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L'era dell'oro
21 Gennaio 2025 - 16:06
Non ha deragliato di un millimetro, ieri, Donald Trump. Ha rilanciato, nel suo discorso d’insediamento, tutte le promesse fatte durante la campagna elettorale, divenute adesso un preciso programma da onorare ad ogni costo. È stato, infatti, davvero poco tradizionale il suo intervento, nient’affatto ‘inclusivo’, toni tutt’altro che concilianti, concetti estremamente concatenati e col solo fine dell’interesse prioritario degli Stati Uniti. Obiettivi enumerati con crudezza, fuori dai denti e confermati senza giri di parole. Decisionismo separato dalla retorica, cui pur ha fatto a tratti ricorso, segnatamente nella romantica ricostruzione storica degli Stati Uniti e della sua missione planetaria. … Insomma, il quarantasettesimo presidente ha ribadito che non verrà meno al patto con i compatrioti che lo hanno riportato alla Casa Bianca. L’America dovrà reagire al declino e riaffermare il proprio ruolo di massima potenza economica e militare del mondo.
Gli Stati Uniti, faro di democrazia e d’inclusione. Ma solo per chi rispetta le regole. Espulsione, quindi, degli emigrati illegali. A cominciare da quelli, irriconoscenti, che non hanno portato negli Usa voglia di lavorare e progresso ma violenza, crimine e droga. Verranno “rispediti nei loro Paesi d’origine, torneranno là da dove vengono”. La lotta al narcotraffico e alla criminalità sarà intensificata con leggi più severe e rafforzando l’azione delle forze dell’ordine con mezzi migliori e leggi più adeguate. Gli Stati Uniti torneranno ad essere la massima potenza globale riducendo la globalizzazione, rilanciando l’industrializzazione sul suolo patrio, diminuendo le importazioni, incrementando l’esportazione, riducendo l’inflazione, regolando le relazioni commerciali sfavorevoli. Un esempio: bisogna - ha sottolineato Trump - che gli americani tornino ad acquistare auto costruite negli Usa che consumino benzina. Basta incentivi al veicolo elettrico, gli Stati Uniti sono il massimo produttore di petrolio e gas e “sfruttino la ricchezza che scorre nel terreno sotto i piedi degli americani”. Purtroppo, l’ecologia viene sacrificata sull’altare dell’interesse economico. Ma è ciò che fanno i cinesi, e non solo loro. Questa la giustificazione addotta.
Sul piano internazionale neppure una parola che valga la pena ricordare sull’Europa. Piuttosto, mòniti agli alleati: vanno ridotti i compiti internazionali che non toccano solo all’America e vanno meglio condivise le spese della sicurezza comune con gli alleati. Gli Usa devono recuperare presenza strategica planetaria e rilanciare la conquista dello spazio. Si accrescerà l’impegno a porre fine alla guerre, segnatamente “quelle che neppure dovevano deflagrare”, come il conflitto in Ucraina. Ieri Vladimir Putin ha, non a caso, sottolineato nuovamente la disponibilità al dialogo.
E ancora. Il cessate il fuoco e l’inizio della liberazione degli ostaggi israeliani costituiscono un significativo viatico per il Medio Oriente. Il pensiero va agli Accordi di Abramo, il successo di Trump, un presidente che “non ha fatto guerre”. Ma l’America – tiene a ribadire - è la più potente nazione del mondo e la pace si difende anche con la forza. Si scoraggerà il potenziale nemico con la forza. Se non bastasse, lo si sconfiggerà con la forza. Un mònito a Pechino, che associa all’espansionismo commerciale quello strategico. E non a caso, Trump ha chiarito che dimostrerà il suo impegno con la soluzione del problema costituito dal Canale di Panama: opera degli Stati Uniti, “costata la vita a ventottomila lavoratori”, che però è stata con colpevole superficialità “regalata a chi non ha rispettato i patti perché a gestire il Canale è ora la Cina e le navi commerciali Usa pagano più di quanto dovrebbero”. Va, quindi, recuperato dagli Stati Uniti. E il Golfo del Messico andrà rinominato: si chiamerà Golfo dell’America.
L’elenco degli obiettivo è ancora lungo. Lo abbiamo indicato l’altro giorno ai lettori e possiamo fare a meno di ripeterlo. Ora la storia volta pagina. Vedremo se per soli due anni, fino alle prossime elezioni di mid-term, oppure molto più a lungo. E chissà come.
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