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malasorte per gli ammalati
03 Gennaio 2025 - 08:22
Pimonte, la struttura "Casa di Maria"
PIMONTE. Il paradosso della sanità in Campania si manifesta quando si decide che una struttura d’eccellenza debba essere chiusa. È quanto accadrà da qui a una decina di giorni a Pimonte, per “Casa di Maria”, dove sono ospitate 17 persone bisognose di assistenza riabilitativa per problematiche della salute mentale. Anche il sindaco di Pimonte, Francesco Somma, ha scritto un’accorata lettera al governatore della Campania, Vincenzo De Luca, esprimendo “profondo rammarico e preoccupazione” per la chiusura della “Casa di Maria”, finora convenzionata con l’Asl, e definita, dal primo cittadino-medico, “da anni punto di riferimento per le famiglie e le persone con problematiche di salute mentale”. Somma è un giovane sindaco e un giovane medico, conosce pertanto la condizione dei pazienti che sono ospiti nella struttura del suo Comune e sa quanto potrebbe essere destabilizzante per la loro condizione di fragilità andare incontro al trasferimento traumatico che dovranno affrontare.
Il primo cittadino, però, non si limita a un appello al presidente della Regione, scaricando sull’Ente di Santa Lucia la piena responsabilità dei 17 pazienti e il futuro occupazionale degli operatori sanitari che li assistono. Consapevolmente, Somma si fa sostenitore anche di una proposta alternativa, per lasciare inalterata l’ospitalità a Pimonte dei pazienti. Propone, infatti, il trasferimento di tutti loro in un edificio di proprietà dello stesso Comune, dal momento che sono palesi le ragioni della decisione, esclusivamente di natura economica.
IL DANNO SOCIALE ED ECONOMICO DELLA PICCOLA COMUNITA' DEI MONTI LATTARI
La Casa di Maria, scrive il sindaco, “per la nostra comunità e per l’intero territorio rappresenta un elemento di grande rilevanza sia sul piano economico che sociale. Dal punto di vista economico, ha generato un significativo indotto grazie all’impegno di personale qualificato, la maggior parte del quale è costituita da cittadini di Pimonte, principalmente donne, che difficilmente troveranno un nuovo impiego, soprattutto a causa dell’età. La chiusura della struttura compromette anche l’attività di diversi esercizi commerciali locali che, fornendo cibo e materiali necessari per la gestione della Casa di Maria, contribuiscono al suo funzionamento e, al contempo, all'economia del territorio. Dal punto di vista sociale - prosegue il primo cittadino - il valore della struttura è inestimabile. Gli ospiti della Casa di Maria, persone fragili con problemi di salute mentale, hanno trovato a Pimonte non solo accoglienza, ma anche una comunità che ha favorito il loro inserimento sociale e il loro recupero. La dimensione raccolta del nostro paese ha permesso loro di integrarsi pienamente, ricevendo cure adeguate e, soprattutto, quella vicinanza e calore umano fondamentali per il loro percorso di riabilitazione”.
LA PROPOSTA DEL SINDACO FRANCESCO SOMMA
Secondo il sindaco, “la chiusura di questa struttura non rappresenta soltanto una perdita per il nostro territorio, ma anche un danno irreparabile per queste persone e le loro famiglie, che si vedrebbero private di un luogo in cui hanno trovato supporto e serenità. Confido nella sua sensibilità verso queste problematiche - scrive Somma a De Luca - e la invito a considerare possibili soluzioni per evitare la chiusura della Casa di Maria o per individuare misure che possano salvaguardare tanto i lavoratori quanto gli ospiti della struttura. Come estrema ratio, siamo disponibili a collaborare per individuare un’alternativa, mettendo a disposizione un altro edificio presente nel nostro Comune che potrebbe ospitare la struttura, garantendo continuità ai servizi e alla missione della Casa di Maria”.
LA TESTIMONIANZA DELLA FIGLIA DI UNA PAZIENTE: OBBLIGATA A TRASFERIRE MIA MADRE
PIMONTE. «Mi hanno comunicato che questa mattina alle ore 11,30, mia madre sarà trasferita dalla Casa di Maria all’ospedale riabilitativo per la salute mentale di Nocera Inferiore. Ora mi sto recando là per conoscere la struttura». Carolina B. risponde al telefono con toni apprensivi. È la figlia di una paziente 60enne, ospite da 10 anni nella struttura di Pimonte “Casa di Maria”. «Qui a Pimonte, mia madre si trova benissimo, si è ambientata - aggiunge la signora, che vive in Emilia Romagna - e tutti i pazienti sono stati integrati anche socialmente, oltre al fatto che, grazie alla bravura degli operatori a cui sono affidati, si sentono protetti e in famiglia».
Non è una posizione preconcetta quella che la signora Carolina esprime rispetto ad altre strutture in Campania, ma la donna è preoccupata per le ripercussioni che sua madre, e con essa tutti gli altri pazienti “ad altissima fragilità” potranno subire in seguito al trasferimento imminente.
«Tutti noi familiari nutriamo timori per gli scompensi che potrebbero subire dal passaggio a una diversa struttura, con divesi operatori - e aggiunge - mia madre ha saputo solo poche ore fa del trasferimento. Gli altri pazienti ancora non sanno. So che il sindaco sta cercando per loro un’alternativa, perché sono diventati anche membri integranti della comunità di Pimonte».
Infine, la signora Carolina B. sottolinea come dovrebbero essere più curate «le modalità con cui effettuare certi cambiamenti nelle vite degli ammalati».
«Non così brutalmente - spiega - non come dei “pacchi da spostare” da un luogo all’altro. Speriamo che si trovi un’alternativa che li lasci vivere a Pimonte».
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