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Il lutto
20 Agosto 2025 - 15:42
Un lunghissimo applauso ha accolto all'uscita dalla chiesa il feretro di Pippo Baudo, al termine dei funerali a Militello in Val di Catania. La figlia Tiziana ha accompagnato la salma in lacrime. Le migliaia di persone assiepate dietro alle transenne in piazza di Santa Maria della Stella hanno accolto la bara al grido di “Pippo, Pippo”.
Il feretro, dopo i funerali, ha lasciato la piazza per raggiungere il cimitero comunale, dove il presentatore verrà tumulato nella cappella di famiglia. Il corteo funebre è stato accompagnato per un lungo tratto da un lungo applauso lungo le vie di Militello.
A presiedere la funzione religiosa è stato il vescovo di Caltagirone, mons. Calogero Peri, insieme a sedici sacerdoti concelebranti. "Il senso della giustizia è stato forte e sempre impresso nell'animo di Pippo. Soprattutto nel coraggio manifestato in più circostanze contro la mafia, un male da estirpare secondo lui, ricercando sempre e comunque la legalità", ha detto don Giulio Albanese, padre spirituale di Baudo, nella sua omelia, citando il testo delle Beatitudini: 'Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati'.
Ricordando il loro ultimo incontro per l'assoluzione e l'estrema unzione, don Albanese ha rivelato: "Nel momento in cui gli ho chiesto se potessi comunicargli il corpo di Cristo, lui mi ha guardato ed ha pianto. Mi ha ripetuto per ben tre volte 'grazie, grazie, grazie'".
Pippo Baudo ha lasciato una testimonianza di "umanità, generosità e passione", ha "conosciuto il favore del pubblico e la gioia di entrare, con garbo e competenza, nelle case di milioni di italiani. Ma al di là dei programmi e degli applausi, ciò che resta è la sua capacità di comunicare vicinanza, di dare spazio a tanti artisti e di custodire rapporti sinceri - ha sottolineato il sacerdote nell'omelia - Molti lo ricordano come uomo generoso, discreto, pronto ad aiutare senza clamore. Nel nascondimento spesso".
"Non sono beati i potenti o i ricchi, ma i poveri in spirito, i miti, i misericordiosi, i puri di cuore (cfr. Mt 5). A questo proposito - ha aggiunto don Albanese - ricordiamo che la povertà di cui si parla in questo manifesto del Cristianesimo non è la mistica della miseria, ma l'affermazione della condivisione. E non v'è dubbio che questo è stato un tratto caratteristico della vita di Pippo".
"Poco prima di morire, mi ha confidato che il successo (e lui, come sapete, ne ha avuto tanto) non basta a riempire il cuore... Il successo non basta a rendere felici! Questa è una parola di verità che risuona in sintonia con il Vangelo", ha sottolineato ancora don Albanese.
Il padre spirituale di Baudo si è soffermato anche sulla "speranza, che non può essere intesa come banale sentimento, ma innanzitutto e soprattutto come virtù! Pippo - ha detto don Albanese - questa convinzione, nei mesi di clausura al Campus Biomedico, prima del decesso, l'aveva chiara e credo sia il conforto più rilevante per coloro che si sono dimostrati negli anni come i suoi cari amici", ha sottolineato, prima di ricordare i suoi familiari (in primis, la figlia Tiziana e il figlio Alessandro, ma anche "la sua assistente Dina che in questi mesi, anni di malattia è stata il suo vero angelo custode"). Poi, nel ricordare "i tanti amici, concittadini di Militello, colleghi, artisti e persone del mondo dello spettacolo che oggi ne piangono la scomparsa", ha aggiunto: "Possano custodire non solo il ricordo dei successi, ma soprattutto la testimonianza di umanità, generosità e passione che Pippo ha lasciato in loro".
Quasi sussurrate le parole di Dina Minna, la storica segretaria di Pippo Baudo, che ha accompagnato il feretro da Roma fino a Militello, e oggi è rimasta accanto al feretro fino alla chiusura della camera ardente: "Ho perso un padre... Abbiamo lavorato insieme per più di 35 anni, quasi 36. Ancora non mi rendo conto che non ci sia più...".
Il sindaco di Militello ha voluto salutare il grande conduttore tv, prendendo la parola durante il funerale, dopo l'omelia. Pippo Baudo "è stato l'Enrico Mattei della Rai", ha detto Giovanni Burtone.
Baudo, ha sottolineato il sindaco, "ha saputo contribuire, ha cercato di far passare il pensiero di un Mezzogiorno che non si deve mai rassegnare. Che deve lottare, che deve aiutare le forze dell'ordine, contro la mafia, per lo sviluppo. Pippo era un siciliano, un uomo del Sud senza cappello in mano, ma consapevole del protagonismo che avrebbe dovuto avere la nostra terra. Era un uomo che aveva la schiena dritta, la testa alta. E noi lo abbiamo considerato un nostro familiare", ha aggiunto.
