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Cybercrime, è lotta ai money mules

Cybercrime, è lotta ai money mules

Iezzi: «L'80% del crimine informatico frutto di criminalità organizzata. La mafia cavalca l'onda dell'innovazione digitale»

MILANO. «Fino all’80% del crimine informatico potrebbe essere il risultato di qualche forma di attività criminale organizzata: il bilancio italiano dell’operazione EMMA (European Money Mule Action) coordinata da Europol ne è la conferma». Così il CEO di Swascan, società leader nel settore della cybersicurezza del Gruppo Tinexta e autore del libro “Cyber e potere”, Pierguido Iezzi, commenta l’esito della nona edizione di questa attività di indagine messa in campo dalla Polizia postale e delle comunicazioni italiana e dalle forze di polizia cyber di altri 27 Paesi, che ha consentito di individuare in tutta Europa 10,736 transazioni bancarie fraudolente riuscendo a prevenire frodi per 32 milioni di euro, con 10.759 ‘muli’ individuati insieme a 474 tra organizzatori e coordinatori. In Italia, il bilancio è di 2.729 transazioni fraudolente, 879 ‘money mules’ e frodi evitate per 6 milioni di euro. «“La criminalità organizzata – prosegue Iezzi - ha una spiccata attitudine al cambiamento e una straordinaria abilità nello sfruttare ogni progresso tecnologico per creare nuove, fruttuose attività illecite. Le mafie di vecchio e nuovo conio - dalla 'ndrangheta ai narcos messicani fino ai sodalizi criminali cinesi e nigeriani - cavalcano l'onda dell'innovazione implementando sofisticate strategie cyber antesignane del futuro. Mentre la società fatica ad adeguarsi alla rivoluzione digitale, le agguerrite organizzazioni malavitose hanno già colonizzato questa nuova dimensione globale traendone profitti miliardari. Basti pensare che nel 2021, in piena tempesta ransomware, il 74% degli introiti da sequestro digitale dei sistemi aziendali è finito a hacker criminali russi, per un totale di 400 milioni di dollari. I gruppi criminali internazionali come la 'ndrangheta, la mafia nigeriana Black Axe e sindacati cinesi gestiscono ormai interi imperi digitali basati su frodi fintech, furto di dati, riciclaggio di criptovalute, attacchi ransomware e persino la compravendita di esseri umani nel dark web».

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