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La fede e la pace

Cardinale Müller: «Politici e dittatori hanno in mente solo il loro potere. La Chiesa parla di dignità umana»

A Napoli per un incontro con i Coetus Fidelium sul tema "Nessuna novità è possibile senza la Tradizione"

Cardinale Müller: «Politici e dittatori hanno in mente solo il loro potere. La Chiesa parla di dignità umana»

Il Cardinale Gerhard Ludwig Müller

NAPOLI. «Lo scopo dell'unità della Chiesa non è quello di raggiungere l’uniformità. Non siamo una caserma dove si richiede obbedienza militare. Nella Chiesa l’obbedienza va intesa nella dimensione spirituale: come l’obbedienza del Cristo». Il Cardinale Gerhard Ludwig Müller ha incontrato a Napoli i fedeli della Messa in Latino, promotori di un convegno dedicato al tema della Tradizione. Sono gruppi che da qualche anno soffrono di una emarginazione in cui sono stati relegati dalla Curia di Napoli, con la negazione delle chiese, dove venivano celebrate le messe con il rito tridentino, e dei sacerdoti dai quali venivano seguiti. Accorati appelli sono stati espressi durante la conferenza dai delegati dei gruppi dei fedeli per la Messa in Latino, alla presenza del Direttore dell'Ufficio Liturgico della Diocesi di Napoli, mons. Nicola Longobardo.

A margine della conferenza, il Cardinale Müller ha concesso un’ampia intervista al ROMA, toccando argomenti di attualità: le trattative per la pace tra Russa e Ucraina; l’immigrazione; la ricchezza delle numerose forme liturgiche, dal rito latino a quelli orientali; l’obbligo di rispettare la vita umana e il suo naturale sviluppo. Ha respinto l’ ipotesi di eventuali dimissioni di Papa Francesco, laddove non fosse più in condizioni di dirigere la Chiesa. Tutti aspetti racchiusi in un unico grande insegnamento: quello dell’Amore, come Gesù Cristo lo ha testimoniato fino ad accettare la morte. «Ed è questa la Tradizione della Chiesa» ha più volte sottolineato il prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della Fede.

Eminenza, lo spopolamento delle chiese e l’espandersi del secolarismo in Europa e in tutto l'Occidente spinge a cercare nuove formule per attrarre i fedeli. Ritiene che questa sia la strada per tornare alla devozione e a ricondurre i cristiani a frequentare i Sacramenti?

«Abbiamo avuto modernismo, liberalismo, comunismo, panteismo. Sono categorie che non rappresentano la Tradizione della Chiesa. Il fulcro della nostra fede è la relazione di Dio con l’uomo. Dio rivelatosi in Gesù Cristo per la salvezza per tutta l'umanità, in tutti i tempi, in tutti i luoghi, e le culture. Se analizziamo altri sistemi, che presentano idee di salvezza degli uomini, di redenzione dell'uomo, non c'è una convincente alternativa a quella di Cristo».

Quali altri sistemi?

« Il comunismo, come anche il fascismo, il nazional-socialismo e tutte le ideologie elaborate solo dalle menti umane, sono limitate. Solo il Logos, la ragione divina, può darci la spiegazione profonda del senso della vita,e può salvare tutti i singoli uomini. E l'evangelizzazione non deve dire solo ciò che piace alla gente, ma deve la verità. La verità ci fa liberi. Gesù ha pronunciato parole di verità e con essa ha indicato la strada per la libertà. Verità e libertà sono inseparabili. Ognuno ha una trascendenza. Noi non siamo animali. Infatti, siamo in grado di chiederci qual è il senso dell'essere, dell’esistenza umana, della sofferenza? Quale compito abbiamo nella nostra vita? Domandarci quali responsabilità abbiamo verso noi stessi, le nostre famiglie, le nostre comunità, il nostro Stato, per tutta la comunità. Nelle ideologie che ho enumerato possiamo vedere quando manca la presenza di Dio che cosa accade: non c'è nessuna pace fra i popoli».

