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Da Taiwan per il Belcanto
27 Marzo 2025 - 15:44
La soprano Chia-Jung Lee
NAPOLI. La fiction Belcanto in Rai ha suscitato una sollevazione tra gli spettatori del Mezzogiorno: La storia (1847) di tre donne – madre e due figlie - in fuga dal Sud per rincorrere il sogno di esibirsi e affermarsi nel mondo della lirica nei teatri milanesi ha ricevuto la disapprovazione dei Neoborbonici che si sono rifiutati di seguire la serie tv.
A Napoli, il Teatro San Carlo è stato il primo Lirico costruito al mondo. E per chiunque, all’epoca in cui la fiction è stata ambientata era e rimane “un sogno” esibirsi su quel palco.
Vi raccontiamo, perciò questa storia, che è modernissima ma molto più realistica di quella rappresentata qualche settimana fa in Rai. È “il sogno” di un soprano, Chia-Jung Lee - figlia di un Maestro di Feng Shui, la filosofia cinese che studia l'interazione tra l'uomo e l'ambiente per promuovere il benessere, che ha lasciato Taiwan a 19 anni, approdando in Italia inseguendo il Belcanto, con l’aspirazione di esibirsi un giorno al Teatro San Carlo di Napoli.
UNA DONNA PICCINA DAI LUNGHI CAPELLI E LA VOCE POTENTE
Dal fondo della navata della Chiesa la voce si diffonde con un timbro potente. Non sono note amplificate da un microfono, la sorgente è una figurina di fanciulla piccina, dai lunghi capelli, che si muove nervosa sui tacchi alti con una mano che stringe lo spartito e l’altra che svolazza leggera nell’aria per dirigere un coro di 20 persone.
Al suo cenno, tutte le voci – in un sussurro crescente - si uniscono a quella del soprano che interpreta un brano in latino finché le lascia completare la melodia.
Metti a fuoco e capisci che non si tratta di un’adolescente prodigio, ma di una donna minuta, asiatica. Chia-Jung Lee (in italiano si pronuncia Ci-Aiong Li) è arrivata in Italia circa vent’anni fa con un sogno: cantare al Teatro San Carlo di Napoli.
«Avevo poco meno di 19 anni quando andai via da Taiwan» risponde alle mie domande cariche di curiosità. «Volli venire in Italia perché questo è il Paese del Belcanto, della Lirica, e qui insegnava una maestra coreana di grande talento, Chu Tai-Li che aveva debuttato al San Carlo di Napoli – racconta Chia-Jung – Venni a Verona, perché, con lei che viveva e insegnava qui, avrei potuto imparare e studiare. In Italia, la mia maestra è l’unica insegnante asiatica in un Conservatorio statale».
Dopo due mesi di solitudine, però, la giovane straniera, che non conosceva nemmeno una parola d’italiano, fu assalita dalla nostalgia di casa. «Mamma mi disse: “Il biglietto del ritorno ce l’hai. Ma sappi che, se torni, non ripartirai più. Questa è la tua occasione”. Ci pensai e non partii».
Il primo tentativo di entrare in conservatorio a Verona fallì. «Mi iscrissi a Rovigo e ogni giorno prendevo un trenino regionale con sole tre carrozze. Per inseguire il mio sogno partivo al mattino col buio e tornavo con il buio, di sera. Quando mi addormentavo in treno, erano i capitreno a svegliarmi per dirmi che ero arrivata a casa. Mi conoscevano tutti», prosegue Chia-Jung.
Finché, dopo due anni, si aprirono le porte del Conservatorio di Verona e lei si rimise in carreggiata. «Il diploma però l’ho preso dopo 7 anni, potevo farcela in 5 anni, ma per noi stranieri non c’è desiderio di uscire dal Conservatorio, abbiamo maggiore interesse a restare e a continuare a studiare – spiega – tanto che anche la laurea, che era possibile conseguire in due anni, ho preferito prenderla in 4 anni».
