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Beat Leukemia
05 Giugno 2025 - 08:55
Alex Cevenini e, a destra, il fratello Michele
NAPOLI. Alex Cevenini aveva 24 anni quando ha iniziato la sua battaglia contro la leucemia. Era laureato in Economia aziendale all’Università Bocconi e lanciatissimo in ulteriori specializzazioni, con prospettive professionali di elevato livello.
La sua gioia di vivere era impiegata a pieno regime, ma una improvvisa sentenza di malattia (leucemia promielocitica acuta) gli impose un freno: fu ricoverato in Rianimazione con scarse possibilità di sopravvivenza.
Alex cominciò a percorre il calvario dei ricoveri e delle chemioterapie.
La sua forza vitale, però, non venne abbattuta da questo terribile ostacolo. I social erano appena agli esordi. Tuttavia, con lo sguardo puntato sul futuro, Alex ne intuì le potenzialità: da un lettino d’ospedale poteva unire il mondo nella sua personale battaglia contro la leucemia e per aiutare chi, come lui, si era affacciato al mondo della sofferenza legata ad aghi nel braccio, lacci, siringhe, camici bianchi, corsie d’ospedale e… l’allontanamento dalla vita di tutti i giorni, gli amici, l’amore e tutti i sogni da realizzare.
Dalla sua degenza in una camera sterile, fonda “Beat Leukemia”, un gruppo Facebook che riesce a mettere in contatto pazienti, volontari e comunità medico-scientifica. Nel 2009, Alex lancia il sito beat-leukemia (battere la leucemia) che oggi è anche una Fondazione e una onlus. Muore quelll’anno, a 26 anni, ma lasciando i testi di un libro e una eredità: la sua forza per la battaglia contro ogni forma di leucemia, trasmessa alla sua famiglia che fa camminare il suo progetto con continue iniziative benefiche indirizzate alla ricerca e al sostegno di medici specialisti e reparti oncologici in tutta Italia.
Domani, venerdì 6 giugno, torna a Napoli la “Cena Beneficenza” a sostegno della battaglia di Alex Cevenini. “Battere la Leucemia: un futuro possibile” è il tema della serata che si svolgerà a Napoli, nel Chiostro San Francesco in via Luca Giordano, 2.
L’appuntamento è atteso ogni anno da chi contribuisce alla nobile causa.
«Questo è il primo anno che investiamo i nostri fondi in una struttura napoletana – spiega la mamma di Alex, Cristina Motta – Tra marzo e aprile scorsi, insieme con il professor Pinto e il professor Pane, abbiamo realizzato il progetto di rendere le corsie dell'Istituto oncologico Pascale di Napoli del reparto dedicato ai bambini vivace e asettico». In collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Napoli, è stato decorato il reparto di ematologia con gioiosi dipinti alle pareti e ai soffitti, aggiungendo su di essi una pellicola 3M che garantisce la sterilità degli spazi. «L’opera fu presentata pubblicamente con la partecipazione del sindaco Manfredi, perché si tratta di un lavoro prezioso e che può essere vantato solo da una o due strutture in Italia» aggiunge la signora Motta.
Nel frattempo, un lungometraggio sulla vita di questo eroico ragazzo, che non è da meno al presto santo, Carlo Acutis, morto un anno prima di Alex. Le storie dei due ragazzi sono unite dallo strazio della stessa malattia (leucemia) da una pari, gigantesca personalità e dall’amore per la vita che tuttora viene trasmessa a chi impara a conoscerne quanto hanno costruito in vita e come la loro opera continua a crescere e a portare benefici all’umanità.
Il lungometraggio sulla vita di Alex Cevenini, dal titolo “Le cose che amiamo di Ale”, colleziona premi su premi: l’ultimo, a ottobre dello scorso anno, nell'ottava edizione dell'European cinematography awards, nella categoria Best Europe film e Best cinematography.
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