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E dopo Francesco?

Il teologo Don Bux: «Mi auguro un Conclave non breve, in cui i Cardinali possano riflettere»

«Noi ecclesiastici abbiamo contribuito a far credere che la Chiesa sia un ente assistenziale. Ma Gesù ha detto: "andate e fate conoscere il Vangelo"»

Il teologo Don Bux: «Mi auguro un Conclave non breve, in cui i Cardinali possano riflettere»

Il teologo don Nicola Bux

«L'uomo non vale solo quando ha vigore, ma anche quando soffre» lo afferma il teologo Nicola Bux parlando di Papa Francesco e dei suoi ultimi mesi come una sorta di "testamento" che lascia all'umanità. Don Bux è stato uno dei consiglieri più ascoltati di Papa Benedetto XVI. Durante il pontificato di Papa Francesco ha fatto sentire più volte la sua voce critica.

Papa Bergoglio lascia una Chiesa in quali condizioni?

«Dal fiume di commenti cominciano a emergere voci fuori dal coro. Certo, ha avuto delle preoccupazioni giuste: la pace, i poveri. E bisogna dargli atto della sofferenza che ha sopportato mentre si inneggia a eutanasia e suicidio assistito come soluzione al dolore. Ha trasmesso l’insegnamento di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI: l’uomo non vale solo quando ha vigore ma anche quando soffre. Il suo pontificato si è chiuso con questo straordinario esempio. Ma il punto fondamentale è che nessuno si è chiesto quanto Francesco abbia fatto conoscere Gesù al mondo. È la funzione del Papa e dei Vescovi. Mi sembra che invece di promuovere missioni di evangelizzazione, di catechizzazione, si promuovono campagne di ecologismo, immigrazionismo, di qualunque "ismo", ma così si cade nell’ideologia e anche la pace diventa un pacifismo. Se leggiamo i Vangeli, vediamo che Gesù non ha mai fatto un'analisi dell’Impero romano dell’epoca promuovendo campagne per la moralizzazione o per la sua trasformazione in altro. Ha semplicemente detto: "convertitevi e credete al Vangelo". Il Papa deve dire questo e lo deve sapere declinare in tutti gli ambiti nei quali l’uomo vive. Purtroppo oggi gli ecclesiastici hanno perso la bussola e lo si vede perché vanno dietro le ideologie e a concetti come l’inclusione la sostenibilità, parole talismano - come le definisce Guido Vignelli- che affascinano, ma hanno dietro il vuoto. Anche Cristo si incontrava con poveri, lebbrosi, disgraziati prostitute, ma non si era messo in testa di fare il moralizzatore o il bonificatore sociale, lui diceva semplicemente: "dovete convertirvi, guardare a Dio e non a voi stessi e al mondo". Così cambierà il piccolo mondo intorno a voi, ma mai definitivamente perché finché ci sarà il peccato nel mondo queste piaghe ci saranno sempre».

È stato questo il limite maggiore di Papa Bergoglio?

«Noi ecclesiastici abbiamo contribuito a far credere che la Chiesa sia un ente assistenziale, risolutore di problemi mondiali che poi non vengono risolti. Ma Gesù ha detto: "andate e fate conoscere il Vangelo, battezzate i popoli nel nome del padre, del figlio e dello Spirito Santo". Giovanni XXIII, nel discorso di apertura del Concilio, disse che il problema del mondo resta immutato: essere con Cristo o contro Cristo. Sono le sue testuali parole nell’allocuzione dell’11 ottobre 1962. E dobbiamo chiederci quanto la Chiesa abbia fatto progredire la conoscenza di Cristo. Evidentemente c’è un equivoco grande come una casa: quello cioè per cui la Chiesa dovrebbe farsi carico delle problematiche del mondo. E nessuno si si domanda se queste problematiche siano mai state risolte e se si risolveranno mai. Nel momento in cui Giuda faceva la sua critica all’unzione dei piedi di Gesù fatta da Maria a Betania (costata 300 denari,ndr) Cristo dice: "guardate che i poveri li avete sempre con voi". Credo che oggi il dramma sia questo. La Chiesa sembra arretrata, e sembra che questo pontificato la lasci in crisi. Ci sono quelli che dicono: "Papa Francesco ha rivoluzionato la Chiesa", ma il Papa non può rivoluzionare la Chiesa, che non è sua proprietà. Lui ne è il custode, il Vicario, direi l’amministratore. E deve rimanere fedele a colui che gliel’ha consegnata. Il Papa riceve e trasmette, sono parole di San Paolo, ed è il senso della Tradizione. Alla fine resta un discorso retorico, che mette in ombra il compito che Cristo stesso ha lasciato alla Chiesa: "andate, fate conoscere il vangelo. Chi crederà si salverà, chi non crederà sarà condannato. Sono le parole finali del Vangelo"».

 Di quale Papa ha bisogno adesso la Chiesa ?

 «L’auspicio è che, davanti all’affresco del Giudizio Universale nella Cappella Sistina, i Cardinali facciano lavorare lo Spirito Santo. Lui soffia nel Conclave, ma bisogna vedere quanto gli elettori si mettono in ascolto. Lo Spirito Santo fa riferimento a Cristo, non all’agenda dell’Onu, Gesù ha detto che mandava lo Spirito perché ci aiutasse ad entrare nella Verità tutta intera. Mi auguro che il futuro Papa non sia uno di quelli che dice, con un slogan di questi tempi, "bisogna stare vicini alla gente", come se la Chiesa finora ne sia stata lontana. Domandiamoci: tutti gli orfanotrofi, i lazzaretti, le enormi opere di Carità chi le ha fatte? La Chiesa non sta su Marte ed è più vicina alla gente quanto più fa conoscere Cristo. Quanto più assolve a questo compito, tanto più è vicina all’uomo».

Si parla di Conclave già deciso. Papa Francesco ha nominato l’80%. dei cardinali elettori….

«Dubito che i cardinali creati da Papa Francesco ne siano la copia conforme. Alcuni non sanno neanche il motivo della nomina, altri hanno una visione compiuta. Il disagio è molto avvertito e alla fine esploderà. È auspicabile, certo non in forme violente. Mi auguro un Conclave non breve, in modo da evitare scelte avventate, e spero che i cardinali si conoscano tra loro, in 12 anni di pontificato il Concistoro è stato convocato solo una o due volte, anche se si parlava di slogan come la sinodalità. Il disagio, la crisi che sta vivendo la Chiesa - alla faccia dell’inclusione – si avverte. In tv un commentatore ha detto che papa Francesco ha combattuto i tradizionalisti e poi subito dopo ha aggiunto che si è battuto per una Chiesa inclusiva. Sarebbe questa l’inclusività? Non ci si accorge delle contraddizioni nell’emotività generale. I cardinali hanno bisogno di riflettere, anche se non so in alcuni giorni come ci si possa conoscere davvero. Ma devono riflettere sulle scelte che si apprestano a fare. E soprattutto è da auspicare una discussione approfondita sullo stato della Chiesa, e che si affrontino i temi fondamentali».

 

 

 

 

 

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