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dove governano i perdenti

Tra politica e cultura, intervista a Ronald Schwarzer

«In Austria il Fpö difende i nostri valori ma deve migliorare la sua classe dirigente. Kickl? È inattaccabile da accuse di corruzione. Sarà ancora il candidato Cancelliere. Non credo che Kurz rientrerà in politica».

Tra politica e cultura, intervista a Ronald Schwarzer

Ronald Schwarzer

Ronald Schwarzer è un importante animatore della vita culturale e politica austriaca. Nel Ferdinandihof, il suo palazzo di Vienna, si alternano concerti di musica classica con esecutori di grande livello e leader politici come il segretario del partito di maggioranza, il Fpö, Herbert Kickl, parlamentari europei, ed esponenti dell’associazionismo cattolico.

Schwarzer ha risposto alle domande del ROMA sulla situazione politica in Austria dopo le elezioni del 29 settembre, vinte dal Fpö con il 28,8%. Kickl, però, non è riuscito a formare un Governo con i popolari dell’Ővp, usciti sconfitti dal voto, con 20 seggi in meno. Dopo oltre un mese di consultazioni i popolari hanno virato a sinistra formando il Governo con i socialisti del Spö e i liberali del Neos.

Perché è fallita la trattativa tra Fpö e Popolari?

«I negoziati, per i popolari, erano solo una finta, una trappola per la destra. Hanno giocato su due tavoli. Avevano consultato per primi i socialisti che avevano messo come condizione per l’alleanza nuove tasse sulle eredità e sulle famiglie. Misure inaccettabili per l’Ővp, che avrebbe perso ancora altri voti. Allora i popolari hanno finto di trovare l’accordo con Kickl, riassunto in un programma di Governo di 228 pagine, ufficialmente riservato, e lo hanno fatto filtrare ai socialisti. Io ne sono in possesso. C’erano misure sulla cultura, sulla tv pubblica. È questo che volete? Hanno chiesto. E i socialisti hanno ceduto».

Così in Austria governano gli sconfitti alle elezioni

«I sondaggi adesso danno il Fpö tra il 35% e il 37%. Ad aprile, alle elezioni per il Comune di Vienna (tradizionale feudo socialista, ndr) Fpö ha guadagnato 14 seggi, i popolari ne hanno persi 12 e i socialisti 3, ma si può ancora migliorare ed arrivare al 51%. È difficile, ma non impossibile. Popolari e socialisti hanno un accordo per governare insieme due anni, forse due anni e mezzo. Appena avranno recuperato una parte dei consensi perduti, i popolari pensano di andare a nuove elezioni, pronti a tradire anche i socialisti».

Il Fpö è il partito che guida la reazione sociale e politica o piuttosto la forza che si trova a gestire questa reazione?

«Socialisti e popolari stanno stravolgendo la nostra Costituzione,che prevede la neutralità del Paese. Ora siamo alleati con la NATO nell’European Sky Shield Initiative. In realtà in Austria c’è un partito di opposizione, il Fpö, e un partito di Governo, che si presenta con le sigle dei popolari, dei socialisti, dei liberali, dei Verdi, ma è come un unico partito, orientato dalla massoneria. Certo il Fpö deve crescere ancora. Era nato nazionalista e anticlericale, e adesso difende i valori cristiani e le tradizioni. Ma deve migliorare la formazione della sua classe dirigente. Elettoralmente è il primo partito dell’Austria, ma all’Università non esiste tra gli studenti - ha raccolto alle elezioni l’1,7% - e neanche tra i docenti. È forte nelle campagne, tra gli operai, i commercianti, tra le forze dell’Ordine e nell’Esercito, ma ha pochi intellettuali, professori, giuristi».

Alle elezioni di gennaio nel Burgenland la destra è passata dal 9.6% al 23,1%. Questo vuol dire che la spinta verso destra non si è ancora esaurita ?

«Infatti. E alle Comunali di aprile a Vienna (roccaforte e motore economico dei socialisti, ndr), dove il Fpö ha ottenuto il 20,7% il risultato poteva essere ancora migliore se la campagna elettorale fosse stata meno timida e più coraggiosa».

L’ex cancelliere popolare Sebastian Kurtz qualche giorno fa è stato assolto dall’accusa di favoreggiamento della corruzione. Prevede un suo ritorno in politica ?

