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I vescovi: famiglia minata da unioni omosex e divorzio breve

I vescovi: famiglia minata da unioni omosex e divorzio breve

Bagnasco all'attacco: insegnamento della parità di genere a scuola è colonizzazione ideologica

ROMA. «La famiglia è il perno insostituibile e incomparabile della società», ma è minata da ideologie e leggi che tendono a scardinarla, come quelle «sulle unioni civili e sulle convivenze fra persone dello stesso sesso, sulle adozioni alle coppie omosex, sull'utero in affitto, sul divorzio breve». Il cardinale Angelo Bagnasco tiene a ribadirlo nella prolusione all'assemblea generale della Conferenza episcopale italiana, aperta ieri nell'aula del Sinodo in Vaticano da papa Francesco. «Nell'orizzonte parlamentare va avanti il disegno di legge delle cosiddette unioni civili e delle convivenze», ricorda Bagnasco, che «conferma la configurazione delle unioni civili omosessuali in senso paramatrimoniale. Tale palese equiparazione viene descritta senza usare la parola "matrimonio", ma in modo inequivocabile. Questa equiparazione riguarda anche la possibilità di adozione, che per ora si limita all'eventuale figlio del partner: è evidente che, come è successo in altri Paesi, l'adozione di bambini sarà estesa senza l'iniziale limitazione».

CRISI. «La preoccupazione fondamentale della gente resta l'occupazione»: è quanto sottolinea il cardinale. «I segnali di ripresa sembrano essere reali nella macroeconomia - osserva l'arcivescovo di Genova - ma la disoccupazione resta la piaga del nostro tempo e noi restiamo meravigliati di come in tale situazione molte famiglie riescano a tirare avanti". Osserva il cardinale Bagnasco: «Se da una parte ascoltiamo i messaggi di svolta e di fiducia che provengono da politici ed esperti, dall'altra non vediamo i disoccupati diminuire, né i giovani entrare finalmente nel mondo del lavoro». «Sappiamo che la realtà è più complessa delle rappresentazioni generali e affrettate, che il mercato del lavoro è cambiato su scala planetaria, che le ricadute positive sull'economia reale richiedono tempo rispetto ai movimenti positivi - premette - E sappiamo che oggi si richiede maggiore flessibilità, disponibilità e inventiva da parte di tutti. Ma tutto ciò non cambia la realtà visibile di una disoccupazione ancora amplissima e in certe zone crescente». Soprattutto , avverte Bagnasco, «non si deve radicare in nessuno, a cominciare dai più giovani, il sentimento della sfiducia e della rassegnazione».

MIGRANTI. Sul tema l'Italia «ha fatto non poco, attraverso le sue istituzioni politiche, civili e militari, anche se a volte tra non poche polemiche», fa notare Bagnasco dicendo no «alle alternative demagogiche o peggio». Quanto alla Ue, osserva che «l'Europa sembra aver dato un colpo, quello che da anni si è atteso e forse si doveva pretendere: certe normative europee sembrano non tanto garantire il bene comune, ma piuttosto gli interessi di pochi - stigmatizza il cardinale - Il colpo dato, in verità, è flebile ma sembra riconoscere che i Paesi membri sul mare sono la porta di casa e quindi nessuno se ne può disinteressare».

SCUOLA. «Molto si è discusso sulla 'buona scuola' e le tensioni si sono manifestate sia sulla volontà di cambiamento, sia sulle forme e sui tempi: il buon senso e la storia suggeriscono di trovare delle sintesi in tempi ragionevoli, magari distinguendo temi e obiettivi», è l'indicazione che arriva dal cardinale Bagnasco. Una scuola che deve essere «libera, lontana da schemi statalisti e antiliberali, da indottrinamenti e colonizzazioni ideologiche». Bagnasco sottolinea che «il futuro passa attraverso l'educazione delle giovani generazioni» e chiede «strutture più giuste e adeguate per sedi e organici; un'istruzione solida ed essenziale; una formazione professionale stimata e sostenuta; in una parola, un'educazione integrale per tutti». Il presidente della Cei reclama «una scuola libera, non perché sganciata dal sistema scolastico nazionale ma perché scelta dai genitori, primi e insostituibili educatori dei loro figli. Sarebbe il tempo - ricorda - di attuare quanto previsto dalla legge nel 2000 a proposito del sistema italiano della pubblica istruzione, nel quale sia la scuola statale sia le scuole paritarie vengono riconosciute a pieno titolo come pubblico servizio. In questa prospettiva, si giustifica il 'bonus' per i genitori da utilizzare nella scuola prescelta».

OMOFOBIA. «Prevedere l'insegnamento della parità di genere in tutti gli istituti scolastici sembra rappresentare l'ennesimo esempio di quella che Papa Francesco ha definito colonizzazione ideologica». «Educare al rispetto di tutti, alla non discriminazione e al superamento di ogni forma di bullismo e di omofobia è doveroso, lo abbiamo sempre affermato: rientra nei compiti della scuola - premette Bagnasco - Ma l'educazione alla parità di genere, oggi sempre più spesso invocata, mira in realtà a introdurre nelle scuole quella teoria in base alla quale la femminilità e la mascolinità non sarebbero determinate fondamentalmente dal sesso, ma dalla cultura».

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