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La riflessione

Leone XIV e l’operazione Sepe: un segnale al mondo

Il compito che lo attende in Ucraina è delicato e immenso

Leone XIV e l’operazione Sepe: un segnale al mondo

Con una mossa a sorpresa, Leone XIV – ovvero l’ex vescovo di Lima, uomo di grande esperienza e profonda conoscenza delle realtà sudamericane – ha nominato Crescenzio Sepe rappresentante della Santa Madre Chiesa in Ucraina. Un gesto dal forte valore simbolico, ma anche di grande portata politica, sia intra Ecclesiam che erga omnes. Il nuovo Papa, attraverso questa scelta, sembra voler prendere nettamente le distanze da quella cordata che si stava consolidando nel crepuscolo del pontificato di Francesco. Una cordata composta da figure considerate eredi – in parte consapevoli, in parte no – di quella “cordata di San Gallo” che contribuì a mettere all’angolo l’indimenticabile Benedetto XVI.

Nessuno si sarebbe aspettato un Prevost così deciso. Bergogliano doc, certo, ma capace – come un novello Thomas More – di scegliere Dio piuttosto che lasciarsi tentare dalle trame del potere, anche se a lui favorevoli. La scelta di Sepe – figura nota, apprezzata e stimata da tutte le nunziature apostoliche del Sudamerica – rappresenta l’estremo tentativo di riportare Cristo al centro, di cacciare i mercanti dal Tempio, e di frenare quella deriva relativistica che ha segnato alcune fasi del pontificato bergogliano. Napoli, non come luogo di decadenza, ma come punto di ripartenza. Non un de profundis per il Cardinale di Carinaro, ma una primavera, seppur ad agosto: come a Danzica, una stagione di lotta e rinascita, per la città di San Gennaro e per tutta la Chiesa di Roma.

Il compito che attende Sepe in Ucraina è delicato e immenso. Dovrà portare il messaggio di Cristo tra le macerie e i drammi del conflitto, tra vittime e carnefici, tra potenze globali e interessi economici, tra banche e fondi come BlackRock – già impegnati nell’acquisizione di terreni da sminare per la futura ricostruzione. Sepe è, in senso alto e positivo, un “banchiere di Dio”: uomo capace, concreto, e ben conosciuto da Prevost, che fu da lui più volte aiutato durante il suo ministero in Perù. Se c’è qualcuno in grado di far rispettare la figura del Papa e ciò che rappresenta, è proprio lui: abile, autorevole e soprattutto docile allo Spirito Santo. A Maronn’ lo accompagnerà, e anche San Gennaro. E, come sempre accade quando il fine è il bene della Chiesa, lo Spirito Santo – ancora una volta – ha scelto bene.

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