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dipendenze
01 Febbraio 2025 - 16:16
La sociologa Alessandra Rosa Rosa
CASTELLAMMARE DI STABIA. "Le cicale e le civette. Ludopatia e dipendenza affettiva. Storie di percorsi di in-dipendenza" è il titolo del libro della sociologa Alessandra Rosa Rosa, presentato al Circolo Nautico Stabia, in una sala silenziosa e attonita che ha ascoltato le esperienze di vita analizzate - e talvolta salvate - dai professionisti che riescono a fare il grande passo di affidarsi al Centro per le ludopatie della Fondazione Antiusura Exodus ’94 ed il Centro ascolto della Caritas Diocesana di Castellammare di Stabia. Qui la dottoressa Rosa Rosa lavora da decenni e affronta giorno dopo giorno tragedie di coppie, genitori, famiglie e singole donne o uomini avviluppati dalle dipendenze svariate ma tutte identicamente distruttive.
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La scelta del titolo del libro nasconde aspetti delle dipendenze che sono state illustrate dalla sociologa autrice, significati insiti nella metafora della cicale della civetta che ha sorpreso - soprattutto la seconda - i presenti. La cicala, si sa, sperpera senza pensiero e senza un domani... è questa a interpretare bene lacune caratteristiche del ludopatico. Ma è stata "la civetta" la vera sorpresa per la platea. Alla stregua delle cicale, infatti, “i ludopatici succhiano linfa vitale a se stessi e ai loro familiari”, così come le civette rimandano ad “atteggiamenti e strategie” utilizzati dalle donne “in dipendenza affettiva nella spasmodica ricerca del mantenimento di un amore insoddisfacente e malato”. E accanto a una cicala, c'è sempre una "civetta", ovvero, una mamma, una fidanzata o moglie che "si immola" per l'ammalato ma anziché salvarlo finisce - per troppo amore o per una sua propria dipendenza affettiva - per alimentare e sostenere la dipendenza.
UNA STORIA DISPERATA E DI RISCATTO
«Avevo una mamma settantenne, vedova, con un figlio cocainomane 40enne - racconta la dottoressa Rosa Rosa - da vent'anni l'uomo aveva iniziato e interrotto la terapia. La madre era disperata. Allora le consigliai di mettere il figlio fuori di casa. Per una madre è un grande dolore ma lei mi ascoltò. L'uomo ogni giorno si presentava sotto casa per chiedere alla madre di poter entrare in casa almeno per lavarsi, almeno per mangiare un panino. La madre, allora, gli chiedeva di accettare di entrare in comunità per disintossicarsi. E se lui si sottraeva all'invito, lei gli girava la faccia e tirava dritto negandogli il pane e la doccia. Per quattro mesi è stata irremovibile, pur vedendolo sempre più sporco ed emaciato. Finché il figlio decise di entrare in comunità. Il suo percorso ha infine avuto successo. E oggi testimonia che è stato per merito della madre, che lo aveva messo fuori di casa».
LE RICADUTE INEVITABILI
I ludopatici, ha inoltre spiegato Rosa Rosa, come tutti, vanno incontro a ricadute. Nel cervello si installano dettagli di una memoria delle sensazioni di piacere che provavano stando davanti alla slot o davanti al display del Lotto. Basta nulla, anche dopo dieci anni, per ripiombare nel giro: anche solo il colore del maglione di una donna in un supermercato, un blu o un rosso che fa scattare nella mente quel richiamo. E l'impulso ritorna violentissimo.
Uno degli aspetti amorali delle dipendenze dal gioco è la fitta rete di tabaccai e locali dedicati al gioco (privati oltre che del Monopolio di Stato). A Castellammare di Stabia solo 3 tabaccai non offrono slot machine. Sono alla portata di tutti: ragazzi, casalinghe e funzionari di banca. La dipendenza- è stato detto - è trasversale e, purtroppo, ha un comune denominatore: l'assenza della figura paterna, perché detenuto, perché assente per lavoro, perché disinteressato... E non fa eccezione nelle forme di dipendenza, quella che lega i giovanissimi alle "amicizie sbagliate" e all'uso frenetico dei cellulari. «Qui la responsabilità degli educatori è immensa. Insegnanti, genitori, adulti di ogni genere non possono non accorgersi dell'isolamento che il giovane si crea intorno, per tenere quale unico, rassicurante e tossico legame, quello che lo conduce all'abisso della dipendenza: dallo spinello, all'alcol, al sesso...». Parole che hanno spaventato ma anche fatto riflettere il pubblico di adulti presenti nella sala del Circolo Nautico Stabia, alla presenza del presidente Antonio De Sinno, che ha ringraziato la sociologa per la disponibilità, la chiarezza e l'umanità con cui ha scosso le coscienze.
L'INVITO AI FAMILIARI: NON VI ARRENDETE, VENITE DA NOI
Un consiglio per chi vive questa tragedia e per chi ha in famiglia o tra gli amici una persona ludopatica: «Spesso arrivano da noi i ragazzi, figli di queste persone malate, e sono disperati perché dicono di non riuscire a fare accettare alla mamma o al papà di accettare la cura - ha detto Rosa Rosa - Non vi preoccupate, voi venite a chiedere aiuto per loro. Da noi c'è sempre qualcuno che sa come e cosa fare. E poi avviene sempre che la persona dipendente accetta la cura e comincia il percorso. Venite a chiedere aiuto e ci saremo».
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