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Imprese senza gas nel motore

Imprese senza gas nel motore

CARO ENERGIA La mannia del taglio della Russia anche sulla Campania, Colonna: «Artigiani sull’orlo della paralisi». Della Notte: «Soffrono quelle piccole». Passaro: «Rischio razionamento». Forno: «Trasporti più cari»

NAPOLI. Rappresentano l’ossatura del tessuto economico della Campania e del Paese, dando prova di grande capacità di affrontare il cambiamento. Tuttavia non occupano un ruolo centrale nell’agenda di politica economica del Paese. Tanto che oggi sono tra le più colpite dallo shock energetico che pesa sempre più. Non ultimo quello dovuto ai tagli del gas da parte di Gazprom. Il rischio è un rallentamento della produzione che sta già interessando settori come la carta, la ceramica, l’industria conserviera, del legno. Le misure fino adesso messe in campo, rilevano gli imprenditori, non avrebbero coinvolto la totalità delle imprese. «Sono soprattutto quelle di piccole dimensioni che vanno sostenute con interventi immediati del Governo. Le difficoltà dovute agli approvvigionamenti e al caro energia e carburante le stanno mettendo in forte crisi - dice Antonino Della Notte, presidente di Aicast, nonché componente di giunta della Camera di commercio di Napoli -. Riteniamo urgente una strategia che contrasti queste emergenze, non ultimo quelle legate al caro gasolio e caro gas, come hanno fatto altri Paesi europei». L’emergenza dovuta ai tagli del flusso di gas in Italia potrebbe innescare anche una serie di misure rivolte a ridurre il suo consumo con il razionamento ai siti produttivi. Una situazione che mette in allarme famiglie e imprenditori. «Siamo preoccupati. Fino adesso abbiamo sopportato aumenti del 100%, ma per le imprese cartarie il caro gas potrebbe essere letale una nuova mannaia. Ci troviamo di fronte a rincari mai visti e per la prima volta in quarant’anni di attività siamo stati costretti a firmare con i nostri fornitori richieste di approvvigionamento in bianco per non arrestare restare la produzione a settembre», dice Sergio Passaro, amministratore di Matixs. «Non solo subiamo rincari continui per bollette, basti dire che i costi dell’energia sono saliti da 10mila euro a 23 mila euro al mese e per le materie prime quanto potremmo trovarci nelle prossime settimane anche con il gas razionato» dice. Con il caro bollette e la guerra aumentano anche i costi in cantina. Sono i maggiori costi del carburante che si riflette sul trasporto, sottolinea Andrea Forno dell’azienda vitivinicola Tenuta Le Lune del Vesuvio: «Causa l’ aumento della benzina e del gasolio anche il trasporto delle merci su gomma è più caro, così come le merci che viaggiano su container per i noli marittimi con aumenti che vanno ben oltre il 500%. Per le imprese legate al territorio e alla qualità, come la nostra, sono costi insostenibili. Le misure del Governo ci toccano poco, sono fatte su misura per le grandi aziende. In questa situazione ci conforta solo il mercato». Preoccupazioni anche nel comparto guantaio, proprio quando pensava di uscire dalla crisi pandemica. «Il destino dell’antica arte guantaia napoletana è a rischio se non si mette in atto una strategia di più lunga durata», dice Simona Colonna, amministratrice di Duecci Guanti. «Gli effetti del conflitto ucraino stanno paralizzando l’attività di tanti artigiani del comparto che si dibattono tra tutti i rincari, una spirale che contribuisce ad emarginare le produzioni tradizionali a vantaggio di quei mercati dove il costo della manodopera è inferiore e gli articoli in pelle sono di bassa qualità» sottolinea.

Da sinistra in alto, in senso orario: Antonino Della Notte, Sergio Passaro, Andrea Forno e Simona Colonna

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