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04 Ottobre 2023 - 15:01
Ancora tutta da chiarire la dinamica dell'incidente di Mestre, dove un bus elettrico ha sfondato il guardrail ed è precipitato dal cavalcavia prendendo fuoco dopo l’impatto. Un volo nel vuoto che è costato la vita a 21 persone, tra cui l’autista alla guida, sul cui corpo verrà effettuata l'autopsia. Quindici le persone rimaste ferite. Le telecamere presenti e le due ‘scatole nere’ sul mezzo potrebbero aiutare a ricostruire cosa è accaduto.
“Non c’è stato nessun urto con altri mezzi”, afferma Bruno Cherchi, procuratore capo di Venezia. In un’immagine che riprende il bus elettrico pochi istanti prima dello schianto si vede che “era affiancato da un altro mezzo” un pullman, “ma non risulta alcun segno su questo mezzo, tanto più che l’autista si è fermato e ha tentato di intervenire con l'estintore”.
Inoltre “non risultano segni di frenata” sull’asfalto. “Le indagini sulla ricostruzione del fatto solo in corso, sono emersi particolari certi come che l’impatto del pullman è avvenuto una cinquantina di metri prima della rottura del guardrail e della caduta. Sembrerebbe che il pullman si sia accostato al guardrail, lo abbia affiancato per una cinquantina di metri, poi ci sia stata un’ulteriore sterzata quindi l’appoggio verso destra e la caduta. Non risulta che ci sia stato un incendio nel senso tecnico del termine, c’è stata una fuoriuscita di gas dalle batterie (del bus elettrico, ndr) e su queste stiamo facendo accertamenti”, spiega.
“Chi è stato sentito non si è accorto di nulla”, afferma Bruno Cherchi. “Stiamo lavorando alla ricostruzione delle modalità, serve ancora tempo”, aggiunge, cercando di spegnere eventuali ricostruzioni che non si fondano su elementi certi.
“È stato aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio plurimo stradale” e al momento “non ci sono indagati”, dice il procuratore capo di Venezia.
L’autobus è stato sequestrato in attesa di consulenze che possano certificarne le condizioni, così come le batterie al litio del mezzo elettrico su cui “occorre operare in sicurezza”, e l’intera area - guardrail e parapetto esterno che dà sul baratro, “dal punto di contatto a quello di caduta”.
L’autobus viaggiava sulla corsia di destra, in pieno rettilineo, a una velocità ridotta a causa del “molto traffico” e “dalle immagini si vede un affiancamento”, spiega l’assessore veneto alla Mobilità Renato Boraso, ma servirà una valutazione più approfondita per capire cosa sia successo pochi secondi dopo. Sul tratto di strada comunale dove è avvenuto l’incidente sono in corso lavori per ammodernare il cavalcavia tra cui anche la sostituzione dei guardrail.
“Sul tema della sicurezza del nostro Paese, noi è dal 2016 che abbiamo cominciato il monitoraggio e le perizie. Dopo il Ponte Morandi noi ci siamo preoccupati di un cavalcavia che è del 1930”, dice Boraso, “si vede che è vecchiotto”. Il “guardrail è a norma” ma, precisa l’assessore, “rispetto alla norma di quando è stato messo”. Al momento “c’è un doppio guardrail, però è da sostituire”. I lavori, da 6,5 milioni di euro, “sono in corso da un mese. Rifacciamo tutte le asfaltature e tutta la cordonata a cui vanno agganciati i nuovi guardrail, perché se si guarda la cordonata, si capisce che anche mettendone dieci di guardrail, se uno perde il controllo, cade giù”.
Infine lo sfogo, per “un’opera dello Stato, che qualcuno ha ereditato”. In particolare, precisa, “il cavalcavia è stato trasferito al Comune di Venezia oltre dieci anni fa, io come l’ho ereditato nel 2016 l’ho messo in monitoraggio immediato, fatti i progetti, però il sindaco ha dovuto trovare dei fondi. Ora lo stiamo rimaneggiando. Sarebbe auspicabile che per un’opera dello Stato ci fosse anche lo Stato a darti una mano, ma non capita sempre così”.
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