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26 Maggio 2022 - 06:44
Comparone (Salvamento Italia): «Ce li chiedono ogni giorno ma ai corsi vengono in pochi»
NAPOLI. Sos Bagnini, anche uno dei simboli nelle località di mare deve fare i conti con la loro carenza. Colpa i sussidi statali, mancano all’appello le nuove leve. Eppure il bagnino in passato è stato considerato un vero mito, non solo perché le sue imprese venivano raccontate nel film della commedia all’italiana, ma perché era considerato realmente il principe della spiaggia, il cucadores pronto a riempire i cuori di svedesine, tedesche e di attempate bagnanti e che hanno rappresentato un pezzo di storia del costume italiano. Oggi però il bagnino è cosa rara. Il ricambio generazionale, che pure si stava verificando negli ultimi anni, si è interrotto con la pandemia rallentando l’iscrizione ai corsi per conseguire l’abilitazione ed il brevetto. «È un mestiere che non s’inventa», dice Fortunato Comparone, responsabile della Sezione napoletana di Salvamento Italia, uno degli organismi che promuovono la formazione di guardaspiaggia sul territorio. «Ogni giorno fioccano ai nostri telefoni richieste di bagnini da parte di stabilimenti balneari e piscine. Ne riceviamo diverse decine al giorno, stiamo procedendo a fare i corsi agli iscritti che tuttavia numericamente sono la metà di quelli che li frequentavano in passato.
Purtroppo, quelli che pure potrebbero rispondere affermativamente preferiscono prendere il reddito di cittadinanza. Eppure le nostre strutture insegnano molto di più di un mestiere. Fare il bagnino non è solo un lavoro all’aria aperta, fornire il primo soccorso a chi si trova in una situazione di difficoltà in acqua. È anche servizio alla collettività, e pertanto un impegno sociale». Mario Morra, titolare del Bagno Elena, dice che dall’inizio della stagione la struttura sta lavorando con cinque unità in meno: «Non riusciamo a trovare giovani formati disposti a lavorare in spiaggia. I ragazzi non sono votati al sacrificio, preferiscono non lavorare e trascorrere i week end con i loro amici. Non è solo colpa del reddito di cittadinanza. Stiamo sotto di circa dieci unità rispetto al passato anche in cucina, è una situazione che non ci rende tranquilli fino alla fine dell’estate». E con personale ridotto all’osso lavora l’Arenile, come spiega Umberto Frenna: «Abbiamo affisso perfino avvisi nel quartiere e sui social, si sono presentati in parecchi ma solo quattro donne e due uomini hanno accettato di lavorare nella struttura - spiega -. È assurdo che in una città che ha fame di lavoro si propone gente che preferisce lavorare in nero, rifiutando la paga contrattuale ed i ratei di tredicesima, quattordicesima e di fine rapporto. Lavorare in queste condizioni è improponibile, si rischia la chiusura».
Anche sulle isole la carenza c’è e si fa sentire. «A Procida occorrerebbe almeno il doppio dei bagnini oggi attivi per fronteggiare l’incremento dei vacanzieri dovuto a Procida Capitale della Cultura 2022», dice Luigi Spinelli, titolare del Lido Vivara. Sulla stessa scia Simone e Licia Lauro dell’Hotel Eugenio ad Ischia che, oltre al personale di spiaggia, ha carenza di personale di cucina. «Un po’ i sostegni a chi non lavora, un po’ la carenza di giovani, abbiamo incontrato serie difficoltà nell’inaugurare la stagione estiva. Proprio quando si prospetta il ritorno ai tempi migliori del turismo».
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