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l'offesa al Garigliano

"Tappo" alla foce, diportisti intrappolati

Gruppi Ricerca Ecologica: «Intervenga subito il Prefetto»

"Tappo" alla foce, diportisti intrappolati

Tappo alla foce del fiume Garigliano "insabbiata" e non dragata

SESSA AURUNCA. Ormeggiare un’imbarcazione in acque dolci è una fortuna per pochi. Se lo può consentire chi vive nei pressi di un fiume e il Garigliano offre ai diportisti questo raro vantaggio. Salvo il clamoroso imprevisto di ritrovarsi intrappolati in piena estate dentro il letto fluviale a causa di un tappo” di sedimenti che sta beffando i “fortunati” (ma anche i pescatori), perché alla foce, ora, anziché navigare si passeggia.

E allora, che si fa? Da tempo immemore, al cospetto di un problema ci si attrezza per risolverlo. Sarebbe un compito tanto semplice: il dragaggio viene eseguito regolarmente sui fondali che tendono a diminuire il pescaggio, bloccando la navigazione di piccoli e grandi imbarcazioni. Invece, sul Garigliano “l’insabbiamento” non è solo condizione della foce del fiume, ma anche delle istituzioni che non riescono a trovare la via d’uscita (burocratica) per consentire ai diportisti di ritornare in mare.

IL DANNO

Ormeggiatori e cantieri nautici sono rimasti basiti dall’ultimo stop che il “Parco Regionale dell’Area Vulcanica Roccamonfina e Foce del Garigliano” ha decretato la mattina del giorno 9 agosto. Era tutto organizzato al “CNT -Costruzioni Nautiche Tradizionali”, dove doveva essere varato un natante di 10 metri, con allestimento commerciale, destinato alla Sardegna. Era stato appena ultimato nel cantiere che opera sulla sponda campana del fiume, ma...

Festa rinviata. O meglio, organizzazione del battesimo in mare completamente stravolta, con delusione del proprietario dell’imbarcazione e aggravio di spese per il commissionario. Lo scafo è rimasto fermo nel capannone ad attendere un trasportatore a cui affidare il viaggio verso il mare che avverrà via terra (con emissioni CO2 moltiplicate) per raggiungere Formia. Capolavoro delle nostre istituzioni e amarezza, delusione e rabbia per gli imprenditori che operano su entrambe le sponde del Garigliano, un fiume che segna il confine tra le Campania (lato del Comune di Sessa Aurunca, provincia di Caserta) e Lazio (Comune di Minturno, provincia di Latina). Le due città si guardano e muovono in modo diverso i propri passi.

L’AMBIENTE

Basta farsi un giro dalle parti della foce del Garigliano, un patrimonio della natura che la cecità (leggi incapacità e fiacchezza) degli amministratori locali non prevede minimamente di valorizzare. Un cartello sul lato Campania avvisa: È vietato abbandonare rifiuti di qualsiasi genere”… le norme elencate con tanto di minacce: “i trasgressori  saranno multati a norma di leggeè il deterrente per garantire la “salvaguardia dell’habitat. Il piccolo totem degli “avvisi di intervento” da parte delle istituzioni è quasi interamente mascherato dalla vegetazione che cresce selvaggia: c’è da sganasciarsi dalle risate. Però la faccenda è maledettamente seria. 

LA ZANZARA WEST NILE

Il fiume “tappato” alla foce rende le acque stagnanti. Le zanzare proliferano in questo luogo dove l’acqua scorre liberamente ma che l’assenza dell’intervento tecnico di un semplice dragaggio sta trasformando in area lagunare. Proprio nella zona ad alto rischio tra il Casertano e il Pontino, dove sono stati registrati il maggior numero di casi di West Nile, con i morti provocati da questo virus trasmesso dalle zanzare.

Un problema sanitario che nessuno si pone.

