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Rogo sul Vesuvio
13 Agosto 2025 - 15:04
Centinaia di ettari di bosco e di vegetazione del Vesuvio continuano a bruciare da venerdì 8 agosto, anche se le unità anti-incendio sembrano aver finalmente preso il controllo della situazione. Ma il nuovo rogo di vaste proporzioni, che segue quello del 2017, è un “disastro annunciato” secondo i GRE (Gruppi di Ricerca Ecologica), che hanno diffuso un articolato documento su cause e responsabilità dell’accaduto dopo aver effettuato sopralluoghi sul teatro dell'incendio.
Per il vicepresidente nazionale dei GRE, Vincenzo Stabile, già comandante regionale del Corpo Forestale dello Stato, «questa tragedia non solo si aggiunge a quella del 2017, ma ad essa è direttamente collegata. Infatti, nonostante le ripetute richieste di intervento, le segnalazioni di rischio e le denunce, le autorità competenti sembrano aver continuato a sottovalutare il problema, lasciando il Vesuvio in balia di un pericolo che si poteva e si doveva prevenire».
«È inaccettabile –prosegue Stabile - che, a distanza di anni, si continui a ignorare il rischio e a lasciare il patrimonio naturale in balia di incendi che potrebbero essere evitati con una gestione più responsabile e lungimirante. La mancanza di interventi efficaci, di piani di emergenza aggiornati e di controlli adeguati dimostra un totale disinteresse verso la tutela del Vesuvio. Inoltre andrebbe previsto, almeno per i Parchi Nazionali, l’obbligo di un DOS (direttore delle operazioni spegnimento, ndr) proveniente dai Carabinieri Forestali mentre in questo caso sembrerebbe addirittura che la gestione delle operazioni di spegnimento sia stata affidata dalla Regione Campania a soggetti senza adeguata esperienza in materia agronomica forestale e della propagazione degli incendi in aree boschive su suoli vulcanici».
Il vicepresidente del GRE ripercorre le mancate occasioni di prevenzione. «Con lo sbandierato progetto "Grande Vesuvio", lanciato dall’allora ministro Sergio Costa dopo il grave incendio del 2017, si sarebbe dovuto mettere in atto un piano strategico e integrato per la gestione del rischio incendi, migliorando le misure di prevenzione, sorveglianza e intervento rapido. In particolare, il progetto prevedeva l'installazione di sistemi di monitoraggio avanzati, come telecamere e sensori, per individuare tempestivamente eventuali incendi, oltre a potenziare le squadre di intervento e le attività di pulizia e gestione del territorio».
«Gli ingenti fondi di quel progetto sono arrivati- afferma Stabile - ma gli interventi restano invisibili. Così come le altre misure di lotta attiva nell'antincendio boschivo, che in base alla legge 353/2000 compete in via esclusiva alla Regione: bruciature controllate (per eliminare il combustibile vegetale in eccesso, riducendo così il rischio di incendi di vaste proporzioni), pulizia e manutenzione del territorio (rimozione di ceppi, rami secchi, foglie e altri materiali facilmente infiammabili, attraverso interventi di pulizia e gestione del sottobosco), creazione di fasce tagliafuoco (che fungono da barriere naturali per bloccare la propagazione del fuoco), rafforzamento delle infrastrutture (creando accessi agevoli per i mezzi di emergenza e punti di approvvigionamento idrico strategici per facilitare gli interventi di spegnimento). È legittimo chiedere che direzione abbiano preso le risorse», conclude il dirigente dei GRE.
Per l’ingegner Michelangelo Esposito Mocerino, Delegato speciale dei GRE per Ecomafie, Agromafie e bonifica dei siti inquinati, «Il fatto che il Parco del Vesuvio sia stato più volte colpito da vari incendi, e stia tuttora bruciando, dimostra chiaramente che la gestione attuale è fallimentare. Chiediamo subito un incontro urgente con il sottosegretario Barbaro – aggiunge Mocerino- che è delegato del Governo per le aree protette, dove chiediamo una commissione d’indagine con ampi poteri, affinché si possa far luce su questo incendio ed anche quello di sette anni fa».
L’ architetto Michelina Caiazzo, Responsabile del GRE Campania, conclude: «chiediamo con fermezza che la Regione Campania si assuma la propria responsabilità e si impegni concretamente per cambiare rotta. È necessario mettere in atto tutte le misure di prevenzione possibili: potenziamento dei sistemi di sorveglianza, installazione di telecamere di controllo, campagne di sensibilizzazione rivolte alle comunità locali e ai visitatori, e un piano di intervento rapido ed efficace in caso di emergenza».
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