Burtone ha anche rivelato che lo scorso 7 gennaio il presidente Mattarella lo avrebbe voluto in prima fila, "per salutarlo per primo", nella sua visita a Militello per l'inaugurazione dell’Istituto Omnicomprensivo 'Pietro Carrera'. "lo avevamo concordato con il presidente perché Pippo rappresenta Militello, ma Pippo rappresenta il paese, rappresenta l'Italia migliore. Ecco perché quel giorno l'abbiamo aspettato. Ma una grave sindrome influenzale non ha permesso a lui di essere qui, nella sua città".
Il sindaco ha raccontato anche l'ultima telefonata avuta con Baudo, "il 22 di aprile di quest'anno, due giorni dopo il riconoscimento di Militello Borgo dei Borghi". "L'ho chiamato, era in macchina. Ho detto Pippo sei contento? E ho sentito che lui rideva. Gli ho detto che la presentatrice aveva annunciato che aveva vinto Militello in Val di Catania, un borgo siciliano e il paese di Pippo Baudo. Quando gli ho detto che in questi primi 25 anni del terzo millennio abbiamo raggiunto con Militello risultati importanti, lui mi ha dato quasi un testamento. Ha detto: continuate, continuate ad impegnarvi. Cerchiamo di dare il massimo per Militello".
"La prima volta che ho sentito parlare di Pippo Baudo avevo nove anni e abitavo in Sicilia - il ricordo del presidente del Senato, Ignazio La Russa, arrivando al Santuario - Mio cugino Mario, che organizzava la festa della Matricola a Paternò, parlando con mio fratello Vincenzo, disse 'Dobbiamo invitare a presentare uno spettacolo quel Pippo Baudo, te lo ricordi, è un presentatore che farà strada'. Io avevo nove anni poi il suo nome lo hanno imparato tutti gli italiani".
"Credo che oggi ricordiamo la persona. Fino a poco fa abbiamo ricordato il grande artista, quello che è stato definito giustamente il gigante dello spettacolo, della cultura perché per me è stato un grande uomo di cultura”, ha detto il sottosegretario alla Cultura, Gianmarco Mazzi, arrivando in chiesa.
“Oggi siamo qui, in mezzo alla sua gente, nel suo paese che lui amava tanto, era molto legato ai suoi genitori, voleva molto bene alla sua comunità. Siamo qui per ricordare, stringerci intorno alla sua famiglia e a lui come persona, perché poi alla fine a volte il personaggio schiaccia la persona e noi oggi siamo qua per Pippo, non per Pippo Baudo. Io credo che qui c'è la sua gente: lui per questa comunità ha fatto tantissimo, ha portato il nome di Militello nel mondo. Oggi ho fatto il viaggio assieme ad Al Bano e tutti noi conosciamo Militello in Val di Catania".
"Io sono stato qui nel 1974, Pippo voleva che io venissi a cantare nel suo paese. La mia risposta ovviamente fu strapositiva. E tornare oggi è una tripla emozione, perché ripercorro tutto quello che abbiamo fatto insieme. Tante cose...", le parole di Al Bano tra le lacrime. Presenti alle esequie di Pippo Baudo, tra gli altri, Gigi D'Alessio e Michele Guardì.
La temperatura sfiorava i 35 gradi e in molti all'esterno hanno cercato riparo all'ombra. Un carabiniere in alta uniforme in servizio al Santuario ha avuto un malore per il caldo ed è svenuto. Il carabiniere è stato portato via in ambulanza.
“Le ultime settimane sono state per Pippo Baudo di grande sofferenza. Era sotto morfina, però lucido. E, comunque, per lui è stato un tempo, sono parole sue, di purificazione, di liberazione", ha detto all'uscita della camera ardente don Albanese, che gli è stato accanto negli ultimi mesi.
"Se Pippo Baudo ha detto tutto quello che voleva dire ai suoi figli? Quello che posso dirvi è che mi ha detto solo di ricordare i suoi figli e che gli ha voluto bene. Devo dire che lo ha ripetuto costantemente. Mi diceva: 'Forse a volte non ci sono riuscito, ho fatto fatica a essere esplicito, ma ho sempre voluto bene ai miei figli'", le parole di don Giulio parlando con i giornalisti.
"La ragione fondamentale per cui Pippo Baudo è ritornato a Militello è perché qui, a Militello, ci sono le sue radici e lui esprimeva un debito di riconoscimento nei confronti di questa città, che non solo gli ha dato i natali ma, dal punto di vista valoriale, lo ha forgiato e formato", ha detto il padre spirituale di Pippo Baudo.
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