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Sindaci, la protesta degenera: De Luca insulta Meloni

Sindaci, la protesta degenera: De Luca insulta Meloni

ROMA. Cartelli di protesta, tensione con la polizia nei pressi di Palazzo Chigi, il grido di “fascisti, fascisti” e poi il canto di “Bella ciao”. È successo di tutto ieri mattina alla manifestazione a Roma contro l’autonomia differenziata e per lo sblocco dei fondi europei di coesione e sviluppo convocata da Vincenzo De Luca. In piazza col governatore-capopolo centinaia tra sindaci, amministratori e sindacalisti della Campania, arrivati con più di 20 pullman un po’ da tutta la regione, che danno vita ad un vero e proprio corteo anti-governativo: istituzioni contro istituzioni.

IL PALCO A PIAZZA SANTI APOSTOLI. Sul palco allestito a piazza Santi Apostoli, al fianco di De Luca in prima fila ci sono, tra gli altri, il sindaco di Caserta e presidente dell’Anci Campania, Carlo Marino, il primo cittadino di Benevento e leader di Noi di Centro, Clemente Mastella, il sindaco di Salerno, Vincenzo Napoli e una delegazione di fasce tricolori pugliesi. Un breve intervento da parte del governatore, poi si dirigono tutti verso il ministero per la Coesione di Raffaele Fitto con l’obiettivo di ottenere un incontro. «Siamo qui per fermare questa ipotesi di autonomia differenziata e per chiedere lo sblocco dei Fondi di sviluppo e coesione. Il Governo calpesta il Sud», attacca De Luca.

«OPERAZIONE VERITÀ, SUD PENALIZZATO». «Intendiamo bloccare il racconto infame per il quale al Nord c’è la virtù e al Sud ci sono i miserabili e i cialtroni. Questa storia deve finire», tuona il presidente campano, che ripete per l’ennesima volta la necessità di fare «un’operazione verità, spiegare che al Mezzogiorno oggi arrivano meno risorse: il 25% in meno di spesa sanitaria, meno posti letto, meno medici e questa storia deve finire. Noi riteniamo che la spesa aggiuntiva vada indirizzata al Sud».

IL CORTEO A PALAZZO CHIGI, LA TENSIONE CON LA POLIZIA. Ma al Ministero della Coesione, com’è noto già da giorni, non c’è nessuno: in quel momento Fitto è con la premier Giorgia Meloni in Calabria per firmare proprio il primo patto di coesione con una Regione del Sud. A quel punto il corteo si sposta con l’obiettivo di arrivare a Palazzo Chigi, dove viene ovviamente bloccato dalle forze dell’ordine che impediscono loro l’ingresso su piazza Colonna. Qui si registrano momenti di tensione con la polizia: urla e spintoni, volano parole grosse. La piazza intona “Bella ciao”. «I sindaci sono stati fronteggiati dai poliziotti e attaccati con i loro scudi, al punto che alcuni di loro sono caduti. Presenteremo un’interrogazione al ministro Piantedosi», denunciano il deputato napoletano di Avs, Francesco Emilio Borrelli, e il collega Angelo Bonelli, presenti al corteo assieme alla senatrice del Pd Susanna Camusso.

DE LUCA A MONTECITORIO. Solo De Luca viene autorizzato a passare: riesce a fatica a superare il cordone di agenti di polizia e a dirigersi verso l’ingresso di Palazzo Chigi, nel frattempo chiuso per ragioni di sicurezza. «A Roma sono scomparsi tutti quanti, sapevano da 12 giorni che saremmo venuti», commenta il governatore con i cronisti che lo seguono. Poi, accompagnato da Borrelli, si dirige verso la Camera dove entra a Montecitorio. Ma anche da qui esce a mani vuote.

IL CORTEO VERSO LA PREFETTURA, INCONTRO COL PREFETTO. A quel punto, al grido di “De Luca, De Luca”, il corteo di fasce tricolori si sposta dalla Camera in direzione della Prefettura di Roma. «Al ministero di Fitto sono tutti latitanti, non c’è nessuno: non c’è il ministro, non ci sono i sottosegretari, non c’è il capo di gabinetto...forse sono in ferie o a giocare a tennis. Allora ci riceve il prefetto. Ci faremo questa bella passeggiata risalendo via del Corso», dice De Luca che poi viene ricevuto dal prefetto della Capitale, Lamberto Giannini, assieme a una delegazione di dieci sindaci. «È andata bene», dive De Luca uscendo dalla Prefettura. «Abbiamo avuto la possibilità di parlare col prefetto e lasciargli un messaggio da rivolgere al Meloni e al Governo», spiega uno dei sindaci della delegazione ricevuta dal prefetto.

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