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10 Maggio 2022 - 07:00
LA NOVITÀ Alcune mutazioni rare possono attenuare l’eccessiva reazione immunitaria che innesca i processi infiammatori. L’analisi dei ricercatori del Ceinge su 800 persone che non avevano sviluppato forme gravi
NAPOLI. Mutazioni genetiche rare che indeboliscono i geni coinvolti nei processi di attivazione del sistema immunitario predispongono a forme asintomatiche del Covid-19. A dimostrarlo i ricercatori del Ceinge analizzando i campioni di Dna di circa 800 individui che erano stati contagiati dal virus Sars-CoV2, ma che non avevano sviluppato sintomi gravi pur avendo fattori di rischio come l’età avanzata. Il gruppo diretto da Mario Capasso e Achille Iolascon, professori di genetica medica dell’Università Federico II di Napoli e ricercatori del Ceinge, aggiunge un nuovo tassello al complesso puzzle della predisposizione genetica ai diversi fenotipi clinici del Covid-19 con uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale Genetics in Medicine. È noto che fattori di rischio come l’età, sesso e malattie pregresse hanno un ruolo rile4 www.ilroma.net Roma - Il Giornale di Napoli martedì 10 maggio 2022 LA SITUAZIONE PANDEMICA vante nel determinare la gravità della malattia. Meno conosciuti sono, invece, i fattori genetici dell’uomo che possono contribuire a determinare le diverse forme di Covid-19, a partire da quelle asintomatiche fino a quelle clinicamente gravi. «Sono stati analizzati tutti i geni finora conosciuti utilizzando sequenziatori di ultima generazione e ottenendo così un enorme mole di dati genetici - spiega Capasso -. Strategie di analisi bioinformatiche avanzate, messe a punto grazie al contributo del giovane ricercatore Giuseppe D’Alterio e del team di esperti bioinformatici del Ceinge, hanno poi permesso di identificare mutazioni patogenetiche rare che erano significativamente più frequenti nei soggetti infetti e asintomatici e non in una grande casistica di circa 57mila soggetti sani». La ricerca si è avvalsa della collaborazione con Pellegrino Cerino del’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, e Massimo Zollo, coordinatore della task-force Covid del Ceinge e professore di Genetica alla Federico II. Tre geni Masp1, Colec10 e Colec11, appartenenti tutti e tre alla famiglia delle proteine della lectina e noti per avere un ruolo di difesa contro le infezioni, erano colpiti da mutazioni genetiche che attenuavano la loro funzione. «Oggi è ampiamente dimostrato che l’eccessiva risposta immunitaria all’infezione da Sars-Cov-2 e la successiva iper-attivazione dei processi pro-infiammatori e procoagulativi sono la causa principale del danno agli organi come polmoni, cuore, rene - chiarisce Capasso -. La nostra ricerca dimostra che le mutazioni del genoma umano che attenuano questa eccessiva reazione immunitaria possono predisporre ad un’infezione senza sintomi gravi». Una scoperta che potrà incidere sui futuri approcci diagnostici e terapeutici. «Abbiamo reso disponibili, in un database online, tutti i dati genetici ottenuti che altri studiosi potranno liberamente consultare per sviluppare nuove ricerche – sottolinea Iolascon –. Possiamo utilizzare queste mutazioni per individuare soggetti che sono predisposti a sviluppare forme meno gravi o asintomatiche della malattia Covid-19. Inoltre i livelli sierici dei tre geni individuati potrebbero essere utilizzati come marcatori prognostici della malattia grave. Infine, oggi sappiamo qualcosa in più sulle basi biologiche di questa malattia e dunque abbiamo qualcosa su cui lavorare per sviluppare nuovi trattamenti farmacologici».
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