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11 Giugno 2022 - 07:00
L’ALLERTA Dopo lo scioglimento dell’amministrazione di San Giuseppe Vesuviano, politici e società civile in campo. La denuncia: «Troppi territori del Napoletano sono terra di nessuno, ora si intervenga»
NAPOLI. «Mentre a Roma si discute, Sagunto è espugnata. Napoli rischia di non farcela. E emergenza democratica. La questione criminale è questione nazionale. Gli ultimi tre comuni sciolti per mafia dal Consiglio dei ministri sono tutti della provincia di Napoli. Dopo Castellammare di Stabia e Torre Annunziata, tocca ora a San Giuseppe Vesuviano, per quasi 150mila abitanti di questi tre comuni è sospesa la democrazia. Perciò siamo di fronte a un'emergenza nazionale che riguarda la democrazia e il rispetto dei diritti costituzionali. Troppi territori dell'area metropolitana di Napoli sono terre di nessuno. Abbiamo bisogno di fronteggiare l’emergenza».A lanciare l’allarme, in una nota che mette assieme politica, mondo del sindacato e società civile, sono Sandro Ruotolo, senatore indipendente; Gilda Sportiello, deputata del M5S; Marco Sarracino, segretario metropolitano del Pd Napoli; Francesco Dinacci, coordinatore metropolitano di Articolo Uno; Peppe De Cristofaro di Sinistra italiana; don Gennaro Pagano, cappellano del carcere minorile di Nisida; lo scrittore Maurizio de Giovanni e i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Napoli, Nicola Ricci, Gianpiero Tipaldi e Giovanni Sgambati. «Più uomini, più mezzi per combattere la camorra - aggiungono - ma bisogna anche iniziare a intervenire sulle radici economiche e sociali da cui la camorra trae forza. Dispersione scolastica, mancanza di formazione, mancanza di lavoro. Se qualche forma di resistenza c’è stata in questi anni, lo dobbiamo soprattutto a quella società civile, a quelle associazioni di volontari, del terzo settore, impegnate nei cosiddetti quartieri a rischio, ad una parte della politica che ha deciso di affrontare il problema, resistere e combattere nonostante le difficoltà, lo dobbiamo - si evidenzia nella nota - al Vescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, che ha lanciato il patto educativo raccolto dai ministri Bianchi e Lamorgese e dal sindaco di Napoli Gaetano Manfredi. Sono queste le energie di cui Napoli ha bisogno. Ma non ci siamo ancora». Secondo i firmatari dell’appello «non ci siamo ancora. E un interrogativo di fondo al quale dovremo tutti rispondere e riguarda la qualità e la formazione delle classi dirigenti. Quel “se sono potente io, siete potenti anche voi”, pronunciato dal candidato alle comunali di Palermo arrestato per il voto di scambio politico mafioso si traduce nella nostra realtà con gli scioglimenti dei consigli comunali. Bisogna sconfiggere cioé quell'idea della politica che promuove solo se stessa e che deve tornare ad essere al servizio della comunità». Infine: «O si riducono le diseguaglianze economiche e sociali o si riduce il divario Nord-Sud o non ci sarà nessuna ripartenza dalla pandemia. Roma capisca la gravità della situazione perchè rischiamo di compromettere definitivamente il destino di un’intera area del Paese».
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