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05 Febbraio 2018 - 19:02
Riguardo all'unica ragazza tra i sei migranti feriti a colpi di pistola nel raid razzista, «non voleva colpire la donna, non era un suo bersaglio» ha detto l'avvocato
L'intenzione iniziale di Luca Traini, nelle dichiarazioni spontanee rese agli investigatori dopo il fermo, era quella di andare in tribunale ad uccidere Innocent Oseghale, il nigeriano in carcere per la morte di Pamela Mastropietro, fatta a pezzi e chiusa in due trolley trovati a Pollenza. «Questo è quello che lui ha detto, il suo intendimento era questo» ha spiegato il procuratore di Macerata, Giovanni Giorgio.
Il 28enne italiano fermato per il raid xenofobo di sabato scorso ha poi cambiato idea e dato vita al raid per le strade di Macerata. Ma la morte di Pamela è la causa scatenante. «Ha detto che, dopo aver sentito alla radio come era stata trattata, ha deciso di doverla vendicare», ha aggiunto il procuratore.
Riguardo all'unica ragazza tra i sei migranti feriti a colpi di pistola nel raid razzista, «non voleva colpire la donna, non era un suo bersaglio» ha detto l'avvocato. «Voleva sapere il numero preciso dei feriti, visto che in carcere girava la voce che erano tra gli 8 e gli 11. Gli ho risposto che i feriti erano sei, cinque uomini e una donna. “Una donna?" Mi ha detto sorpreso. “Non volevo colpire una donna"».
Il legale ha confermato che intende chiedere la perizia psichiatrica per il 28enne.
Intanto, attraverso le parole del procuratore di Macerata, emerge che Traini avrebbe sparato colpi anche contro altri migranti riusciti a salvarsi. «Ha esploso altri colpi in danno di almeno tre persone, riuscite a sottrarsi ai colpi» ha riferito Giovanni Giorgio.
Nelle dichiarazioni spontanee rese agli investigatori, l'uomo avrebbe fatto riferimento alla politica e all'immigrazione. «Ha detto che il suo gesto - ha continuato il procuratore - era finalizzato a condannare una politica che favorisce una così cospicua presenza di immigrati sul nostro territorio».
Domani si terrà l'udienza di convalida del fermo.
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