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03 Giugno 2015 - 17:19
Indagato anche il padre dei due rom, per l'uomo il reato di concorso in omicidio volontario
ROMA. È stato convalidato il fermo del 17enne rom bloccato insieme al fratello, dopo una breve latitanza, per il tragico incidente di Boccea a Roma. Per il 19enne l'interrogatorio si terrà domani a Regina Coeli, mentre per il 17enne si è svolto nel Centro di Giustizia minorile di via Virginia Agnelli.
«Il gip ha convalidato il fermo e ha disposto la misura della custodia cautelare in carcere - ha detto l'avvocato Antonio Gugliotta, difensore del 17enne - Il mio assistito ha risposto alle domande, le sue dichiarazioni non collidono con quelle del padre ma collimano perfettamente e ha detto che erano in quattro sulla macchina. Ha dichiarato che guidava lui e che dietro c'erano il fratello e la sua convivente. In macchina c'era anche il padre».
A quanto riferito dal difensore, il ragazzino ha detto al magistrato di essersi «spaventato perché in una precedente occasione aveva preso le botte dalla polizia e pensava di prenderle anche questa volta visto che non aveva patente e assicurazione». «Era terrorizzato e per questo si è lanciato in questa folle corsa», ha aggiunto, spiegando che il 17enne "non ha saputo fornire una spiegazione logica al suo comportamento. Ha detto di essere impaurito e forse di aver toccato l'acceleratore invece del freno, ma questo non è chiaro, faremo una perizia. Ha raccontato anche che il fratello da dietro lo strattonava dicendogli di fermarsi, che gli gridava 'disgraziato', anzi bastardo, e che si voleva buttare dalla macchina».
Il ragazzo «ha anche spiegato che la macchina era la sua e che l'aveva comprata dieci giorni prima per 700 euro: era un catorcio, non poteva andare a 180 kmh». D'altra parte, «gli avevano già sequestrato un altro veicolo e forse temeva che gli sequestrassero anche questo». Il difensore ha poi riferito che il 17enne «ha un precedente ingresso qui (centro di prima accoglienza Virginia Agnelli) per un furtarello e delle denunce a piede libero».
A chi gli chiedeva se il minore si fosse reso conto di quanto fatto, Gugliotta ha risposto: «Non credo, il problema infatti è proprio questo. Faremo delle richieste soprattutto finalizzate ad accertare il grado di maturità del ragazzo», che, ha aggiunto, «oggi era terrorizzato e tremava». Il 17enne è però pentito. «Ha detto: chiedo perdono a queste persone. Era addolorato, dispiaciuto», ha assicurato il legale. Quanto ai giorni di fuga, i due fratelli «sono stati all'addiaccio - , ha raccontato l'avvocato - Lui ha detto di essere andato a piedi a Fregene e di avere vissuto nella macchia e di non avere mangiato».
Intanto la procura di Roma ha iscritto nel registro degli indagati proprio il padre dei due rom, ipotizzando per l'uomo il reato di concorso in omicidio volontario. A disporre il provvedimento è stato il procuratore aggiunto Pier Filippo Laviani. Attraverso il provvedimento, la procura cerca di identificare il quarto uomo che si è detto fosse nell'auto investitrice: non si sono raccolti infatti al momento sufficienti indizi per stabilire se questo misterioso quarto uomo fosse effettivamente a bordo della vettura oppure no.
I due giovani sono stati fermati dalla polizia lunedì scorso con l'accusa di concorso in omicidio volontario perché considerati a bordo dell'auto che ha travolto nove persone, uccidendo una 44enne filippina Corazon Abordo. In manette subito dopo l'incidente era già finita la moglie, anche lei 17enne, del minore.
Oggi tornano in piazza anche i comitati di quartiere. Alle 17.30 fuori della stazione metro di Battistini i residenti si ritroveranno per protestare contro il degrado e chiedere la chiusura dei campi rom di via Cesare Lombroso e via della Monachina. Una manifestazione alla quale è annunciata anche la partecipazione di Casapound e che fa salire la preoccupazione per l'ordine pubblico.
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