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02 Novembre 2022 - 14:02
ROMA. "Oggi sono 3.500 i medici non vaccinati. Di questi, coloro che non sono in età pensionabile - quindi operativi sotto i 68 anni d'età - sono 1.878, e potrebbero dunque essere collocati nelle strutture sanitarie. In buona parte però, dalla nostra percezione, si tratta di professionisti. Questo vuol dire che circa mille torneranno negli ospedali, stiamo parlando di numeri bassissimi". Lo spiega all'Adnkronos Salute, il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli, fornendo i dati aggiornati sugli iscritti che, scaduto l'obbligo vaccinale, potranno tornare a lavoro. Il numero di chi non si è immunizzato, insomma, "è irrilevante: 3.500 su 468mila, meno dell'1%. E' evidente che la stragrande maggioranza dei medici ha ritenuto che il vaccino fosse un presidio fondamentale per esercitare la professione", aggiunge Anelli. I professionisti reintegrati, insomma, sono "pochissimi a fronte di una carenza che sfiora i 20mila medici", conclude Anelli ricordando che i medici che ora tornano a lavorare dopo la sospensione, in ogni caso, "saranno collocati in situazioni in cui non possano rappresentare rischi per i pazienti, non andranno certamente in quei reparti dove c'è un livello alto di fragilità".
"È gravissima e irresponsabile la decisione del Governo di riammettere negli ospedali e nelle Rsa medici no vax". A ribadirlo è il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, che attraverso i social torna ad attaccare l'esecutivo su questo tema. "È un'offesa alla stragrande maggioranza dei medici responsabili e un'offesa ai pazienti - aggiunge De Luca - altro che rifiuto di una gestione ideologica dell'emergenza! Questa è davvero una decisione tutta ideologica, totalmente irresponsabile, e degna della peggiore politica politicante". Per il 'governatore' si tratta, inoltre, di una decisione che "offende la stragrande maggioranza dei medici e degli infermieri che si sono comportati in maniera deontologica e responsabile, ai quali va tutta la mia solidarietà. Una decisione che toglie sicurezza e tutela ai pazienti ricoverati e ai loro familiari. Una decisione che crea enorme difficoltà ai dirigenti delle strutture sanitarie e ospedaliere, nel loro obbligo di tutela della salute dei pazienti. Una decisione - conclude - che rischia, se si diffonde il contagio fra i medici, di fare avere ancora meno personale in servizio, altro che più medici".
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