Parliamo di pace. Che cosa pensa delle trattative in atto per mettere fine alla guerra tra Ucraina e Russia?

«Quando parliamo degli imperialismi, di Putin, dell’America, della Cina, dobbiamo pensare ai grandi politici e dittatori che non sono interessati alla salute, alla felicità, alla salvezza degli uomini. Hanno in mente solo il proprio potere, i propri vantaggi. Il Cristo è l'unico uomo che ha dato la sua vita per gli altri e non ha sacrificato la vita degli altri per se stesso o per la fama della grande Russia. Anche quando questi governanti dicono “adesso abbiamo vinto la guerra”, bisogna constatare che i caduti non hanno vinto la guerra, i feriti non hanno vinto la guerra. Si parla di grande Russia, grande Francia….Ma. Dio è Amore e noi siamo stati creati per trovare il nostro compimento nell’amore, che è Dio e il prossimo».

Papa Francesco sta male, e tutti i cristiani stanno soffrendo. Cosa può dire loro?

«Come buoni cristiani e veri cattolici, tutti noi dobbiamo pregare per la salute del Papa. E per la Grazia divina su di lui. Ma sappiamo bene che non vivremo eternamente. Da cristiani, però, la morte non è una catastrofe, ma il cammino verso la felicità. Il Papa è il primo testimone di come il cristiano, seguendo le orme di Gesù, si avvia verso la morte con la Grazia di Dio. E quanto alla richiesta al Pontefice di rinunciare al suo mandato, ritengo che non debba farlo. Dobbiamo adottare le categorie del Cristianesimo non del funzionalismo. Io sono anche contro la prassi della pensione per i Vescovi al compimento dei 75 anni».

È contro la “cultura dello scarto” da cui Papa Francesco ha sempre detto di guardarsi?

«Sì, Papa Francesco ha sempre parlato della cultura dello scarto. Quando uno non funziona, non ha più valore. Ma il valore dell'uomo, la sua importanza, non dipende dal suo contributo alla Economia, al mondo finanziario, noi abbiamo una dignità. Dal bambino nel grembo della madre fino all’ultimo momento, fino all’ultimo momento del malato che sta morendo nel suo letto».

C'è un altro tema, a proposito della cultura dello scarto, molto caro a Papa Francesco e che non vede unanimi gli animi dei cristiani: quello dell'immigrazione di massa.

«Ciò che sono i sentimenti di un Papa non sono magistero. Cioè, prendiamo il tema dell'immigrazione. Non si è tenuti ad aderire alle aspettative di un pontefice rispetto a temi che non rappresentano il fondamento della teologia. Rispetto all'immigrazione di massa, non si è colpevoli se si pensa a politiche diverse di accoglienza. Fermo restante che ai cristiani è dato di agire sempre con carità nei confronti dei fratelli che soffrono». 

Cosa ne pensa della messa in latino, ancora tanto amata e praticata da tanti fedeli nel mondo?

«Papa Benedetto ha concesso di celebrare la messa nella lingua materna dei popoli. Ma il latino rimane la lingua ufficiale della Chiesa e la chiesa latina esiste anche in Brasile, Francia, Germania e con essa la grande cultura liturgica. Ma dobbiamo distinguere la sostanza che, anche in altri riti, rimane la stessa. Ci sono diversi riti e diverse cerimonie. Anche qui in Italia abbiamo il rito Ambrosiano, per esempio, un po’ diverso in alcuni elementi, ma è sempre la stessa messa. Altro rito in Spagna, quello Mozarabico. Alcuni ordini religiosi, i Benedettini, hanno alcune specificità nel rito della Messa e anche nel Breviario. Ma i sacramenti restano gli stessi. Non per questo si può sopprimere il rito antico. Tuttavia, io ritengo che oggi sia più importante far capire bene cosa è la Santa Messa, che è la presenza sacramentale del sacrificio di Gesù Cristo, del Mistero pasquale. Non importa in quale rito venga celebrata. Questa è una questione secondaria».

