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16 Ottobre 2017 - 19:29
Nessun dubbio sulla prova regina. Le motivazioni della condanna all'ergastolo per il muratore di Mapello, accusato del delitto aggravato della 13enne Yara Gambirasio
Nessun dubbio sulla prova regina: il Dna è di Massimo Bossetti. Con queste motivazioni i giudici d'appello di Brescia spiegano la condanna all'ergastolo per il muratore di Mapello, accusato del delitto aggravato della 13enne Yara Gambirasio. Nella sentenza d'appello dello scorso 17 luglio, che ha confermato il massimo della pena già inflitto in primo grado, la corte evidenzia inoltre che sulla traccia genetica - la traccia mista di Bossetti e di Yara trovata sugli slip e i leggings della vittima - non può essere effettuata una perizia, come chiesta più volte dalla difesa degli imputati.
"Quello che è certo, in ogni caso, - si legge nelle motivazioni - è che non vi sono più campioni di materiale genetico in misura idonea a consentire nuove amplificazioni e tipizzazioni; si deve, quindi, ribadire ancora una volta e con chiarezza che una eventuale perizia, invocata a gran voce dalla difesa e dallo stesso imputato, non consentirebbero nuove amplificazioni e tipizzazioni, ma sarebbe un mero controllo tecnico sul materiale documentale e sull'operato del Ris".
Per la corte d'appello di Brescia presieduta da Enrico Fischetti, il Dna costituisce la prova granitica contro l'imputato, una certezza che si sarebbe formata durante il dibattimento. "Pertanto, - si evidenzia nelle motivazioni - deve ritenersi che la doglianza della difesa circa la violazione dei principi del contraddittorio e delle ragioni difensive sia del tutto infondata".
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