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18 Gennaio 2023 - 18:14
La Suprema Corte, sesta sezione penale, accogliendo in pieno gli argomenti giuridici enucleati dal cassazionista Dario Vannetiello (nella foto) del Foro di Napoli, ha annullato senza rinvio la sentenza di condanna per narcotraffico emessa a carico di Vito Martiradonna, settantaquattrenne barese noto alle cronache giudiziarie, soprannominato “Vitino l’Enel”, coinvolto anche nell’inchiesta dell’incendio al Teatro Petruzzelli.
La sentenza di condanna a carico di Martiradonna, ad anni 13 di reclusione per reati attinenti al narcotraffico internazionale, fu emessa dal Tribunale di Bari il 20 maggio 2013.
Nel giudizio di secondo grado, conclusosi il 13 settembre 2021 innanzi alla seconda sezione penale presso la Corte di appello di Bari, sia per Martiradonna che per i coimputati Scaranello Antonio, Stojanovic Zoran, Ranieri Giuseppe, De Frenza Giovanni, Mastandrea Vito e Sangiorgi Roberto fu confermata la penale responsabilità, seppur con riduzione delle pene inflitte, alla luce delle dichiarazioni rese da ben sei collaboratori di giustizia e da numerose prove captative, le quali sembravano aver chiaramente provato la esistenza della associazione dedita al narcotraffico nella città di Bari e plurimi episodi di spaccio di cocaina ed eroina, episodi che secondo i giudici pugliesi erano aggravati dall’ingente quantità delle sostanze messe in commercio, con cessioni destinate ai gruppi criminali operanti nella Regione Puglia.
Ma il certosino lavoro difensivo, snodatosi anche nei cosiddetti cavilli giuridici, ha finito per provocare la clamorosa decisione dei giudici capitolini i quali hanno annullato la sentenza emessa dai giudici baresi e cancellato definitivamente tutte le condanne, nonostante la Corte di appello avesse preso atto della rinunzia ai motivi principali di impugnazione, cioè quelli con i quali veniva protestata la innocenza dei ritenuti narcotrafficanti.
In attesa del deposito della motivazione della sentenza della cassazione che illuminerà in ordine alle ragioni della clamorosa decisione, pare proprio che tra i motivi di ricorso che hanno fatto breccia nei giudici capitolini v’è ne uno sicuramente singolare: quello afferente alla prescrizione del gravissimo reato di associazione dedita al narcotraffico.
Nella storia giudiziaria è un caso rarissimo, se non unico; esito favorevole agli accusati a cui si è giunti vuoi escludendo la aggravante di aver ceduto ingenti quantità di stupefacente, giungendo poi a qualificare la associazione di lieve entità, vuoi accettando la Suprema Corte una particolare modalità di calcolo del termine di prescrizione introdotta a sorpresa in aula dal difensore di Martiradonna.
Nel collegio difensivo compaiono anche gli avvocati Bruno Vigilanti, Gianmaria Daminato, Massimo Chiusolo, Francesco Amodio, i quali tutti hanno contribuito alla sorprendente decisione.
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