Qual è la primaria?

«La domanda primaria è capire il senso dei sacramenti. Ci sono cattolici che non sanno cosa siano i sacramenti e pensano alla messa come a una rappresentazione teatrale. Ma la messa non è un teatro Sacro: nei sacramenti riceviamo la Grazia di Gesù Cristo. Si vive un incontro diretto e immediato con Dio per mezzo di Gesù Cristo e si vive la comunione con la Chiesa, che non è una organizzazione religiosa. La Chiesa è il Corpo di Cristo, il Tempio dello Spirito Santo e noi tutti, singoli cristiani, siamo membri dello stesso Corpo. Conoscenze che nei fedeli dobbiamo rinnovare con òa catechesi, con buone prediche, con una buona pastorale. Nella Chiesa cattolica abbiamo una pluralità di riti, sono più di 20 e il più grande è il rito latino. Nell’Est c’è quello di Crisostomo, di Basilio. Anche in India hanno 3-4 diversi riti. Papa Benedetto ha sempre detto che è un grande regalo per la Chiesa esprimersi in diversi riti. E queste non sono costruzioni che alcuni professori hanno fatto stando alla scrivania, ma sono il frutto della crescita della spiritualità di diversi popoli, e soprattutto nella Chiesa dell’Est».

Purtroppo, a Napoli sono state soppresse quasi tutte le messe in latino, che erano molto partecipate. Lei pensa che la chiesa “inclusiva” debba accogliere questi fedeli?

«La celebrazione dei sacramenti è più importante della unificazione dei riti. I fedeli che partecipano alla messa in latino non esprimono una distanza dalla Chiesa, ma una legittima forma della liturgia come anche Papa Benedetto ha detto. E anche per questo è necessario anche per i Vescovi e i presbiteri siano interessati più al fatto che i fedeli vengano alla chiesa che concentrati sulla unificazione dei riti nella forma ordinaria. Papa Benedetto ha parlato di “forma straordinaria”. Non è giusto che un pastore la sopprima solo perché vuole presentarsi come esecutore di un ordine che viene dall’alto. L’obbedienza della Chiesa, della disciplina della Chiesa ha lo scopo della unità della Chiesa, non della uniformità . Siamo nella Chiesa, non in una caserma, qui non si chiede una obbedienza militare. Altra cosa è l’obbedienza spirituale ,l’ obbedienza in Cristo, del Magistero quando accettiamo verità dogmatiche. Non è l’obbedienza disciplinare senza senso che non favorisce la vita religiosa. Avviene che i Vescovi talvolta sopprimano attività religiosa. Ma questo non è nello spirito cattolico. Va bene correggere, ma non sopprimere».

Sulle trattative di pace tra Russia e Ucraina, come si pone la Chiesa?

«La Chiesa deve stare al di sopra degli interessi politici. Il Papa ha l’autorità morale per parlare della dignità umana. Noi siamo sempre per la pace, per la buona cooperazione degli uomini tra loro e tra le nazioni».

Presenti alla Conferenza promossa dai Coetus Fidelium, che promuovono la Messa in latino nella Diocesi di Napoli, e sono promotori di una petizione al Cardinale Domenico Battaglia, per chiedere il ripristino delle Messe in latino soppresse, il saggista Guido Vignelli, Marina Carrese, presidente della Fondazione Il Giglio, il filologo Antonio Sembiante, l'avvocato Vito Vincesilao e il presidente di "Una Voce-Napoli", Nicla Cesaro, don Giorgio Lenzi, Superiore per l'Italia dell'Istituto del Buon Pastore. In platea erano presenti anche le Suore di Frigento che animano Radio Buonconsiglio e diversi sacerdoti, tra i quali don Antonio Luiso, Rettore della Chiesa di Santa Maria Porta Coeli di Napoli.

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