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Giornata internazionale della donna: allarme su giovani e relazioni

Un'indagine di Terre des Hommes rivela che una ragazza su cinque accetta l'accesso al cellulare del partner. Il 40% delle under 26 teme violenze nelle relazioni amorose. Urge l'educazione sessuo-affettiva per contrastare la cultura patriarcale

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Un dato sconcertante emerge da un'indagine recente: una ragazza su cinque non considera problematico che il proprio partner acceda al suo cellulare come forma di controllo. Questo risultato, che potrebbe sembrare il retaggio di un'epoca passata, è invece drammaticamente attuale. È quanto rivela l'Osservatorio Indifesa, realizzato da Terre des Hommes in collaborazione con Scomodo, che ha raccolto le testimonianze di oltre 2.900 ragazze in occasione della Giornata Internazionale della Donna.

I risultati dipingono un quadro allarmante, rivelando una realtà affettivamente disfunzionale ancora profondamente radicata in stereotipi sessisti. Tra le giovani donne sotto i 26 anni, il 40% delle intervistate identifica le relazioni amorose come l'ambito in cui è più probabile subire violenza. Un ulteriore 38% segnala la famiglia come un contesto a rischio. Le percentuali aumentano con l'età: tra le donne di 26 anni o più, la famiglia — che in questa fase della vita si trasforma da quella di origine a quella costruita — raggiunge il 58%, diventando il luogo percepito come maggiormente a rischio di violenza. Anche l'amore, con il 46%, è una fonte di preoccupazione per molte ragazze.

Questi dati raccontano il dramma che le giovani donne affrontano quotidianamente in Italia e si riflettono nella loro percezione del futuro lavorativo. Più della metà (56%) delle ragazze intervistate crede che stereotipi e retaggi culturali retrogradi possano limitare le loro scelte in ambito educativo e professionale.

È essenziale contrastare questa situazione difficile: il 95% delle donne sotto i 26 anni ritiene che l'educazione sessuo-affettiva nelle scuole sia fondamentale per limitare la violenza di genere. Anche il 91,5% dei loro coetanei maschi e l'89% delle persone non binarie condividono questa convinzione.

«È il momento di occuparci di educazione sessuo-affettiva. Non possiamo più aspettare lasciando i nostri ragazzi e le nostre ragazze sempre più in balia di una narrazione affidata alla sola rappresentazione, violenta e maschilista, della pornografia. È dai programmi di educazione che dobbiamo partire per scardinare la cultura patriarcale in cui viviamo e che sta facendo crescere generazioni di giovani donne che temono le sfere della vita che più dovrebbero dare sicurezza e soddisfazione: l’amore, la famiglia e la carriera lavorativa.» Afferma Paolo Ferrara, Direttore Generale Terre des Hommes Italia. «con il nostro Osservatorio indifesa da più di 10 anni ci facciamo megafono della voce di tante e tanti adolescenti, cercando di orientare le politiche delle istituzioni e della comunità educante e oggi, in occasione dell’8 marzo, vogliamo essere i portavoce di questa richiesta: introdurre l’educazione sessuo-affettiva nelle scuole».

Una richiesta precisa quella di portare a scuola i ragionamenti che sono quanto mai necessari a tutta la comunità: «La pretesa di una forma di educazione sessuo-affettiva laica nelle scuole non può passare in secondo piano. Facciamo formazione e autoformazione negli spazi intermedi da sempre. Ora serve che la scuola e le istituzioni si prendano la responsabilità di garantire questa formazione, in dialogo con le realtà femministe che si occupano di questo da decenni, in modo che tutte le persone che frequentano le scuole pubbliche siano esposte allo stesso modo a una formazione in grado di mettere dei tasselli fondamentali per il contrasto alla violenza di genere” afferma la direttrice editoriale di Scomodo Cecilia Pellizzari.

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