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La riflessione
23 Giugno 2025 - 09:32
Dopo quasi 50 anni mi sono seduto di nuovo nel banco di un'aula scolastica, ho letto con attenzione tra sgomento, ansia, emozione e preoccupazione le tracce proposte dal Ministero dell'istruzione e del Merito per la prima prova scritta della mia nuova (presunta) maturità, quella afferente al tema di italiano, e dopo lunga riflessione ho scelto quella che avrei svolto. In realtà le cose non sono andate (ovviamente) proprio così. Lo confesso, seduta in quel banco di un rinomato liceo scientifico di Napoli c'era, a esser precisi, mia figlia, ma per un padre innamorato come me della sua progenie, non c'era possibilità alcuna di non sentirmi del tutto assimilato ai suoi pensieri, alle sue emozioni, e, infine, alle sue preferenze.
Onestamente non so senza la mia principessa per quale avrei optato tra gli argomenti proposti, ma a dirla tutta neanche mi interessa: la sfida, il confronto, l'alleanza erano obbligate, ed erano tutte con una ragazzina poco più che diciottenne, che insieme a molti altri compagni (vicini o lontani che fossero) si cimentava per la prima volta nella sua vita con la verifica riepilogativa di un lungo percorso di studio e di crescita personale. Il voto finale, ben lungi dal rappresentarla in ogni sua parte e/o possibilità futura, avrebbe finalmente "contato" e "pesato" sulle strade che da quel momento in poi si sarebbero aperte (o chiuse) davanti a lei. Ma senza altri indugi, sveliamo la decisione che non potevo non prendere tra quelle che mi si erano presentate davanti.
Avrei parlato come il 40.3% degli studenti italiani del "rispetto", la parola dell'anno 2024 per Treccani e per il suddetto Ministero, per quanto nascondesse più di una insidia, che era quella (appunto) di "argomentare" intorno a un testo pubblicato (in questo caso) con un editoriale su Avvenire, dal giornalista Riccardo Maccioni nel dicembre 2024. Il faro lo ripeto era la parola "rispetto", il fondamento di ogni rapporto umano, quello senza il quale nessuna relazione sarebbe possibile. Il testo del collega torinese (accluso al titolo) che la traccia proposta conteneva, era peraltro bello, pertinente e affascinante. Così alla fine dei giochi lo confesso avrei seguito anch'io lo stesso pifferaio.
Casomai voltandomi ,"recipere", da cui rispetto discende, vuol dire proprio questo, guardare di nuovo, guardare indietro a un passato non proprio secolare, quando mio padre, mio nonno e mia madre mi indicavano, con i loro esempi, strade giornaliere cariche di "rispetto", non già per ossequio o sudditanza (da dare o ricevere), ma per un senso innato di "parità" affettuosa e bonaria verso tutti, grandi e piccoli, uomini, animali e cose. Da loro, nel mio piccolo componimento scolastico, sarei partito per raccontare l'dea che ho di "rispetto" e a loro sarei giunto per ricordarmi (e ricordare a mia figlia, come un fiore lasciato sullo scrittoio) di non farne mai a meno. Più innamorati di così tanto del passato quanto del futuro non si può essere!
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