Mykhailo Podolyak. Ma gli impianti di stoccaggio delle scorie della vecchia centrale sarebbero comunque rimasti intatti. Al termine della prima giornata di combattimenti l’Ucraina sembra già sull’orlo del crollo: porti e aeroporti sono chiusi, a Kiev le sireMOSCA. I russi in piazza per protestare contro Vladimir Putin. E il presidente russo schiera la polizia e l’esercito per reprimere le contestazioni. Sono state 1.700 le persone fermate ieri in varie città della Russia per le proteste contro l’attacco all’Ucraina. Come in questi casi prevede il peggiore copione delle dittature, il ministero dell’Interno russo ha avvertito che le autorità adotteranno «tutte le misure necessarie» per mantenere l’ordine, minacciando di arrestare chi partecipa a manifestazioni non autorizzate. Poco dopo colonne di mezzi blindati sono stati avvistati nella capitale russa per prevenire proteste. Ma le minacce non hanno scoraggiato i russi dallo scendere in pazza: i fermi sono avvenuti in 51 città e nella sola Mosca ne sono stati registrati 719. A Mosca, le autorità sono state costrette a chiudere la centralissima piazza Pushkin. COLONNE DI BLINDATI A MOSCA Proteste anti-Putin a casa sua Nelle città russe 1.700 arresti ROMA. A sorpresa in tarda serata avviene il primo contatto tra il presidente della Russia Vladimir Putin e un leader occidentale dopo l’invasione dell’Ucraina. Si tratta di una telefonata con il presidente francese, Emmanuel Macron. A farlo sapere è il Cremlino che spiega che Putin «ha illustrato a Macron chiarimenti dettagliati sui motivi e le circostanze della sua decisione di condurre un’operazione militare speciale». Il colloquio è stato «organizzato su iniziativa della parte francese» e caratterizzato da uno «scambio serio e franco sulla situazione», aggiunge il Cremlino, secondo cui «le parti hanno concordato di restare in contatto». Dal canto suo Parigi ha spiegato che Macron ha chiesto di «fermare immediatamente» l’offensiva russa in Ucraina. MOSCA: SPIEGATI I MOTIVI DELLA DECISIONE Telefonata tra lo zar e Macron: primo contatto dopo l’attacco Il centrosinistra al sit-in per l’Ucraina, M5S non c’è L’ASSENZA DI CONTE FA RUMORE ROMA. La comunità ucraina di Roma si raduna davanti all’ambasciata russa per protestare contro «l’aggressione» da parte della Russia. Circa 300 persone con bandiere e cartelli contro Vladimir Putin. Al sit-in partecipa tutto il centrosinistra, a cominciare dal segretario Pd, Enrico Letta. C’è il leader di Azione, Carlo Calenda, ci sono Ettore Rosato e Ivan Scalfarotto di Italia Viva e non manca neanche Nicola Fratoianni, leader di Sinistra italiana. Una sola assenza viene notata fin da subito. Un’assenza pesante: quella di Giuseppe Conte. M5S non c’è. Un forfait che fa rumore, anche se il segretario dem prova spegnere subito il fuoco: «Ora non è tempo di polemiche», dice. Ma è l’unica crepa: la condanna della politica italiana per l’azione di Putin è unanime. Contro l’azione di Mosca si schierano anche Fi, la Lega e Fdi. ne d’allarme suonano a più riprese, le metropolitana è trasformata in una sorta di bunker antiaereo. SQUILIBRIO DELLE FORZE. La sproporzione delle forze in campo è enorme ed è evidente fin da subito che Kiev non può farcela. Così in serata ci si comincia a interrogare su quali siano i veri obiettivi di Putin. Se intende conquistare Kiev o semplicemente insediare un Governo fantoccio, Mosca in 24 ore afferma di aver già distrutto 83 obiettivi militari, incluse 11 piste d’atterraggio, una base navale e tre centri di comando. Dalle autoproclamate repubbliche separatiste del Donbass di Lugansk e Donetsk, da cui tutto è partito, i miliziani sfondano verso Mariupol, dove in tarda serata sono centinaia le esplosioni. Bombardamenti scontri si susseguono anche a Odessa, Kharvik e Leopoli. Missili piovono anche dalla Bielorussia. DECINE DI VITTIME. Impossibile verificare tutte le notizie che arrivano dal campo. Le vittime si contano a decine, tra civili e militari. Secondo Kiev, sono almeno 57. Il comando militare denuncia anche il bombardamento di un ospedale nella regione di Donetsk, con almeno 4 vittime e 10 feriti, tra cui 6 medici. Oltre 200 attacchi in dodici ore disseminati in tutto il Paese, più di cento missili sparati secondo il Pentagono. L’esercito ucraino rivendica l’abbattimento di alcuni aerei ed elicotteri nemici e l’uccisione di «50 occupanti». LA NATO RAFFORZA IL FIANCO EST MA NIENTE TRUPPE IN UCRAINA. La Nato fa sapere che ci sarà un summit dei leader riuniti in videoconferenza e annuncia un ulteriore dispiegamento di forze sul fianco sinistro dell’Alleanza. Il segretario Jens Stoltenberg afferma comunque che non c’è nessun piano per inviare truppe Nato in Ucraina.

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