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05 Febbraio 2018 - 19:11
Da consigliera regionale in Lombardia a deejay a New York
Da consigliera regionale in Lombardia a deejay a New York. È questa la parabola di Nicole Minetti, imputata insieme a Emilio Fede nel processo d'appello bis che si è aperto oggi a Milano, con la lettura della relazione introduttiva. «La Minetti sta lavorando a New York come deejay, torna in Italia per trovare la sua famiglia ed è fiduciosa di poter risolvere la sua situazione, vuole che sia fatta giustizia», spiega l'avvocato Paolo Righi che la difende insieme al collega Pasquale Pantano. «Minetti non ha più ambizioni politiche, per lei la politica è un capitolo chiuso», sottolinea il legale.
Il processo d'appello deve essere ricelebrato dopo che la Cassazione ha riconosciuto un «vuoto motivazionale grave» rispetto alla prima sentenza d'appello con cui Fede è stato condannato a quattro anni e dieci mesi e la Minetti a tre anni per il caso Ruby. Le motivazioni d'appello - scrive la Cassazione - presentano motivi di illogicità manifesta perché mancano i necessari riferimenti alle condotte con le quali si sarebbe dovuta accertare la responsabilità specifica, concreta, degli imputati. Inoltre, sempre secondo la Cassazione, non si possono trarre elementi di certezza dalle dichiarazioni delle ragazze presenti alla serate di Arcore perché «riferiscono solo del sistema in voga ad Arcore al quale esse avrebbero assistito».
Il sostituto procuratore Daniela Meliota, che parlerà nella prossima udienza fissata il 5 marzo, con il suo intervento dovrà colmare i vuoti motivazionali della precedente sentenza. Dopo di lei prenderanno la parola i difensori, quindi i legali delle parti civili Ambra Battilana, Fadil Imam e Chiara Danese. Per ora i giudici hanno fissato una sola data. «Siamo rimasti sorpresi - chiosa Righi, difensore della Minetti - che sia stata fissata una sola udienza per spiegare le gravi carenze motivazionali, vogliono fare in fretta».
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