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Il negoziato sopravvive ai missili

Il negoziato sopravvive ai missili

Le condizioni di Putin a Macron: Kiev neutrale e riconoscimento della Crimea russa

ROMA. Il quinto giorno è quello del ritorno di un barlume di ragione. La quinta giornata dell’invasione russa in Ucraina è anche quella dove si intravedono i primi, timidi spiragli per una soluzione. I colloqui di pace russo-ucraini ieri sono durati più di cinque ore e si sono conclusi con alcuni punti condivisi e nessun ultimatum. Tenutisi al confine tra Ucraina e Bielorussia, in una località segreta a poca distanza dalla tristemente nota Chernobyl, i primi colloqui tra le delegazioni di Mosca e Kiev sulla guerra dichiarata dal Cremlino si sono aggiornati a un secondo round con qualche segnale di apertura. LE CONDIZIONI DI PUTIN DETTATE A MACRON. Ma mentre intorno al tavolo allestito dal governo di Minsk si svolgevano le prime schermaglie negoziali, al telefono con il presidente francese Emmanuel Macron, Vladimir Putin dettava le sue condizioni per far tacere le armi ed arrestare l’avanzata dei carri armati verso Kiev: Ucraina neutrale e riconoscimento internazionale della Crimea come territorio russo, già annessa nel 2014. Dal canto suo l’Eliseo sottolineava invece l’impegno del numero uno del Cremlino a «sospendere tutti gli attacchi contro i civili e le abitazioni» e a «restare in contatto nei prossimi giorni per prevenire l’aggravamento della situazione». VERSO UN SECONDO ROUND DI COLLOQUI. Non è molto, ma che le due parti stiano trattando è più che una semplice sensazione.

«Abbiamo trovato alcuni punti su cui è possibile individuare un terreno comune», dice il capo dei negoziatori russi, Vladimir Medinsky. Consigliere di Putin ed ex ministro della Cultura di Mosca, Medinsky è il figlio di uno degli “angeli liquidatori” dopo il dsastro di Chernobyl, gli eroi che misero in gioco la loro vita pur di spegnere l’inferno nucleare sprigionatosi proprio in Ucraina dal reattore numero 4 della centrale allora sovietica. Medinsky ha annunciato che il nuovo incontro negoziale si terrà «nei prossimi giorni al confine tra Polonia e Bielorussia».

IL GIALLO SUL RUOLO DI  ABRAMOVICH. Le delegazioni sono quindi tornate nelle rispettive capitali per consultazioni. Tra loro, secondo il Jerusalem Post, ci sarebbe anche Roman Abramovich. La presenza del miliardario russo con passaporto israeliano sarebbe stata chiesta dall’Ucraina, ma nelle foto dell’incontro Abramovich non compare. In ogni caso, un portavoce del proprietario del Chelsea, il quale ha lasciato di recente a una fondazione la guida del club, ha confermato che l’imprenditore è stato contattato dagli ucraini per essere coinvolto nel negoziato e che sta dando il suo contributo. Il miliardario ha ottimi legami con Putin ed è considerato una figura ideale per trovare un compromesso. A spingere per un suo coinvolgimento c’è anche la comunità ebraica ucraina. Lo stesso presidente Volodymyr Zelensky proviene da una famiglia ebraica.

ATTACCO RUSSO A KHARKIV, LA GUERRA NON SI FERMA. La guerra nel frattempo non si ferma. A Kharkiv una serie di missili ha colpito un quartiere in larga parte residenziale, con un bilancio provvisorio di almeno 11 morti e molti feriti. Gli attacchi russi, secondo fonti ucraine, sarebbero sati tutti respinti, mentre le autorità ucraine denunciano decine di morti tra la popolazione civile.

BOMBE A KIEV DOPO I NEGOZIATI. Si continua a combattere anche a Kiev, dove nella serata di ieri, terminati i negoziati, diverse forti esplosioni hanno ripreso a squassare la capitale. L’avanzata russa è proseguita anche nel Donbass, e lo stato maggiore di Putin rivendica la conquista del porto di Mariupol. In questo quadro Zelensky ha chiesto ufficialmente l’adesione dell’Ucraina all’Ue con una procedura accelerata. Tuttavia, gli europei sono divisi e frenano. La prospettiva, commenta l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell, nell’immediato «non è in agenda».

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