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Il caso
20 Settembre 2024 - 09:23
ROMA. Prima lo stop alla somministrazione gratuita di un anticorpo monoclonale contro la bronchiolite ai neonati nelle Regioni in piano di rientro, che si trovano prevalentemente al Sud; poi, esploso il caso, la precipitosa marcia indietro del ministero della Salute.
LA DENUNCIA E L’ESPLOSIONE DEL CASO. Si configura come un vero e proprio pasticcio quello venuto alla luce dopo la denuncia del presidente della commissione Bilancio della Regione Puglia, Fabiano Amati: «La lettera dice cose impossibili da credere - afferma Amati -. Dice che un innovativo anticorpo monoclonale contro la bronchiolite, causata dal virus respiratorio sinciziale, non può essere somministrato gratuitamente ai neonati e bambini di Puglia, Abruzzo, Molise, Campania, Calabria e Sicilia, mentre può essere tranquillamente somministrato ai neonati e bambini di tutte le altre regioni».
LA MARCIA INDIETRO DEL MINISTERO. Esploso il caso, lo stesso Ministero è corso ai ripari, facendo sapere di avere già avviato i contatti con l’Aifa al fine di rendere disponibile in tutte le Regioni, a carico del Servizio sanitario nazionale e dunque senza oneri per i cittadini, l’anticorpo monoclonale Nirsevimab contro il virus respiratorio sinciziale nei bambini, che può evolvere in casi di bronchiolite anche gravi.
IL FARMACO NON INCLUSO NEI NON È INCLUSO NEI LIVELLI ESSENZIALI DI ASSISTENZA. Il problema nascerebbe dal fatto che questo farmaco innovativo non è incluso nei Livelli essenziali di assistenza (Lea), e dunque cozzerebbe contro una normativa restrittiva per le Regioni in piano di rientro che rende difficoltosa l’erogazione di farmaci non compresi nei Lea attraverso una decisione autonoma da parte di queste Regioni. Proprio per superare questa difficoltà normativa, ieri si è tenuta una riunione al Ministero tra i dipartimenti della Prevenzione e della Programmazione.
L’OPPOSIZIONE A TESTA BASSA. In ogni caso, la marcia indietro non è servita ad evitare l’esplosione delle polemiche: «La vicenda del vaccino contro la bronchiolite, al netto della precipitosa retromarcia del Ministero, prefigura il funzionamento concreto dell’autonomia differenziata», avverte Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva alla Camera. Mentre per la senatrice napoletana del Pd, Valeria Valente, «escludere il Nirsevimab dalle Regioni in piano di rientro è una punizione inaccettabile per i più deboli, che crea cittadini di serie B, bambini di serie B. La sanità nel Mezzogiorno è già al collasso e l’autonomia differenziata rischia di peggiorare ulteriormente la situazione».
Giuseppe Sommese, leader campano di Azione e Presidente della Prima commissione permanente del consiglio regionale della Campania, parla di «sconcerto. Un fatto vergognoso e anticostituzionale. Oggi si colpiscono i bambini del Sud, il nostro futuro, con buona pace della infinita retorica del Governo stesso sulla famiglia». Il deputato democratico Piero De Luca accusa: «Ancora una volta il Governo determina condizioni differenti nell’accesso ai servizi pubblici essenziali. È civile un Paese che nega pari cure sanitarie per questioni contabili creando bimbi di serie A e bimbi di serie B?».
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