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Spaccaitalia, rivolta al Sud

Spaccaitalia, rivolta al Sud

NAPOLI. Il ddl sull’autonomia differenziata inizia oggi il suo cammino parlamentare al Senato. E dal Sud e Napoli si solleva un coro di «no» che salda, oltre ai movimenti, con proteste in tutta Italia, anche imprenditori e sindacati.

L’ACCUSA DEGLI INDUSTRIALI. Il presidente dell’Unione industriali di Napoli, Costanzo Jannotti Pecci, è perentorio: «Siamo totalmente contrari a questo progetto». E spiega anche le ragioni della ferma opposizione al disegno di legge che ha avuto come promotore il ministro Roberto Calderoli: «La riforma del titolo V della Costituzione, che passò con un margine risicato alla Camera e non trovò opposizione quando ci fu il referendum, ha avuto conseguenze a dir poco sciagurate. Ma a quanto pare adesso non si tiene conto di quell’errore e, anzi, ci si è incamminati su una strada che con ogni probabilità, anche se non ce lo auguriamo, provocherà una frattura ulteriore. Ci auguriamo che almeno in tema di sanità si accantoni l’idea dei livelli essenziali di prestazione a favore di livelli omogenei di prestazione: i diritti su questo ambito devono essere uguali per tutti». Un tema, quello dell’autonomia differenziata, che sta animando anche la discussione interna a Confindustria: «La questione appassiona poco il mondo dell’impresa del Nord, perché gli imprenditori sono consapevoli che soltanto se il Sud riparte le loro aziende andranno meglio. Credo che in questo momento sia solo una battaglia con finalità elettorali. Ma l’Italia, in questo momento, non ha bisogno di ulteriori divisioni».

LA FERMA OPPOSIZIONE DEI SINDACATI. Il tutto mentre oggi pomeriggio è in programma il presidio di associazioni, comitati e sindacati a piazza del Plebiscito. Nicola Ricci, segretario generale della Cgil Napoli e Campania, è chiaro: «Vogliamo lanciare un segnale chiaro al Parlamento, attraverso la Prefettura, per ribadire la nostra contrarietà al disegno di autonomia differenziata». Secondo l’esponente sindacale «il ministro Calderoli punta a concretizzare il suo obiettivo, che è quello di favorire il Nord. Anche perché se l’autonomia dovesse passare così com’è, il gettito fiscale rimarrà per il 90-95 per cento nelle regioni laddove è stato prodotto. La Lombardia, ne ha uno pari a circa a 70 miliardi rispetto alla Campania, che ha un gettito fiscale di 18 miliardi: è evidente la disparità che si creerebbe». Per Ricci «arrivare all’approvazione del ddl Calderoli prima di ragionare sui Lep, così come si intende faremo avrebbe effetti devastanti. Oggi, al netto del ddl sull’autonomia, i livelli essenziali delle prestazioni non sono uguali per tutti i cittadini del nostro Paese, in particolare per quanto riguarda il diritto alla salute. Stabilire a priori i Lep porterebbe stabilire le risorse da mettere in campo. Se questo Governo volesse davvero governare all’insegna dell’uguaglianza, dovrebbe definire i Lep, pianificare le risorse occorrenti, ridare al Mezzogiorno quanto necessario, certificare se al Sud sono in arrivo davvero il 40 per cento dei fondi del Pnrr e ritirare il Calderoli bis». E in piazza ci sarà anche la Uil Campania. «C’è stato un grande impegno da parte nostra, anche con il comparto scuola, nella raccolta di firme per cambiare il ddl Calderoli che non fa altro che acuire le distanze e le diseguaglianze tra Nord e Sud del Paese» dice Giovanni Sgambati, segretario generale della Uil di Napoli e della Campania. «L’autonomia differenziata, così come è concepita, mette in ginocchio comparti importantissimi come la scuola, la sanità, a partire dai lep, che sono servizi primari, ma soprattutto diritti fondamentali per i cittadini. Con questa legge si colpiscono fortemente le regioni meridionali, amplificando le distanze tra le due parti del Paese e tra cittadini del Nord e del Sud» sottolinea.

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