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La riflessione

Niente “bourgeois-bohêmes” a Napoli

La grande priorità della politica di Napoli dovrebbe essere quella di migliorare l’ambiente e le condizioni di vita di questo popolo

Niente “bourgeois-bohêmes” a Napoli

Nella politica comunale attuale di Napoli avverto una certa somiglianza con quella di Parigi. Una forte presenza poliziesca in strada, dei lavori alle carreggiate per ridurre le automobili, la rimozione delle auto in divieto di sosta, l’eliminazione dei marciapiedi occupati abusivamente da tavolini dei bar e la chiusura dei chioschi illegali sul lungomare. Per non parlare della caccia ai venditori abusivi che rappresentano pure il canale principale di distribuzione dell’industria locale della contraffazione.

Dal punto di vista elettorale, a cui il potere politico riduce il cittadino, sembra avere senso, visto che i due ultimi sindaci di Parigi si sono fatti rieleggere facilmente grazie: all’appoggio della classe sociale più presente a Parigi: “lesbourgeois-bohêmes”, nell’ambito di un habitat relativamente omogeneo:“l’Haussmannien”, dal nome del prefetto di Napoleone III che ha costruito gran parte di Parigi tra il 1849 e il 1870. Il “bourgeois-bohème” ha seguito studi superiori, è di centrosinistra, politicamente corretto, e conosce tutti gli arcani della società moderna, abbastanza ecologista e non molto ambizioso. Un borghese social-democratico istruito e sveglio che si oppone a tutti tipi di populismi, siano essi di sinistra o di destra. Poco idealista, tollerante sul piano delle parole date ma egoista su quello delle azioni.

L’habitat “haussmannien” si definisce uniforme: facciate in pietra scolpita, balconi in ferro battuto; un camino in marmo, così come il parquet e le modanature in ogni stanza. La grandezza degli ingressi come quella delle scale variada quartiere a quartiere per esprimere le sfumature tra piccola, media, e alta borghesia, ma gli elementi di base dell’insediamento haussmannien sono gli stessi dovunque. Ogni quartiere di Parigi è abitato da gente della stessa classe sociale che non lo sporcano perché se ne appropriano.

Non danneggiano neanche gli altri quartieri della loro città perché assomigliano al loro. Come Gramsci, credo nello “storicismo”: l’abitante di Parigi sarebbe quindi il risultato di una rivoluzione borghese contro l’ancien regime nel 1789. E l’habitat di Parigi è ovviamentel’espressione del ritorno più conservatrice della borghesia al potere, dopo l’episodio della restaurazione, nel 1849. Bisogna anche notare che i “bourgeoisbohêmes” esistono significativamente solo a Parigi e non in tutta la Francia! Per non averlo capito, madame Anne Hidalgo, il sindaco di Parigi si è presentata alle elezioni del 2021 come candidata alla presidenza della Repubblica francese sotto l’egida del partito socialista (il partito dei presidenti Mitterrand e Hollande) … ottenendo solo l’1,74% dei voti!

Non ci sono neanche “bourgeois-bohème” a Napoli dove l’ondata progressista proveniente dalla Francia fu schiacciata dal cardinale Ruffo al suo inizio nel 1799, e archiviata nel sangue dai cannoni del re borbone Ferdinando II, soprannominato “il re bomba”, nel 1848. Con l’eliminazione della classe illuminata, Napoli ha quindi ristabilito una struttura sociale vicina a quella dell’ancien regime, con privilegi per i nobili e il clero a discapito del popolo. Un popolo misero, ignorante e muto che vive in prestigiosi palazzi ben più belli di quelli di Parigi, (dove non si parla di palazzi ma di stabili) … nei piani interrati chiamati “bassi”. Quando buttano i loro rifiuti sul marciapiede,non è il loro quartiere che sporcano ma quello dei “baroni” delle classi privilegiate che abitano ai piani superiori.

La grande priorità della politica di Napoli dovrebbe essere quella di migliorare l’ambiente e le condizioni di vita di questo popolo, così com’era già la missione (fallita) del risanamento a seguito della quarta epidemia di colera del 1884. Ricopiare la politica di madame Hidalgo non ha nessun senso a Napoli, non solamente moralmente, ma anche in termini di tattica politica perché, sia la classe sociale di riferimento, sia l’habitat di Napoli sono diverse. A Parigi il problema della miseria sociale è stato spostato dalla città alla periferia: soggetto già affrontato 40 anni fa dalla famosa canzone di Daniel Ballavoine: “Quand on arrive en ville”(quando i delinquenti della periferia arrivano in città).

Sui muri delle zone più ricche di Parigi si leggono graffiti: “Parigi la periferia sta per strangolarti”. La crisi dei gilet gialli nel 2019 testimonia più di ogni altro evento la miseria sociale delle zone peri-urbane. Quando il prezzo della benzina è improvvisamente aumentato, le donne divorziate con due bambini a loro carico, nonsono più riuscite a sbarcare il lunario con il loro piccolo salario. Ho visto dalla mia finestra il modo violento con cui la polizia francese ha trattato il problema a suon di manganellate. Il problema sociale vissuto nelle periferie di Parigi è lontano dall’essere risolto ma in ogni caso riguarda poco la città, dove il costo degli appartamenti tiene il popolino lontano attraverso la “gentrificazione”.

Al contrario di Napoli, dove il piccolo popolo è sempre in città. Un mio amico medico si è rifiutato di farsi pagare dopo aver visitato un bambino in un basso, talmente era evidente lo stato di indigenza della famiglia. Allo stesso tempo, mi ha anche raccontato di come il basso fosse pieno di merce rubata: “Il solo loro modo di sopravvivere”, mi ha detto in un pallido sorriso.

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