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Bagnara. Il restauro
22 Giugno 2024 - 18:31
Inaugurazione della tela restaurata
BAGNARA. Il dipinto di scuola napoletana “Giuditta e Oloferne”datato tra la seconda metà del ‘600 e gli inizi del ‘700 è tornato nella sacrestia dell’antica Arciconfraternita Maria Santissima del Rosario, a Bagnara Calabra, dopo un restauro durato un anno e mezzo realizzato dall’ Università della Tuscia.
“La pulitura – dice al ROMA la storica dell’arte Paola Pogliani, che ha diretto l’équipe interdisciplinare - ha messo in evidenza elementi alterati dal tempo e ristabilito l’ equilbrio cromatico voluto dall’autore. Questo ci ha permesso di considerare l’opera di scuola napoletana, di Massimo Stanzione o di Artemisia Gentileschi”. Fra il 1621 e il 1625 Guido Reni realizzò un dipinto con lo stesso soggetto, l’uccisione del generale assiro Oloferne da parte di Giuditta, che venne copiato dall’allievo Ercole de Maria. Da questo secondo quadro deriva la copia di grande qualità pittorica, commissionata dalla nobile famiglia Ruffo di Bagnara e collocata dal 1873 nell’Arciconfraternita, divenuta tale grazie a Ferdinando II di Borbone nel 1854.
Nei secoli, fino a oggi, l’istituzione ha svolto un’importante funzione spirituale e sociale. E per il restauro del quadro, conservato nella sua sacrestia, si è mobilitata l’intera comunità del centro calabrese: la Chiesa, con l’Ufficio diocesano per i beni culturali, l’Ordine Costantiniano di San Giorgio, con il delegato vicario Aurelio Badolati, l’Associazione Uccio Lopresto, famiglie di antica discendenza che all’Arciconfraternita appartengono da generazioni, come quella di Carlo Parisio, l’Università della Calabria, con la docente di restauro Anna Arcudi, la Soprintendenza di Reggio Calabria.
Insieme per recuperare un simbolo. “E’ un’ opera identitaria – dice la professoressa Pogliani – riconosciuta come tale dallacomunità e dall’ Arciconfraternita. La nostra è stata una restituzione (avvenuta in affollato convegno il 14 giugno, ndr). Abbiamo lavorato coinvolgendo la comunità e il liceo di Bagnara, informando sulle fasi del restauro”. Al restauro hanno lavorato per la loro tesi di laurea in Conservazione e restauro di Beni culturali due studentesse calabresi: Chiara Campanella e Azaria Rovere.
“Abbiamo dovuto rimuovere strati di pittura che ostacolavano la corretta lettura del dipinto -spiegano orgogliose - il restauro ha fatto apparire dettagli che prima non si vedevano, come le tende dell’ accampamento di Oloferne, i soldati che si ristoravano, e particolari sulla morte di Oloferne, che è raffigurata come già avvenuta”.
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