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23 Maggio 2015 - 18:32
L'Onu esprime «grande preoccupazione»
DAMASCO. Una bandiera nera dello stato islamico che sventola sulle rovine di Palmira, è quanto si vede nelle foto che stanno circolando sui social, da Facebook a Twitter, postate dai jihadisti, dopo l'occupazione della città siriana, espugnata dai militanti anti Assad. I militanti dell'Isis giovedì scorso avevano fatto irruzione all'interno del museo, ma non hanno sottratto nulla in quanto gran parte dei reperti è stata trasferita in un luogo sicuro, ha rivelato intantoMaamoun Abdulkarim, archeologo a capo del dipartimento delle Antichità di Damasco, nel corso di una conferenza stampa.
I jihadisti, che hanno preso il controllo di Palmira giovedì, «lo stesso giorno» sono entrati nel museo, «hanno rotto delle repliche in gesso, sono ritornati venerdì, hanno chiuso le porte e posto delle guardie di fronte», ha dichiarato Abdulkarim.
SI MUOVE l'ONU. I membri del Consiglio di Sicurezza hanno manifestato la loro grande preoccupazione rispetto alla protezione del Sito Patrimonio dell’Unesco di Palmira nonché per la sistematica distruzione del patrimonio culturale in Iraq e Siria, perpetrata dall’Isis attraverso la distruzione mirata di reperti e siti religiosi in entrambi i Paesi. «Il pronunciamento del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è un risultato importante frutto dell'azione del governo italiano». Così il ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale Paolo Gentiloni ed il ministro dei Beni ed Attività culturali e turismo Dario Franceschini hanno espresso il proprio plauso per l'iniziativa assunta dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che, su impulso dell'Italia, ha rilasciato un press statement. Ulteriore fonte di preoccupazione per i membri del Consiglio di Sicurezza sono i rischi connessi alle opportunità di finanziamento di attività terroristiche da parte dell’Is e degli altri individui, gruppi ed entità associati con Al-Qaeda, derivanti dal contrabbando di reperti prelevati da siti archeologici, musei, biblioteche e archivi e altri siti del patrimonio culturale iracheno e siriano. Al riguardo, i membri del Cds hanno sottolineato la necessità di assicurare alla giustizia i colpevoli di tali atti.
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