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15 Luglio 2022 - 19:59
A 21 anni dall'omicidio di Serena Mollicone, la giovane di Arce uccisa nel 2001, è arrivata la sentenza della Corte d'Assise del Tribunale di Cassino: il maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, il figlio Marco, e la moglie Annamaria sono stati assolti.
La sentenza è arrivata dopo circa 8 ore di Camera di Consiglio. I giudici hanno lasciato l'aula alle 11.18 e sono usciti con il verdetto alle 19.30.
La procura aveva chiesto 30 anni per Franco Mottola, 24 per il figlio Marco, 21 anni per la moglie Annamaria, 15 anni per Quatrale e quattro anni per Suprano, tutti accusati di concorso nell'omicidio. Quatrale era accusato inoltre di istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi mentre per Suprano l'accusa era favoreggiamento. Il processo che ha preso il via il 19 marzo 2021 giunge al termine dopo 16 mesi e oltre 50 udienze, non prive di colpi di scena.
La prima udienza si è celebrata il 19 marzo, giorno della festa del papà, un data simbolica, interpretata da molti come un omaggio a Guglielmo Mollicone, quel padre che ha passato la vita a lottare per la verità ma è morto prima dell'inizio del dibattimento.
«VERGOGNA». «Vergogna, assassini». Così i presenti in aula hanno accolto la lettura della sentenza. Tutto mentre i Mottola si abbracciavano.
LO ZIO DI SERENA. «La verità è ben altra, non ci fermeremo di fronte a questa meschinità». Lo ha detto Antonio Mollicone, zio di Serena, dopo la sentenza della Corte d'Assise del Tribunale di Cassino.
LA PROCURA. «Questa Procura prende atto della decisione che la Corte di Assise nella sua libertà di determinazione ha scelto. È stato offerto tutto il materiale probatorio che in questi anni tra tante difficoltà è stato raccolto. La Procura di Cassino non poteva fare di più. Gli elementi a sostegno dell’accusa hanno superato l’esame della udienza preliminare. Il contraddittorio tra le parti nel corso delle numerose udienze celebratesi davanti la Corte evidentemente ha convinto i giudici circa la non colpevolezza degli imputati. Sarà interessante leggere le motivazioni sulle quali si farà un analitico e scrupoloso esame per proporre le ragioni dell’accusa innanzi al giudice superiore». Così in una la nota il Procuratore della Repubblica di Cassino Luciano d'Emmanuele dopo la sentenza. «Questo Procuratore e tutti i Sostituti ringraziano la dottoressa Siravo per il grande impegno che ha manifestato nel corso delle indagini e la giovane collega Fusco per l’attenta e scrupolosa partecipazione alle udienze».
CAOS E TENSIONE DAVANTI AL TRIBUNALE. Caos e tensione davanti al tribunale di Cassino, dopo la sentenza. «Bastardi», «assassini», gli insulti rivolti al maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, al figlio Marco e alla moglie Annamaria mentre lasciavano palazzo di giustizia dai tanti cittadini di Arce che stavano attendendo la decisione della Corte d'Assise. Per sedare gli animi sono dovuti intervenire i carabinieri. Tra i manifestanti anche il fratello del brigadiere Santino Tuzi, morto suicida nel 2008.
I FATTI. Serena Mollicone scompare il 1 giugno del 2001. Quella mattina esce di casa presto, dopo aver preparato la colazione al padre, con cui vive sola dalla scomparsa della mamma. Deve andare all'ospedale di Sora dove ha un appuntamento fissato da qualche giorno per un'ortopanoramica. Da quel momento però non farà più ritorno a casa.
Il suo corpo verrà ritrovato due giorni dopo, abbandonato sull'erba vicino a un mucchio di rifiuti nel bosco di Fonte Cupa, in località Anitrella. Serena viene trovata con mani e piedi legati da nastro adesivo e fil di ferro e un sacchetto dell'eurospin in testa.
A quasi due anni dal delitto viene arrestato il carrozziere Carmine Belli. È accusato di aver ucciso Serena. Belli sarà poi processato e assolto nei tre gradi di giudizio. Il colpo di scena arriva il 28 marzo del 2008 quando il brigadiere Santino Tuzi rende alcune dichiarazioni su Serena Mollicone e racconta di averla vista entrare nella caserma dei carabinieri il 1 giugno 2001 ma di non averla vista uscire.
L'11 aprile però il brigadiere si suicida. Il 27 giugno del 2011 cinque persone vengono iscritte nel registro degli indagati: ci sono anche l'ex maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, il figlio Marco e un altro carabiniere, Francesco Suprano. Il rinvio a giudizio per i quattro e per Annamaria Mottola arriverà il 24 giugno del 2020.
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