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06 Aprile 2024 - 08:38
Pesa lo strappo sulle primarie a Bari, Conte: così è difficile collaborare. Schlein: i pentastellati aiutano la destra. I testimoni dell’inchiesta: ecco come ci pagavano per i voti
ROMA. È scontro totale tra Pd e M5S dopo la decisione di Giuseppe Conte (nella foto con Elly Schlein) di rinunciare alle primarie del centrosinistra a Bari: «Se non ritirano le accuse di slealtà diventerà sempre più difficile lavorare con il Pd», dice il leader M5S. Le primarie fra Vito Leccese, capo di gabinetto del sindaco uscente Antonio Decaro, e il “civico” di sinistra Michele Laforgia, sono saltate dopo che una nuova inchiesta giudiziaria per corruzione elettorale ha messo in luce pratiche di compravendita dei voti tutte da provare sul piano giudiziario che fanno riferimento a un’area interna al centrosinistra barese, tanto da costringere alle dimissioni immediate Anita Maurodinoia, l’assessora ai Trasporti della Regione Puglia presieduta da Michele Emiliano.
TELEFONATA CONTE-SCHLEIN. Conte ha spiegato di aver telefonato mercoledì alla Schlein sottolineando che «se la situazione si fosse compromessa e che se ci fossero state nuove inchieste non saremmo stati disponibili a far finta di nulla proseguendo con le primarie». Sta di fatto che il centrosinistra rischia di andare al voto alle Comunali con due candidati. «Non accettiamo mancanze di rispetto e nessuno si può permettere di dire che il M5S è sleale», attacca Conte. Secca la replica della segretaria Pd, Schlein, che a Bari dice ai suoi: «Conte aiuta la destra. A differenza di altri, io mantengo la parola data».
L’INCHIESTA GIUDIZIARIA. Intanto continuano le indagini sulla presunta compravendita di voti rivelata dall’inchiesta della Procura di Bari, che ha portato ad 8 arresti per corruzione elettorale in due tornate amministrative nei comuni di Grumo Appula e Triggiano, coinvolgendo l’assessora regionale Anita Maurodinoia che è indagata e che si è dimessa dall’incarico e anche dal Pd. Ci sarebbero due testimoni che avrebbero rivelato il presunto sistema per raccogliere voti. I due hanno raccontato di essere stati contattati «una settimana prima delle elezioni per chiedere loro di passare dal comitato qualora fossero stati interessati a fare i rappresentanti di lista per conto» di uno degli indagati, «con l’intesa che sarebbero stati richiamati dopo le elezioni per ricevere il compenso pattuito in 50 euro pro capite». Nell’inchiesta sono coinvolti, tra gli altri, il marito dell’ex assessora, Sandro Cataldo, e il sindaco di Triggiano (sospeso dal prefetto), Antonio Donatelli, entrambi ai domiciliari. Secondo il gip «Cataldo sapeva di essere intercettato».
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