«Da un punto di vista materiale, per lui sarebbe un errore. Adesso in un mese Kurz guadagna quello che in politica avrebbe guadagnato in un anno. Può avere una vita più libera anche in relazione alla sue tendenze sessuali. Certo, mi riferiscono che lui non ha superato la dipendenza psichica che il potere crea, ma non sono così sicuro che tornando in politica avrebbe lo stesso seguito popolare. E poi deve affrontare ancora altri processi per corruzione. È stato assolto nel primo, ma era il più facile».

Herbert Kickl sarà ancora il candidato cancelliere del Fpö alle prossime politiche?

«È il leader più forte che il partito abbia avuto dalla sua fondazione. Ha vinto tutte le elezioni ed è inattaccabile sul piano della corruzione. Nessuno gli ha mosso una critica dall’interno. Lo conosco abbastanza bene, è un intellettuale discepolo di Hegel ed Heidegger. Ha un carattere autistico. Io l’ho invitato a parlare al FerdinandiHof, anche se sapevo che non è cattolico. Mi ha convinto un comune amico, che mi detto: vedrai: è molto cristiano. Gli ho chiesto di parlare un’ora e poi di rispondere per 20 minuti alle domande del pubblico. Kickl ha parlato 60 minuti, senza mai guardare l’orologio, dei valori del popolo austriaco, dell’idea di Europa, ha tracciato un percorso ideale molto vasto e ha concluso dicendo che solo Gesù Cristo Nostro Signore può salvarci. Ha risposto alle domande per 20 minuti, ha ringraziato ed è andato via. Certo, Kickl non è la persona con la quale uscire per divertirsi, e neanche per andare a bere qualcosa. Non beve, mangia poco, fa molto sport...».

Ma la sua professione di cristianesimo può essere considerata sincera ?

«Direi in un senso un po’ hegeliano e heideggeriano. Come è noto, le ultime parole di Heidegger sono state: "solo un Dio puo’ salvarci". In questo senso direi di sì, non in senso confessionale e cattolico. Ma lui è convinto che Cristo c’è e che è la base della nostra religione».

Il suo cenacolo al Ferdinandihof è un osservatorio privilegiato della società austriaca di oggi. Che giudizio ne dà ?

«Guardo a un quadro più grande, all’Europa, e le dico che credo che sono solo tre le aree del nostro continente che possono resistere. La prima è quella dell’ex blocco comunista dell’Est. Un capo dei servizi segreti della Romania mi ha detto una volta: "Il ’68 è stata una nostra bomba, ma non si sgancia una bomba sulla propria terra. Per questo nei Paesi dell’Est una donna è ancora una donna, e così un uomo. Gli omosessualisti provocano reazioni e il matrimonio omosessuale è una cosa fuori dall’immaginazione. Le altre due aree sono l’Italia e l’Austria. Sono partito il 27 aprile da Vienna per il pellegrinaggio del Giubileo e ho attraversato a piedi l’Italia, facendo 1.240 chilometri. Nelle trattorie il venerdì c’è ancora il menù di pesce, è il segno che l’eredità cattolica resiste. Certo, le grandi città e le stazioni sono piene di immigrati islamici, ma nelle campagne non è così. E anche in Austria nelle campagne i valori cristiani sono stati preservati, e al popolo non piace la propaganda LGBT, e l’immigrazione di massa. In Germania, il leader dell’AFD è una donna lesbica. Ma in Austria questa sarebbe una cosa fuori dal mondo. Jorg Heider (il fondatore del Fpö, ndr) era omosessuale, ma non lo ha mai rivelato in pubblico».

Quella della società austriaca è solo resistenza o una vera e propria reazione?

«Credo che le forze rivoluzionarie hanno esagerato, si sono spinte troppo oltre. In questi giorni a Vienna ci sono le manifestazioni del cosiddetto Gay Pride. Ma è la prima volta che si registrano delle proteste, La gente dice: non dobbiamo attaccarli ma neanche dobbiamo sottometterci. Sì, penso che le cose stanno cominciando a cambiare. E spero che il nuovo Papa dia un orientamento diverso alla Chiesa. Durante il cammino ho pregato insieme ad altri pellegrini per l’esito del Conclave. E i primi segnali di Papa Leone XIV, mi fanno sperare…».

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