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la riflessione
10 Maggio 2025 - 09:42
Nell’Italia del secondo dopoguerra, mentre il Paese cercava faticosamente di risollevarsi dalle macerie del conflitto mondiale, a Milano operava un'organizzazione paramilitare che avrebbe lasciato una lunga scia di sangue dietro di sè: la “Volante Rossa”. Attiva dal maggio del 1945 al febbraio del ’49, questa formazione ha rappresentato uno degli episodi più oscuri e violenti della transizione italiana verso la democrazia. La Volante Rossa nacque dalle ceneri dei Gruppi di Azione Patriottica (Gap), mutuando il nome da un reparto di partigiani comunisti che aveva operato nella zona dell'Ossola durante la guerra civile. Comandata dal "tenente Alvaro", nome di battaglia di Giulio Paggio, l'organizzazione era composta principalmente da ex partigiani milanesi e da militanti comunisti.
La sua base operativa si trovava nei locali dell'ex Casa del Fascio di Lambrate (Milano), in via Conte Rosso 12, trasformata dopo la fine della guerra in Casa del Popolo. Da qui, l'organizzazione estese gradualmente la sua influenza e le sue operazioni in gran parte dell'Italia settentrionale e centrale, stabilendo alleanze e basi in tutta la Lombardia, in Piemonte, nel "triangolo della morte” emiliano e persino nel Lazio. I rapporti tra la “Volante Rossa” e il Pci costituiscono uno degli aspetti più controversi di questa vicenda. Se inizialmente il gruppo si era organizzato in maniera spontanea, con il passare dei mesi il Partito Comunista milanese iniziò a servirsene come vero e proprio servizio d'ordine.
Un esempio emblematico fu il VI congresso del partito, tenutosi a Milano nel gennaio 1948, dove gli uomini della “Volante Rossa” garantirono la “sicurezza” della manifestazione. La formazione aprì addirittura il corteo del Pci in occasione dell'anniversario della “Liberazione”, il 25 aprile 1948, a testimonianza di un rapporto di collaborazione evidente tra il gruppo e il partito. Nel periodo di massima attività, la “Volante” ebbe unostretto rapporto con il Pci, mantenendo un legame di supporto e di corrispondenza biunivoca con quel partitodurante scioperi e manifestazionie continuando, parallelamente, a praticare la violenza politica attraverso l’uso delle armi e l’adozione di metodi terroristici. Le prime azioni del gruppo iniziarono quando il Comando Alleato impose ai partigiani la consegna dei fascisti repubblicani catturati negli ultimi giorni della guerra civile. Gli uomini di Paggio, rifiutando questa disposizione, iniziarono a eliminare coloro che avevano già individuato come avversari politici.
L'organizzazione paramilitare fu successivamente accusata di tre omicidi aggravati, due tentati omicidi, violenza privata, invasione di fabbriche, detenzione di armi e violazione di domicilio. Tra le vittime figurarono anche numerosedonne che avevano prestato servizio come “ausiliarie” nelle formazioni militari della Repubblica Sociale. Gli uomini della “Volante Rossa”respinsero completamente l'amnistia Togliatti del 22 giugno 1946, considerandola un tradimento delle aspettative rivoluzionariecomuniste che si prefiggevano di andare oltre la lotta al fascismo di Salò, con l’obiettivo di instaurare in Italia, nel dopoguerra, un regime di stampo sovietico. Con in mano le liste dei fascisti o presunti tali da eliminare a guerra oramai finita, questi uomini condussero una campagna di violenza che, nella loro visione totalitaria, rappresentava la continuazione della lotta antifascista in un contesto politico sempre più polarizzato dalla nascente “guerra fredda”.
Questa scia di sangue e di delitti impuniti si protrasse incredibilmente per circa cinque anni e fu soltanto l'esito delle elezioni del 18 aprile 1948, con la vittoria della Democrazia cristiana, a segnarne l'inizio della fine. Il Pci, che aveva perso le elezioni, iniziò ad allontanarsistrumentalmente e con trasformistica abilità dal gruppo, onde evitare una ulteriore “debacle” della propria immagine, togliendo ogni forma di copertura palese ai suoimembri e trasformandola in un supporto clandestino e indiretto. L'attentato a Togliatti del luglio 1948 rappresentò, poi, un punto di svolta: con il fallimento di qualsiasi prospettiva rivoluzionaria, gli uomini del “tenente Alvaro” si trovarono sempre più isolati. Nei primi mesi del 1949, a seguito di informazioni provenienti da dipendenti della Casa del Popolo di Lambrate, la Questura strinse il cerchio attorno al gruppo e ai suoi membri più attivi. Una massiccia operazione di polizia portò all'arresto di ventisettepersone, mentre il "tenente Alvaro" e alcuni dei suoi più stretti collaboratori riuscirono a fuggire in Cecoslovacchia, grazie all'aiuto discreto e sotterraneo, ma efficace e decisivo, fornito dal Pci.
La storia della “Volante Rossa” ha rappresentato, insomma, uno degli episodi più controversi dell'immediato dopoguerra italiano su cui è calato per decenni il solito velodi silenzio politicamente “opportuno” e utile a molti. Solo con un enorme ritardo sono apparsi i primi studi approfonditie le prime analisi storiche su questa formazione, rompendo così, molto lentamente, un copione collaudato in cui il"muro di omertà" eretto da granparte delle forze politiche della sinistra italiana si sposava con la logica di Yalta e la decisione politica di non alterare i nuovi equilibri attraverso approfondimenti e analisi che avrebbero messo in luce i tentativi egemonici e le contraddizioni che caratterizzarono per anni la politica del Partito comunista e dei suoi organismi satelliti, in quel periodo travagliato della nostra storia e ancora oltre La vicenda della “Volante Rossa” è, insomma, una delle tantestorie violente e sanguinose dell’immediato secondo dopoguerra italiano, pieno di morti ammazzati e di “scomparsi” nel nulla di cui troppo a lungo si è taciuto.
A far conoscere questi fatti alle giovani generazioni, ma anche ai meno giovani che ne ignorano ancora l’esistenza, sta contribuendo in questi giorni, nelle sale cinematografiche, il documentario “Fratelli Contro -dall’eccidio all’egemonia”, diretto dal regista Antonello Belluco, sceneggiatura e soggetto di Raffaella Lucietto e dello stesso Belluco. È un lavoro rigoroso che racconta e analizza, con il contributo di giornalisti, psicologi e storici, alcuni di quegli episodi cruenti, mettendo in luce verità poco conosciute econsiderate a lungo politicamente “scomode”, mache sono, invece, parte integrante della storia recente della Nazione. Il documentario saràpresentato a breve anche nell’Aula dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati e proseguirà poi il suo percorso nei consueti circuiti cinematografici. Un tassello importante nella ricostruzionedella verità di cui si sentivadavvero il bisogno e di cui consiglio la visione a tutti.
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