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03 Giugno 2018 - 21:45
La terapia che potrebbe in breve cambiare la pratica clinica illustrata al congresso americano di oncologia a Chicago. Un test di 21 geni attraverso il quale si possono usare informazioni genomiche per decidere al meglio sui trattamenti nelle donne ai primi stadi del cancro
ROMA. La chemio dopo l’intervento potrebbe essere evitabile per il 70% delle donne colpite dalla forma di tumore al seno più frequente, se si utilizzasse un test di 21 geni. È la conclusione di un maxi studio statunitense di fase III presentato a Chicago al meeting annuale dell’American Society of Clinical Oncology nella sessione plenaria più importante. Il lavoro ha arruolato 10.273 donne con il tipo più comune di cancro, cioè con recettori ormonali positivi, Her2 negativo, e con linfonodi ascellari negativi. E gli autori sono arrivati alla conclusione che potrebbe in breve cambiare la pratica clinica, perché non hanno trovato alcun miglioramento nella sopravvivenza libera da malattia quando la chemio era somministrata in aggiunta alla terapia ormonale. «Questo significa che possiamo limitare la chemio al 30% delle donne per le quali già possiamo prevedere che ne trarranno beneficio» dice l’autore principale dello studio, Joseph A. Sparano, direttore della Clinical Research dell’Albert Einstein Cancer Center and Montefiore Health System di New York. «Questi dati - commenta Harold Burstein, esperto Asco - forniscono l’evidenza a dottori e pazienti che possono usare informazioni genomiche per decidere al meglio sui trattamenti nelle donne ai primi stadi del cancro. Significa che migliaia di donne potranno evitare la chemio con tutti i suoi effetti collaterali pur mantenendo eccellenti risultati a lungo termine».
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