 L’ECONOMIA DISTRUTTA

Gli operatori nautici in ginocchio non sanno a quale santo rivolgersi. Il dragaggio era pronto. Il Comune di Minturno, che su tutta l’area è manifestamente molto più attivo e attento alla cura e alla valorizzazione almeno delle tracce storiche e archeologiche, è stato bloccato a poche ore dall’entrata in azione per dragare la foce del Garigliano. Mancava la firma a una autorizzazione: la Valutazione obbligatoria dell’impatto ambientale. I macchinari hanno avuto l’alt e con loro anche il varo della CNT è andato a monte. Gli ormeggiatori e i loro clienti avevano sperato: “Ferragosto lo abbiamo salvato”. Invece, niente. Restano tutti "ristretti" nel piccolo e breve tratto di fiume che li separa dal mare. Quella foce è diventata un insormontabile ostacolo.

La profondità è ridotta ad appena 30 cm di acqua, solo le moto d’acqua scorrazzano sul fiume. Mentre qualche pescatore, costretto per vivere a uscire ad ogni costo da questa ostruzione sabbiosa, si attrezza ad affrontare maggior fatica quotidiana, trainando persino a braccia la propria barchetta. «Dobbiamo trascinarla sulla sabbia che impedisce l’ingresso in mare» racconta un locale, che possiede una "6 metri". «Vivo sul lato casertano racconta – 20 anni fa Bassolino fondò il Parco con opere che non hanno mai funzionato: piste ciclabili e illuminazioni ormai inesistenti. Diciamo che abbiamo assistito a come fare in modo che qui nessuno venga a visitare o vivere il fiume». In questo lato campano esisteva anche una banchina nautica con un’azienda che vantava una ventina di dipendenti. Ovviamente è stata fatta chiudere. «Volevo sottolineare che il Comune di Minturno, in Lazio, tenta di fare qualcosa ma è sempre da questa parte, Caserta, che si oppone, con la scusa del Parco – conclude con amarezza – è come se esistesse una volontà precisa e netta di far morire questa parte del fiume, sia il suo ambiente sia l’economia che vorrebbe svilupparsi».

LE RESPONSABILITA’ DELLA CAMPANIA

Le acque del fiume Garigliano sono della Provincia di Caserta. Il Comune di Minturno, si osserva da ogni parte, fa del suo meglio (poco rispetto a quanto meriterebbe questa meravigliosa oasi naturale) il Comune di Sessa Aurunca – per il lato su cui ha competenza - ha in passato assicurato che avrebbe nel cassetto un progetto… ma la sponda campana che le compete è un susseguirsi di rifiuti, degrado, ristoranti chiusi e diroccati, desolazione e abbandono. Spettacolo indecoroso, che farebbe rabbrividire le città europee che dei propri fiumi hanno fatto luoghi attrezzati per passeggiate e attrazioni turistiche, rendendoli luoghi meravigliosi, fioriti, da godersi sia terra sia in navigazione.

Dove sono la fantasia, l'orgoglio e la creatività dei meridionali?

L'AMBIENTALISTA: INTERVENGA IL PREFETTO

Vincenzo Stabile, vicepresidente nazionale dei GRE (Gruppi di ricerca ecologica) parla di un "paradosso burocratico" e, con una lucida dichiarazione va subito al punto: «C'è un sindaco che pretende di fare un intervento necessario come il dragaggio, omettendo documenti fondamentali - afferma - Il presidente del Parco Naturale, Adolfo De Petra, che ha paura degli ambientalisti e, pertanto, stoppa il corretto deflusso di un fiume. A questo punto, intervenga senza indugio il Prefetto».

LE REAZIONI POLITICHE

«È inaccettabile che la stagione estiva venga compromessa da un immobilismo burocratico che penalizza lavoro e sviluppo - dice il consigliere regionale di Forza Italia Franco Casconeil blocco del dragaggio sta mettendo in ginocchio gli operatori della nautica e le attività economiche di un’ area strategica per il litorale domizio e l’ intera Campania».

Cascone chiede che le “istituzioni competenti” si assumano la responsabilità di “sbloccare subito le procedure” e chiede la convocazione di un tavolo urgente con la Regione Campania e gli operatori «per una soluzione immediata».

«Le tutele ambientali vanno rispettate – ha detto all’AGI il senatore Francesco Silvestro, vicecoordinatore regionale di Forza Italiama non possono diventare un alibi per bloccare in eterno interventi urgenti e compatibili. Servono procedure rapide – aggiunge Silvestro – che concilino la salvaguardia del fiume con il diritto di lavorare di chi vive di turismo e di mare».

 

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