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01 Aprile 2022 - 10:52
"Non essere riuscito a far fare il lockdown a Milano e a Napoli durante la seconda ondata" di Covid-19 in Italia è il rammarico "più grande" di Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza per l'emergenza coronavirus, che in un'intervista a 'Il Mattino' fa un bilancio della gestione della pandemia in Italia, all'indomani dell'uscita del Paese dallo stato di emergenza. Pensando a quell'ottobre 2020, il docente di Igiene all'università Cattolica imputa la mancata chiusura alla "strenua contrarietà dei sindaci (Sala e de Magistris) che scrissero al ministro. In realtà avremmo evitato la seconda ondata, bloccato la trasmissione dei contagi e limitato la terza ondata che hanno coinvolto tutte le regioni italiane provocando 70mila morti. Venni attaccato da tutti, mentre ci avevo visto giusto", rivendica.
Anche oggi, nel primo giorno di una fase nuova, la linea suggerita da Ricciardi è quella della cautela: "Termina l'emergenza sul piano giuridico e si torna all'ordinaria amministrazione, ma non è finito l'allarme sanitario - avverte - Bisogna mantenere le misure che abbiamo attuato finora, la vaccinazione in primis, il Green pass, le mascherine, le distanze di sicurezza, la prudenza nei viaggi". E poi, "per sconfiggere definitivamente il virus, dobbiamo vaccinare il mondo. Ci sono milioni di persone non vaccinate che consentono la massima circolazione del virus".
Nel ricordo di Riccardi, il momento più critico vissuto sono stati primi giorni, quelli "tra fine febbraio e inizio marzo del 2020", quando "da parte mia e del ministro c'era la necessità di far capire a tutti la gravità e la pericolosità della situazione. Per fortuna - sottolinea - l'Italia ha avuto un ministro che ha immediatamente capito il rischio che stavamo correndo e che ha agito di conseguenza. Il binomio tra scienza e politica qui in Italia ha funzionato bene sin dall'inizio". La difficoltà maggiore è stata "convincere chi invitava ad andare avanti come se nulla fosse, far capire a sindaci e presidenti di Regione che le zone rosse non si potevano evitare e che anzi bisognava cercare di anticipare le mosse del virus, anziché inseguirlo". In generale, "è stato difficile convincere tutti gli scettici che le misure restrittive erano assolutamente necessarie, così come chiudere completamente in pochi giorni un paese di 60 milioni di abitanti".
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