Una vita per lo studio, al seguito della sua “mamina”, la maestra Chu Tai-Li, laureata al Conservatorio di Santa Cecilia a Roma e insegnante all’Accademia Statale di musica a Brescia. «Con lei provavo canto solo una volta a settimana e per altri 5 giorni facevo da uditore, imparavo i suoi metodi e la seguivo ogni volta a Brescia solo per ascoltarla…».
Poi sono venuti i concerti, ma sempre continuando a studiare.
«Un giorno – racconta ridendo – a casa chiamai un idraulico del quale, solo in seguito, scoprii che era il presidente della Corale San Gaetano di Pozzo. Gli chiesi se, mentre lavorava, non lo disturbava che io provassi il canto».
«Finì il suo lavoro e, dopo qualche giorno – prosegue – tornò a casa mia per chiedermi se fossi interessata ad assumere il compito di dirigere una corale. Io non avevo mai diretto un coro. Cantavo, mi esibivo in concerti e ai matrimoni o in qualche festa, lo faccio anche ora. Gli chiesi di poter assistere prima alle loro prove, per poi decidere se fossi all’altezza di quel compito».
Fu 10 anni fa, poco prima di Pasqua. «Ma, quando mi recai a casa del maestro della Corale, intenzionato a lasciarne la direzione - prosegue - credevo fosse per capire come si svolgeva il suo lavoro. Invece, mi vidi posare in mano un pacco di spartiti e tre fogli che consistevano nella scaletta di tre messe del periodo pasquale. Così, mi recai tremante e spaventata all’appuntamento con la Corale chiedendomi: “Cosa farò adesso?”».
Partì in questo strano modo, nel 2015, l’avventura di Chia-Jung alla direzione della Corale San Gaetano del Pozzo di Verona.
E i suoi genitori? Cosa dicono della sua passione e della sua carriera?
«Loro mi hanno tanto aiutata, soprattutto il mio papà che di professione è Maestro di Feng Shui, predice il futuro – racconta la soprano Lee – Da noi è una persona importante perché i taiwanesi ci credono molto. Ad esempio, se si deve comprare una casa, ci si affida alle arti del Maestro Feng Shui».
Anche lei ha ricevuto da suo padre consigli per la sua vita, la sua professione?
«No. Io non ne ho ricevuti ma non voglio sapere. Perché preferisco non sentirmi condizionata. Al massimo mio padre mi dà qualche consiglio o raccomandazione».
E, quindi, Feng Shui a parte, Chia-Jung è andata via da casa - nel paese di Shuili di soli 15mila abitanti –a soli 12 anni, per andare alle scuole medie e poi al liceo. E la musica l’ha accompagnata sempre: ha imparato a suonare il piano e a formarsi nel canto. In Italia tante esibizioni in festival, musical, opere teatrali. Ma le più grandi soddisfazioni le ha ricevute quando è tornata a casa: nel 2009 come aiuto regista del Maestro Enrico Conforti per “Manon Lescaut” di Giacomo Puccini al Teatro Nazionale di Taiwan Symphony Orchestra. E, nel 2017, nel ruolo di Lauretta “Gianni Schicchi” di Puccini, al Teatro Nazionale di Taiwan Symphony Orchestra, poi al concerto del Teatro Nazionale di Taichung Symphony Orchestra Nazionale.
L'AMORE E IL RISTORANTE
A Verona ha trovato anche l’amore e ha sposato Daniele Giraldini che è titolare del Ristorante Vecio Macello.
Con la Corale San Gaetano del Pozzo gira l’Italia e qualche tempo fa sono stati anche a Castellammare di Stabia, per poi recarsi a Napoli e respirare finalmente i profumi e immergersi nei colori della terra del “suo sogno”: sperando - prima o poi - di entrare nel Teatro San Carlo e calcarne il prestigioso e regale palco. Ma andrebbe via da Verona, dalla sua Corale? «No. Mai: sono la mia famiglia. Altre proposte mi sono giunte. Ma non ci ho pensato su due volte a rifiutare. E l’ho fatto con gioia».
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