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Professoressa picchiata
17 Novembre 2024 - 13:19
il parroco della Chiesa del SS. Salvatore a Scanzano (Castellammare di Stabia), don Catello Imperato
CASTELLAMMARE DI STABIA. L'unica voce che oggi si leva sulla vicenda dell'aggressione alla professoressa della succursale della scuola "Salvati" a Scanzano è quella di don Catello Imperato, parroco del Santissimo Salvatore, nel cuore del quartiere dove mamme e papà in branco, giovedì scorso, hanno assaltato l'istituto e picchiato selvaggiamente la docente, finita in ospedale con trauma cranico, e ferendo il padre che la difendeva. L'omelia del sacerdote, drivolta a famiglie e bambini presenti alla messa del mattino, ha condannato la "giustizia-fai-da-te". La "spedizione punitiva" è stata disapprovata ieri anche dal sindaco di Castellammare di Stabia, Luigi Vicinanza, e dai sindacati, dai partiti e dal ministro dell'Istruzione, Giuseppe Valditara, che ha ordinato una ispezione nell'istituto per appurare i fatti. Mentre procedono le indagini sulle accuse dei genitori contro la prof con l'analisi delle immagini e chat contenute nei cellulari degli assalitori.
Don Catello, ci sono questa mattina in chiesa le mamme dell'assalto?
«No».
Ma lei ha individuato chi sono i ragazzini coinvolti nella vicenda?
«Non so ancora chi sono».
Cosa pensa di questa vicenda?
«Come ho detto dall'altare, oggi abbiamo tutti tanta fretta. Ci affidiamo ai social e non aspettiamo i tempi necessari a fare chiarezza, preferendo farci giustizia da soli, subito. Ma è sbagliato»
Lei vive in un contesto sociale particolarmente disagiato, qui le famiglie sono unite o disgregate?
«La disgregazione sociale è diffusa ormai a 360 gradi, ma qui è amplificata dalla povertà e dal grande abbandono. La speranza è che con questa nuova amministrazione qualcosa cambi perché vedo tutti molto motivati. Le luci non sono tutte spente».
Ma qui avverte un clima di paura tra gli adulti, tra i bambini?
«Non dobbiamo ingigantire queste impressioni. I bambini di Scanzano vivono il quartiere con tranquillità. Qui non è l'inferno, anche con tutti i bisogni sociali esistenti».
Tuttavia un assalto in branco a una scuola media non si era mai registrato...
«Il branco si è formato prima in chat e poi la cosa è degenerata in azione fisica. Perché non si è voluto aspettare i tempi delle indagini. La violenza non è ammissibile e rischia di provocare un danno per tutti».
Si profila all'orizzonte, già domani, una protesta e un braccio di ferro tra istituzioni e famiglie. Quale azione di ricucitura e pacificazione lei auspica adesso?
«In Chiesa non ho incontrato i protagonisti del raid, ma bisognerà incontrali, ascoltare e accertare i fatti. La terapia è sempre quello della fiducia, della verità, che richiede di aspettare. Bisogna dialogare, mai agire con la violenza, non mi stancherò di dirlo. Immagino che ora da parte di chi ha agito illegalmente ci sarà la fase di difesa, ma la verità emergerà quando ciascuno avrà fiducia in chi giudica».
Cosa vuole dire agli insegnanti della scuola "Salvati"?
«Non mollate. So che sono demoralizzati. Ma purtroppo ciò a cui abbiamo assistito fa parte di un contesto di crisi generale di fiducia delle persone nelle istituzioni: accade nelle amministrazioni pubbliche, nella scuola, negli ospedali e anche nelle chiese».
Di cosa ha bisogno questo quartiere?
«Di maggiore attenzione sociale, un bisogno che una singola istituzione, come la Chiesa o la scuola, non riesce a colmare, per questo le istituzioni tra loro - tutte - devono dialogare».
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